Ancora Mirabelli alla Rai:"I tifosi del Milan devono stare tranquilli. Non cederemo aia ricatti. Non abbiamo bisogno di venderlo. Se ci dirà di voler andare via, lo farà alle nostre condizioni. La lettera arrivata al Milan? Quando ho sentito questa cosa mi è venuto da ridere. Qui ci sono delle leggi, e magai qualcuno non le conosce perchè non è cittadino italiano. Poi se quel qualcuno si sente defraudato, esistono i tribunali. Io mi sono fatto una risata. Donnarumma è stato felicissimo di rinnovare. E' un teatrino che qualcuno ha voluto creare ad arte. Noi sappiamo dove sta il male. Cercheremo di risolverlo. Il Milan e i suoi calciatori vanno rispettati. Se qualcuno vuole danneggiarci, noi ci tuteleremo nelle sedi opportune".
Non conosciamo la situazione contrattuale tra il giocatore e Raiola, ma, se dovessimo giudicare dai fatti, un contratto firmato dal ragazzo nonostante la contrarietà del suo agente, si direbbe che quest'ultimo sia ormai alla porta di casa Donnarumma, pronto ad uscire, e che questo sia l'ultimo colpo di coda di don Mino per liberare il portiere da un contratto che non gradisce, e per recuperare influenza su un giocatore frastornato e confuso. Le postulazioni in diritto di Raiola sono degne di un avanspettacolo, ma stanno cogliendo l'obiettivo di minare la coesione tra tifoseria e giocatore, ma apparentemente non quella, fondamentale per i suoi interessi, tra giocatore e società. Raiola ha fatto una mossa forte, bisognerà vedere quanto efficace. Non ci sono evidenze di un gioco di ruolo tra Donnarumma e Raiola, quanto lo sviluppo di un rapporto complesso e non decifrabile tra i due, a cui il Milan, forte del contratto di questa estate, non è interessato. Il segnale è arrivato, ed è un segnale che il Milan vuole lanciare a colui che, per almeno un paio d'anni di contratto, è l'unico interlocutore credibile, Donnarumma. A lui scegliere: confermare il proprio desiderio di rimanere, ed allora liberarsi della presenza di un uomo che la soddisfazione di questo desiderio impedirà con ogni mezzo, oppure decidere di andare via, attribuendo al club di decidere quando, e soprattutto a quanto.
