Milan a Sesto, ci siamo. L'Inter si defila.

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Tuttosport in edicola, riprende l'esclusiva di ieri del CorSera (riproponiamo di seguito NDR) sullo stadio del Milan a Sesto con tanto di disegno del nuovo impianto. Sempre secondo TS, il Milan fa sul serio. E ci siamo. Il terreno privato consentirebbe di ridurre i tempi. Un impianto tutto di proprietà del Milan potrebbe essere un valore aggiunto sia dal punto di vista dei ricavi sia per far salire la quotazione complessiva del Milan. Avere una casa propria, inoltre, consentirebbe ai rossoneri di poter godere di una serie di benefit dovuti alla fruibilità sette giorni su sette dei vari servizi che verrebbero aperti nello stadio stesso come bar, ristoranti, ma anche l’aspetto del turismo calcistico, con tour guidati come avviene. L'Inter si defila. Il club nerazzurro non cambia idea: vuole restare a San Siro.

News precedenti

CorSera: Manca ancora una decisione definitiva, ma a questo punto appare chiaro che l’ipotesi Sesto non è solo un bluff messo sul tavolo per sbloccare il Piano A, ossia quello che prevede la realizzazione del nuovo impianto a San Siro. Così come appare evidente che il fondo Redbird, proprietario del Milan e Hines, il gruppo di sviluppo immobiliare che controlla l’area di MilanoSesto, entrambe americane, si parlano. Emergono dei nuovi particolari. A partire dall’area dove potrebbe essere posizionato lo stadio: vicino all’edificio storico che fino agli anni ’70 ospitava l’altoforno Tagliaferri che produceva ghisa. Siamo nel cosiddetto T5 del comparto Concordia. L’edificio verrà mantenuto nella sua quasi interezza e servirà da porta d’ingresso dello stadio che ha una forma ovale molto lontana dalla suggestione della Cattedrale firmata da Populous. «All’inizio — dice il sindaco Roberto Di Stefano — il presidente Scaroni aveva portato avanti l’idea di realizzare il progetto di Populous, ma considerato che Norman Foster ha progettato tutte le aree Falck e conosce alla perfezione l’archeologia industriale del sito si è ritenuto che dialogare e far progettare l’area dello stadio a chi ha già disegnato un milione e 250mila metri quadrati, ha un senso. Una mano diversa si sarebbe vista».

L'idea, è quella di realizzare un impianto moderno da 60-70mila posti, sostenibile e, soprattutto, rivolto alle famiglie con servizi attivi 7 giorni su 7. E con la possibilità di utilizzare quello che resta dell’altoforno per sviluppare la parte commerciale e museale del progetto. Il nuovo stadio dovrà integrarsi con il sistema del verde del parco Concordia. «Quello che abbiamo chiesto, dice Di Stefano, è mantenere i 24 ettari di parco disegnati da Norman Foster». L’ipotesi è quella di acquisire parte dell’area limitrofa di proprietà di Edison per compensare e reintegrare il verde che si perderebbe con la costruzione dello stadio.

Chiaramente chi spinge sull’acceleratore dell’operazione è Di Stefano che domenica sarà chiamato alla prova delle urne. «Sembrerebbe che il Piano B stia diventando il Piano A e noi ci speriamo con tutte le forze. Il confronto con i club ha portato le squadre a conoscere la realtà del nostro territorio che è collegato benissimo con il resto dell’area metropolitana: metrò, ferrovia, tangenziali, siamo vicini a Linate. Le squadre, o anche una sola, hanno bisogno di un nuovo stadio in tempi veloci per rimanere competitive a livello internazionale. Non hanno bisogno di perdere tempo su qualcosa di fumoso che non si sta concretizzando e rischia di crollare come un castello di sabbia». Ogni riferimento al Comune di Milano è puramente voluto. Il dibattito pubblico, richiesto per legge, non è ancora partito. Da una parte si aspetta che le squadre presentino il dossier che recepisce le richieste del Comune, dall’altra che si chiuda la partita del bilancio preventivo. Fino a quel giorno non sarà possibile formalizzare l’incarico al coordinatore Andrea Pillon. A cascata, c’è il rischio di rimandare a dopo l’estate il dibattito, con un ulteriore slittamento dei tempi.

Come riportato da TS in edicola il MIlan si avvicina (da solo, senza l'Inter) a Sesto per la costruzione del nuovo stadio. Ma la decisione di Redbird arriverà dopo la fine del dibattito pubblico davanti al Comune di Milano. Quindi dopo l'estate. Domani alcuni rappresentanti di Populous arriveranno a Milano in occasione del Salone del mobile. Sul fronte dei progetti è possibile che, in caso di spostamento
a Sesto San Giovanni, debba essere rivisto il disegno della Cattedrale, scelto prima di Natale per la zona di San Siro. Non è detto che sia replicabile in un’altra area, anche per i suoi riferimenti legati al Duomo e alla Galleria di Milano.

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GP7

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Proprio quello che Marmotta e Sala vogliono
Io di questa opzione non sono preoccupato perché:
1- lavorando nell'edilizia conosco sia gli attuali costi di ristrutturazione sia tutte le controindicazioni di una ristrutturazione rispetto ad una nuova costruzione, anche semplicemente in termini di imprevisti
2- imprevisti significa maggiori tempi e amplificazione dei costi
3- se la ristrutturazione di San Siro è stata reputata antieconomica per due squadre figuriamoci quanto possa esserlo per una solo (anche trovandosi la struttura regalata)
4- se non parliamo di demolizione e ricostruzione integrale un prodotto ristrutturato difficilmente può raggiungere livelli di avanguardia rispetto ad uno nuovo
5- proprio sicuri che levatosi dalle scatole il Milan tutti i vari comitati del No e carrozzoni italici spariranno?
 
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Io di questa opzione non sono preoccupato perché:
1- lavorando nell'edilizia conosco sia gli attuali costi di ristrutturazione sia tutte le controindicazioni di una ristrutturazione rispetto ad una nuova costruzione, anche semplicemente in termini di imprevisti
2- imprevisti significa maggiori tempi e amplificazione dei costi
3- se la ristrutturazione di San Siro è stata reputata antieconomica per due squadre figuriamoci quanto possa esserlo per una solo (anche trovandosi la struttura regalata)
4- se non parliamo di demolizione e ricostruzione integrale un prodotto ristrutturato difficilmente può raggiungere livelli di avanguardia rispetto ad uno nuovo
5- proprio sicuri che levatosi dalle scatole il Milan tutti i vari comitati del No e carrozzoni italici spariranno?
Concordo. E aggiungo: chi se ne frega di cosa farà l’Inter! Noi dobbiamo pensare a fare uno stadio top che sia moderno, confortevole e appagante per gli spettatori, che consenta di massimizzare i ricavi e via dicendo. Quel che farà l’Inter non è un problema nostro.
 

malos

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Tuttosport in edicola, riprende l'esclusiva di ieri del CorSera (riproponiamo di seguito NDR) sullo stadio del Milan a Sesto con tanto di disegno del nuovo impianto. Sempre secondo TS, il Milan fa sul serio. E ci siamo. Il terreno privato consentirebbe di ridurre i tempi. Un impianto tutto di proprietà del Milan potrebbe essere un valore aggiunto sia dal punto di vista dei ricavi sia per far salire la quotazione complessiva del Milan. Avere una casa propria, inoltre, consentirebbe ai rossoneri di poter godere di una serie di benefit dovuti alla fruibilità sette giorni su sette dei vari servizi che verrebbero aperti nello stadio stesso come bar, ristoranti, ma anche l’aspetto del turismo calcistico, con tour guidati come avviene. L'Inter si defila. Il club nerazzurro non cambia idea: vuole restare a San Siro.

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CorSera: Manca ancora una decisione definitiva, ma a questo punto appare chiaro che l’ipotesi Sesto non è solo un bluff messo sul tavolo per sbloccare il Piano A, ossia quello che prevede la realizzazione del nuovo impianto a San Siro. Così come appare evidente che il fondo Redbird, proprietario del Milan e Hines, il gruppo di sviluppo immobiliare che controlla l’area di MilanoSesto, entrambe americane, si parlano. Emergono dei nuovi particolari. A partire dall’area dove potrebbe essere posizionato lo stadio: vicino all’edificio storico che fino agli anni ’70 ospitava l’altoforno Tagliaferri che produceva ghisa. Siamo nel cosiddetto T5 del comparto Concordia. L’edificio verrà mantenuto nella sua quasi interezza e servirà da porta d’ingresso dello stadio che ha una forma ovale molto lontana dalla suggestione della Cattedrale firmata da Populous. «All’inizio — dice il sindaco Roberto Di Stefano — il presidente Scaroni aveva portato avanti l’idea di realizzare il progetto di Populous, ma considerato che Norman Foster ha progettato tutte le aree Falck e conosce alla perfezione l’archeologia industriale del sito si è ritenuto che dialogare e far progettare l’area dello stadio a chi ha già disegnato un milione e 250mila metri quadrati, ha un senso. Una mano diversa si sarebbe vista».

L'idea, è quella di realizzare un impianto moderno da 60-70mila posti, sostenibile e, soprattutto, rivolto alle famiglie con servizi attivi 7 giorni su 7. E con la possibilità di utilizzare quello che resta dell’altoforno per sviluppare la parte commerciale e museale del progetto. Il nuovo stadio dovrà integrarsi con il sistema del verde del parco Concordia. «Quello che abbiamo chiesto, dice Di Stefano, è mantenere i 24 ettari di parco disegnati da Norman Foster». L’ipotesi è quella di acquisire parte dell’area limitrofa di proprietà di Edison per compensare e reintegrare il verde che si perderebbe con la costruzione dello stadio.

Chiaramente chi spinge sull’acceleratore dell’operazione è Di Stefano che domenica sarà chiamato alla prova delle urne. «Sembrerebbe che il Piano B stia diventando il Piano A e noi ci speriamo con tutte le forze. Il confronto con i club ha portato le squadre a conoscere la realtà del nostro territorio che è collegato benissimo con il resto dell’area metropolitana: metrò, ferrovia, tangenziali, siamo vicini a Linate. Le squadre, o anche una sola, hanno bisogno di un nuovo stadio in tempi veloci per rimanere competitive a livello internazionale. Non hanno bisogno di perdere tempo su qualcosa di fumoso che non si sta concretizzando e rischia di crollare come un castello di sabbia». Ogni riferimento al Comune di Milano è puramente voluto. Il dibattito pubblico, richiesto per legge, non è ancora partito. Da una parte si aspetta che le squadre presentino il dossier che recepisce le richieste del Comune, dall’altra che si chiuda la partita del bilancio preventivo. Fino a quel giorno non sarà possibile formalizzare l’incarico al coordinatore Andrea Pillon. A cascata, c’è il rischio di rimandare a dopo l’estate il dibattito, con un ulteriore slittamento dei tempi.

Come riportato da TS in edicola il MIlan si avvicina (da solo, senza l'Inter) a Sesto per la costruzione del nuovo stadio. Ma la decisione di Redbird arriverà dopo la fine del dibattito pubblico davanti al Comune di Milano. Quindi dopo l'estate. Domani alcuni rappresentanti di Populous arriveranno a Milano in occasione del Salone del mobile. Sul fronte dei progetti è possibile che, in caso di spostamento
a Sesto San Giovanni, debba essere rivisto il disegno della Cattedrale, scelto prima di Natale per la zona di San Siro. Non è detto che sia replicabile in un’altra area, anche per i suoi riferimenti legati al Duomo e alla Galleria di Milano.

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Sarebbe la più bella notizia della settimana. Che rimangano i ratti a San Siro, obsoleto e diroccato.
 

RonaldBelfordScott

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1- lavorando nell'edilizia conosco sia gli attuali costi di ristrutturazione sia tutte le controindicazioni di una ristrutturazione rispetto ad una nuova costruzione, anche semplicemente in termini di imprevisti
2- imprevisti significa maggiori tempi e amplificazione dei costi
3- se la ristrutturazione di San Siro è stata reputata antieconomica per due squadre figuriamoci quanto possa esserlo per una solo (anche trovandosi la struttura regalata)
4- se non parliamo di demolizione e ricostruzione integrale un prodotto ristrutturato difficilmente può raggiungere livelli di avanguardia rispetto ad uno nuovo
5- proprio sicuri che levatosi dalle scatole il Milan tutti i vari comitati del No e carrozzoni italici spariranno?
Visto che sei del settore, e se invece si parlasse di demolizione e costruzione ex novo? Quali sono i costi di demolizione? e le tempistiche?
 
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Io di questa opzione non sono preoccupato perché:
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2- imprevisti significa maggiori tempi e amplificazione dei costi
3- se la ristrutturazione di San Siro è stata reputata antieconomica per due squadre figuriamoci quanto possa esserlo per una solo (anche trovandosi la struttura regalata)
4- se non parliamo di demolizione e ricostruzione integrale un prodotto ristrutturato difficilmente può raggiungere livelli di avanguardia rispetto ad uno nuovo
5- proprio sicuri che levatosi dalle scatole il Milan tutti i vari comitati del No e carrozzoni italici spariranno?

Ma sicuri che l'inter farebbe lo stadio da sola? secondo me semplicemente rimane a San Siro come adesso.

L'unica pecca è l'aspetto emozionale di lasciare lo stadio a loro (diverso di scorso se lasciavamo entrambi San Siro), ma economicamente non c'è storia.
 

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CorSera: Manca ancora una decisione definitiva, ma a questo punto appare chiaro che l’ipotesi Sesto non è solo un bluff messo sul tavolo per sbloccare il Piano A, ossia quello che prevede la realizzazione del nuovo impianto a San Siro. Così come appare evidente che il fondo Redbird, proprietario del Milan e Hines, il gruppo di sviluppo immobiliare che controlla l’area di MilanoSesto, entrambe americane, si parlano. Emergono dei nuovi particolari. A partire dall’area dove potrebbe essere posizionato lo stadio: vicino all’edificio storico che fino agli anni ’70 ospitava l’altoforno Tagliaferri che produceva ghisa. Siamo nel cosiddetto T5 del comparto Concordia. L’edificio verrà mantenuto nella sua quasi interezza e servirà da porta d’ingresso dello stadio che ha una forma ovale molto lontana dalla suggestione della Cattedrale firmata da Populous. «All’inizio — dice il sindaco Roberto Di Stefano — il presidente Scaroni aveva portato avanti l’idea di realizzare il progetto di Populous, ma considerato che Norman Foster ha progettato tutte le aree Falck e conosce alla perfezione l’archeologia industriale del sito si è ritenuto che dialogare e far progettare l’area dello stadio a chi ha già disegnato un milione e 250mila metri quadrati, ha un senso. Una mano diversa si sarebbe vista».

L'idea, è quella di realizzare un impianto moderno da 60-70mila posti, sostenibile e, soprattutto, rivolto alle famiglie con servizi attivi 7 giorni su 7. E con la possibilità di utilizzare quello che resta dell’altoforno per sviluppare la parte commerciale e museale del progetto. Il nuovo stadio dovrà integrarsi con il sistema del verde del parco Concordia. «Quello che abbiamo chiesto, dice Di Stefano, è mantenere i 24 ettari di parco disegnati da Norman Foster». L’ipotesi è quella di acquisire parte dell’area limitrofa di proprietà di Edison per compensare e reintegrare il verde che si perderebbe con la costruzione dello stadio.

Chiaramente chi spinge sull’acceleratore dell’operazione è Di Stefano che domenica sarà chiamato alla prova delle urne. «Sembrerebbe che il Piano B stia diventando il Piano A e noi ci speriamo con tutte le forze. Il confronto con i club ha portato le squadre a conoscere la realtà del nostro territorio che è collegato benissimo con il resto dell’area metropolitana: metrò, ferrovia, tangenziali, siamo vicini a Linate. Le squadre, o anche una sola, hanno bisogno di un nuovo stadio in tempi veloci per rimanere competitive a livello internazionale. Non hanno bisogno di perdere tempo su qualcosa di fumoso che non si sta concretizzando e rischia di crollare come un castello di sabbia». Ogni riferimento al Comune di Milano è puramente voluto. Il dibattito pubblico, richiesto per legge, non è ancora partito. Da una parte si aspetta che le squadre presentino il dossier che recepisce le richieste del Comune, dall’altra che si chiuda la partita del bilancio preventivo. Fino a quel giorno non sarà possibile formalizzare l’incarico al coordinatore Andrea Pillon. A cascata, c’è il rischio di rimandare a dopo l’estate il dibattito, con un ulteriore slittamento dei tempi.

Come riportato da TS in edicola il MIlan si avvicina (da solo, senza l'Inter) a Sesto per la costruzione del nuovo stadio. Ma la decisione di Redbird arriverà dopo la fine del dibattito pubblico davanti al Comune di Milano. Quindi dopo l'estate. Domani alcuni rappresentanti di Populous arriveranno a Milano in occasione del Salone del mobile. Sul fronte dei progetti è possibile che, in caso di spostamento
a Sesto San Giovanni, debba essere rivisto il disegno della Cattedrale, scelto prima di Natale per la zona di San Siro. Non è detto che sia replicabile in un’altra area, anche per i suoi riferimenti legati al Duomo e alla Galleria di Milano.

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GP7

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Visto che sei del settore, e se invece si parlasse di demolizione e costruzione ex novo? Quali sono i costi di demolizione? e le tempistiche?
Domanda di difficile risposta perché il vero problema legato alle demolizioni è quello dello smaltimento.
Ti posso assicurare che i costi di smaltimento, siano i sottoprodotti identificati come rifiuto o destinati a recupero, sono esplosi negli ultimi due anni.

Aggiungici comunque un aspetto non di poco conto. Il progetto nuovo San Siro prevede la costruzione del nuovo impianto su un'area limitrofa in modo da non forzare le squadre a migrare altrove durante i lavori. Capisci bene che una demolizione e ricostruzione integrale costringerebbe l'Inter a cercarsi uno stadio per almeno 3 anni e non credo sia un'opzione percorribile.

Credo che nella migliore delle ipotesi, qualora si trovassero regalato San Siro, farebbero al più un restyling. Ed in questo senso il risultato non potrà mai essere confrontabile con una struttura nuova.
 

Lineker10

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CorSera: Manca ancora una decisione definitiva, ma a questo punto appare chiaro che l’ipotesi Sesto non è solo un bluff messo sul tavolo per sbloccare il Piano A, ossia quello che prevede la realizzazione del nuovo impianto a San Siro. Così come appare evidente che il fondo Redbird, proprietario del Milan e Hines, il gruppo di sviluppo immobiliare che controlla l’area di MilanoSesto, entrambe americane, si parlano. Emergono dei nuovi particolari. A partire dall’area dove potrebbe essere posizionato lo stadio: vicino all’edificio storico che fino agli anni ’70 ospitava l’altoforno Tagliaferri che produceva ghisa. Siamo nel cosiddetto T5 del comparto Concordia. L’edificio verrà mantenuto nella sua quasi interezza e servirà da porta d’ingresso dello stadio che ha una forma ovale molto lontana dalla suggestione della Cattedrale firmata da Populous. «All’inizio — dice il sindaco Roberto Di Stefano — il presidente Scaroni aveva portato avanti l’idea di realizzare il progetto di Populous, ma considerato che Norman Foster ha progettato tutte le aree Falck e conosce alla perfezione l’archeologia industriale del sito si è ritenuto che dialogare e far progettare l’area dello stadio a chi ha già disegnato un milione e 250mila metri quadrati, ha un senso. Una mano diversa si sarebbe vista».

L'idea, è quella di realizzare un impianto moderno da 60-70mila posti, sostenibile e, soprattutto, rivolto alle famiglie con servizi attivi 7 giorni su 7. E con la possibilità di utilizzare quello che resta dell’altoforno per sviluppare la parte commerciale e museale del progetto. Il nuovo stadio dovrà integrarsi con il sistema del verde del parco Concordia. «Quello che abbiamo chiesto, dice Di Stefano, è mantenere i 24 ettari di parco disegnati da Norman Foster». L’ipotesi è quella di acquisire parte dell’area limitrofa di proprietà di Edison per compensare e reintegrare il verde che si perderebbe con la costruzione dello stadio.

Chiaramente chi spinge sull’acceleratore dell’operazione è Di Stefano che domenica sarà chiamato alla prova delle urne. «Sembrerebbe che il Piano B stia diventando il Piano A e noi ci speriamo con tutte le forze. Il confronto con i club ha portato le squadre a conoscere la realtà del nostro territorio che è collegato benissimo con il resto dell’area metropolitana: metrò, ferrovia, tangenziali, siamo vicini a Linate. Le squadre, o anche una sola, hanno bisogno di un nuovo stadio in tempi veloci per rimanere competitive a livello internazionale. Non hanno bisogno di perdere tempo su qualcosa di fumoso che non si sta concretizzando e rischia di crollare come un castello di sabbia». Ogni riferimento al Comune di Milano è puramente voluto. Il dibattito pubblico, richiesto per legge, non è ancora partito. Da una parte si aspetta che le squadre presentino il dossier che recepisce le richieste del Comune, dall’altra che si chiuda la partita del bilancio preventivo. Fino a quel giorno non sarà possibile formalizzare l’incarico al coordinatore Andrea Pillon. A cascata, c’è il rischio di rimandare a dopo l’estate il dibattito, con un ulteriore slittamento dei tempi.

Come riportato da TS in edicola il MIlan si avvicina (da solo, senza l'Inter) a Sesto per la costruzione del nuovo stadio. Ma la decisione di Redbird arriverà dopo la fine del dibattito pubblico davanti al Comune di Milano. Quindi dopo l'estate. Domani alcuni rappresentanti di Populous arriveranno a Milano in occasione del Salone del mobile. Sul fronte dei progetti è possibile che, in caso di spostamento
a Sesto San Giovanni, debba essere rivisto il disegno della Cattedrale, scelto prima di Natale per la zona di San Siro. Non è detto che sia replicabile in un’altra area, anche per i suoi riferimenti legati al Duomo e alla Galleria di Milano.

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La prospettiva di fare una vera e propria cittadella del Milan a Sesto è allettante.
In realtà non conosco bene l'area, non so quanto sia effettivamente affascinante immaginare uno stadio avveniristico li.

In ogni caso avere finalmente due stadi separati è idea di per se molto bella. Significa allinearsi alle realtà dei top club europei.
 
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