Mi spiace ma sei in errore.
RIporto uno stralcio del verbale della discussione in sede di Assemblea costituente.
"Moro precisa che, quando si dice che la famiglia è una società naturale, non ci si deve riferire immediatamente al vincolo sacramentale; si vuole riconoscere che la famiglia nelle sue fasi iniziali è una società naturale. Afferma quindi che, pur essendo molto caro ai democristiani il concetto del vincolo sacramentale nella famiglia, questo non impedisce di raffigurare anche una famiglia, comunque costituita, come una società che, presentando determinati caratteri di stabilità e di funzionalità umana, possa inserirsi nella vita sociale. Mettendo da parte il vincolo sacramentale, si può raffigurare la famiglia nella sua struttura come una società complessa non soltanto di interessi e di affetti, ma soprattutto dotata di una propria consistenza che trascende i vincoli che possono solo temporaneamente tenere unite due persone."
Ce ne sono molti altri simili, ma che ripetono lo stesso concetto.
Non è così. E provo a spiegarmi.
Moro rilasciò quelle dichiarazioni che - effettivamente - al tempo erano rivoluzionarie dette da un cattolico (in quanto riconoscevano che anche per i cattolici potevano esistere nuclei familiari diversi dalla famiglia unita dal matrimonio), ma le stesse devono essere contestualizzate.
Tali dichiarazioni, infatti, furono rese durante i lavori preparatori quando l'attuale art. 29 Cost. era ancora ben lontano dall'essere concepito (e, dunque, benché importati in linea di principio, non hanno alcun valore interpretativo di tale disposizione).
Il progetto di norma costituzionale prevedeva - al tempo delle dichiarazioni - due articoli distinti su famiglia e matrimonio (concetti che in sostanza non si incontravano mai nei lavori preparatori).
Un primo progetto di articolo in tema di famiglia prevedeva che:
"La famiglia è una società naturale e come tale lo Stato la riconosce e ne tutela i diritti, allo scopo di accrescere la solidarietà morale e la prosperità materiale della Nazione".
Un secondo progetto di articolo in tema di matrimonio prevedeva che:
"Il matrimonio è basato sul principio della eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, ai quali spettano il diritto e il dovere di alimentare, istruire ed educare la prole. La legge regola la condizione giuridica dei coniugi, allo scopo di garantire l'indissolubilità del matrimonio e l’unità della famiglia".
Famiglia e matrimonio erano insomma svincolati l'uno dall'altro ed è in questo contesto (e di fronte a queste due distinte disposizioni) che Moro face le dichiarazioni che citi (sostenne in sostanza che una famiglia è tale indipendentemente dal suo riconoscimento legale o religioso e che, quindi, potessero esistere "famiglie" senza "matrimonio").
Ma nessuno di quei due progetti di articoli vide mai la luce, anzi, quando le proposte di norma costituzionale vennero portate in Assemblea per il voto, i membri della costituente si trovarono di fronte un testo totalmente diverso.
I due articoli, in sostanza, dopo varie vicissitudini erano stati fusi in uno solo che recitava:
"La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come
società naturale fondata sul matrimonio indissolubile. Il matrimonio è ordinato in base all'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi nei limiti richiesti dall'unità della famiglia."
Probabilmente qualche "manina" democristiana - al di là delle parole di Moro - aveva teso una bella trappola al PCI (consapevoli che molti dei loro elettori, alla fine erano cattolici e sostenevano un'idea tradizionale della famiglia).
Persino
Togliatti - messo all'angolo - di fronte ad un tale articolo ebbe a dire (ho reperito le dichiarazioni in rete perché non me le ricordavo): "
suscitiamo l’impressione che coloro che voteranno in questo modo, cioè per sopprimere le parole «fondata sul matrimonio indissolubile» siano contro il matrimonio, cioè che vogliano una famiglia che non sia regolata dal matrimonio. Mi pare che questo sia un errore; noi non vogliamo questo".
Le sinistre, a fronte dell'intervenuta sinergia tra il concetto di famiglia e matrimonio ed al pericolo di strumentalizzazione in chiave elettorale, in sostanza si "arresero", preferendo concentrare i loro ultimi sforzi sull'eliminazione del richiamo all'indissolubilità del matrimonio (se il testo fosse passato così, infatti, si sarebbe reso il divorzio inconstituzionale).
Ebbero successo (e solo a notte inoltrata e per una manciata di voti) e così nacque l'attuale formulazione dell'art.29 Cost., ovvero "
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare".