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“Alcuni estratti dal nuovo libro di Leao, Smile:"Sorrido perché Dio mi ha dato un dono incredibile e fino a questo momento il lavoro che ho fatto – perché ho fatto tantissimo lavoro – è stato ripagato da questo successo"
"Nella mia carriera al Milan ho avuto due allenatori, o forse solo uno. Tra me e mister Giampaolo non c’era praticamente alcun tipo di rapporto, ero da poco a Milano e per un calciatore come me, a diciannove anni, ambientarsi era la prima sfida da affrontare. Inizialmente cercavo nello spogliatoio un lessico famigliare, così mi ha aiutato un po’ André Silva, l’unico portoghese che c’era in squadra, ma dopo un mese è stato ceduto quindi ho iniziato a legare con altri nuovi calciatori come Ismael Bennacer“
“Fin da subito avevo degli obiettivi, ma non è stato facile. Il mister non aveva capito come inserirmi in campo, e con lui avevo un rapporto freddo; saluti formali ad allenamento e nient’altro. Giocavamo male, io poco, e dopo qualche partita il mister è stato esonerato. Solo sette giornate ed è cambiato tutto di nuovo. Nuovo allenatore, nuovi metodi: dovevo provare a trovare spazio e un modo di comunicare con mister Pioli”
“All’inizio con Pioli non eravamo in sintonia, ricordo una sua conferenza stampa che mi aveva infastidito, in cui aveva detto cose che secondo me non doveva dire, di cui doveva discutere prima davanti alla squadra. C’è voluto tempo prima che capissimo come relazionarci, lui intanto ha avuto la bravura di trovare il miglior modo per far giocare me e la squadra. Mi ha messo nelle condizioni di poter fare la differenza e così ci siamo avvicinati. Sono uno dei calciatori che è stato più tempo nel suo ufficio ma anche quello che ha giocato più minuti in ognuna delle ultime stagioni”
"Ibra è stato quel compagno di squadra che in campo cercava di farmi vedere che potevo sempre fare di più. Zlatan è instancabile, non voleva assolutamente che mollassi, dovevo continuare a fare quello che già stavo facendo, e in ogni momento mi dava l’esempio. Questa mentalità mi ha spinto oltre, mi ha dato la forza per continuare lungo una strada che avevo da poco intrapreso e che stava iniziando a portare i suoi frutti”
“Zlatan mi ha fatto vedere come essere un professionista e come affrontare la partita. La lezione più importante che mi ha insegnato è farmi vedere come bisogna sentirsi a essere un calciatore del Milan. Ho capito in quel periodo che non dovevo dare per scontata la grandezza del Milan e la storia incredibile che circonda gli ambienti che vivo tutti i giorni. Che tu sia un giocatore di talento o no, devi dare il massimo. Questa era ed è la Ibra Mentality“
Altre news di giornata
—) Loftus: arabi pronti all'offerta. Le cifre.
—) Trevisani:"Pioli, cambiare mezza squadra non va bene".
—) Milan: SOS difesa. Theo al centro? Più gol subiti di Juve e Inter.
—) Milan: Guler alla Diaz in estate?
—) Agente T.Motta:"Con Ibra c'è amicizia, difficile dire no ad una grande squadra"
—) Loftus:”Voglio rendere orgoglioso il Milan. Pioli…”
—) Di Gregorio: Milan, Juve e Roma per l'estate.
—) Reijnders: c'è lo United. La richiesta del Milan.
—) Ordine:"Pioli, spogliatoio in mano. Ma per il futuro...".
—) Okafor, Chuku, Adli: che flop. Addio in estate? Jovic e co...
—) Ibra: carica al Milan senza difesa. Aiuto a Pioli nella bufera.
—) Milan: il turnover non funziona mai. E la difesa...
—) Scaroni assunto anche in Redbird. Ecco il ruolo.
—) Milan: chi arriva e chi parte. Zirkzee, Sesko e addio a un big?
—) Pioli: l'EL unica via per restare. Conte, Motta... Cardinale si interroga.
"Nella mia carriera al Milan ho avuto due allenatori, o forse solo uno. Tra me e mister Giampaolo non c’era praticamente alcun tipo di rapporto, ero da poco a Milano e per un calciatore come me, a diciannove anni, ambientarsi era la prima sfida da affrontare. Inizialmente cercavo nello spogliatoio un lessico famigliare, così mi ha aiutato un po’ André Silva, l’unico portoghese che c’era in squadra, ma dopo un mese è stato ceduto quindi ho iniziato a legare con altri nuovi calciatori come Ismael Bennacer“
“Fin da subito avevo degli obiettivi, ma non è stato facile. Il mister non aveva capito come inserirmi in campo, e con lui avevo un rapporto freddo; saluti formali ad allenamento e nient’altro. Giocavamo male, io poco, e dopo qualche partita il mister è stato esonerato. Solo sette giornate ed è cambiato tutto di nuovo. Nuovo allenatore, nuovi metodi: dovevo provare a trovare spazio e un modo di comunicare con mister Pioli”
“All’inizio con Pioli non eravamo in sintonia, ricordo una sua conferenza stampa che mi aveva infastidito, in cui aveva detto cose che secondo me non doveva dire, di cui doveva discutere prima davanti alla squadra. C’è voluto tempo prima che capissimo come relazionarci, lui intanto ha avuto la bravura di trovare il miglior modo per far giocare me e la squadra. Mi ha messo nelle condizioni di poter fare la differenza e così ci siamo avvicinati. Sono uno dei calciatori che è stato più tempo nel suo ufficio ma anche quello che ha giocato più minuti in ognuna delle ultime stagioni”
"Ibra è stato quel compagno di squadra che in campo cercava di farmi vedere che potevo sempre fare di più. Zlatan è instancabile, non voleva assolutamente che mollassi, dovevo continuare a fare quello che già stavo facendo, e in ogni momento mi dava l’esempio. Questa mentalità mi ha spinto oltre, mi ha dato la forza per continuare lungo una strada che avevo da poco intrapreso e che stava iniziando a portare i suoi frutti”
“Zlatan mi ha fatto vedere come essere un professionista e come affrontare la partita. La lezione più importante che mi ha insegnato è farmi vedere come bisogna sentirsi a essere un calciatore del Milan. Ho capito in quel periodo che non dovevo dare per scontata la grandezza del Milan e la storia incredibile che circonda gli ambienti che vivo tutti i giorni. Che tu sia un giocatore di talento o no, devi dare il massimo. Questa era ed è la Ibra Mentality“
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