Perdonami, ma tu usi lo stesso artificio dialettico che utilizzano i media che critichi, solo dalla parte opposta.
Nessuno chiede a Cardinale un mercato da 300 milioni. Ti sfido a trovarmi un post in cui qualcuno dice “o Cardinale spende 300 milioni o se ne deve andare”.
A Cardinale si chiedono solo due cose:
1)che le risorse a disposizione vengano spese avendo come priorità le esigenze della parte sportiva. Perché non basta accontentarsi che si spendano le risorse a disposizione. Bisogna vedere come. I soldi possono essere spesi in mille modi: per fare speculazione, per fare investimenti eccetera. Io come tifoso, ma penso anche tanti altri, voglio che vengano spesi per investimenti che abbiano come stella polare le esigenze tecniche imposte dal campo. E qui si arriva alla seconda richiesta.
2)si chiede una proprietà che agisca con una mentalità imprenditoriale, non speculativa. Questo implica investimenti, sempre sulla parte sportiva. Investire significa mettere soldi che si possono anche perdere. Ovviamente sta alla bravura di chi programma la parte finanziaria valutare il rischio, prevedere coperture in caso di perdita dell’investimento e via dicendo. Il rischio zero, sul quale si basa la filosofia della nostra proprietà, non esiste nel mondo dell’imprenditoria. E infatti i nostri non sono imprenditori…
Ah, ovviamente, gli investimenti contemplano la possibilità di fare debiti e andare in perdita. Se io apro un’attività commerciale, a meno che non sia già ricco di mio, dovrò chiedere dei finanziamenti e per i primi anni probabilmente avrò delle perdite ma, se avrò fatto bene i miei conti e saprò gestire bene la mia attività, mi ritroverò tra le mani un’attività remunerativa che coprirà ampiamente i costi e mi garantirà un ritorno economico.
Questo, ritornando al Milan, significa che se è necessario prendere un giocatore, si deve contemplare anche un rosso di bilancio, nei limiti delle regole previste. Con il principio “spendo solo quello che sicuramente incasso” saremmo ancora nelle caverne.
Queste due richieste non sono nulla di folle. È semplicemente quello che fanno tutti.