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Gasperini al CorSport:"Napoli? Ci ho pensato, sì. Ci sono stati alcuni momenti della stagione in cui ho creduto che fosse arrivata l’ora di lasciare l’Atalanta. Ma volevo lasciarla bene, senza polemiche, senza una delusione. Abbiamo vinto e alla fine hanno prevalso Bergamo, la sua gente e tutto quello che si porta dietro. A Napoli ora c’è Conte, i tifosi non possono provare dispiacere".
"Non mi muovo anche perché trovo ambienti talmente buoni da scoraggiare la partenza. Che tipo di allenatore sono? Uno che copia. Io osservo, prendo appunti, poi magari non ripeto, ma sono attento a tutto e tutti. Incazzoso? Boh, non sempre. Come ho già chiarito, sono ******* con gli ******* e buono con i buoni. Ecco, non sopporto i soprusi, le ingiustizie. Sono poco diplomatico".
"Zaniolo? È stato lui a scommettere su di noi. Mi piace come profilo. Un giorno telefona Borriello e mi fa: 'Mister, ho un giocatore che vuole venire da lei, uno forte, una bestia'. E io: 'Marco, chi è?'. 'Zaniolo'. 'Bravo, mi piace'. Ne ho parlato con D'Amico, poi con Percassi, questo ragazzo mi interessa, ed è arrivato".
"Gli arbitri? Mi stanno rovinando il gioco del calcio. Sui contatti e i falli di mano non si capisce più nulla. Troppe interpretazioni dissimili e notevoli diversità tra il campo nazionale e quello internazionale. In Serie A e nelle coppe europee si giocano due differenti sport. Prendi l’Europeo, il Var è intervenuto pochissime volte, mentre da noi arbitra spesso. Le decisioni del Var vanno disciplinate una volta per tutte".
"L'Italia all'Europeo? La penso come tanti altri. È mancata la squadra, Spalletti non è riuscito a trasmettere certi princìpi, le ragioni può conoscerle soltanto lui. L’Italia era scarica, svuotata. La delusione principale è stata questa, perché le nostre nazionali si sono sempre distinte per solidità, senso del gruppo. Non abbiamo mai avuto i Pelé, i Maradona, i Cruijff, i Messi, però gli ottimi giocatori non sono mancati. I nostri Palloni d’oro si chiamano Rivera, Rossi, Baggio, nel 2006 l’hanno dato a un difensore, Cannavaro, in quella squadra c’erano Iaquinta, Camoranesi, Gilardino, Oddo, Grosso, Perrotta. Noi italiani siamo così, dopo una delusione butteremmo tutto a mare. Dovremmo invece ripartire dalla lezione subita. E dai vivai, certo. L’80 per cento dei giovani italiani gioca a calcio e se non riusciamo a farli crescere e a portarli in prima squadra è il sistema che è sbagliato".
"Non mi muovo anche perché trovo ambienti talmente buoni da scoraggiare la partenza. Che tipo di allenatore sono? Uno che copia. Io osservo, prendo appunti, poi magari non ripeto, ma sono attento a tutto e tutti. Incazzoso? Boh, non sempre. Come ho già chiarito, sono ******* con gli ******* e buono con i buoni. Ecco, non sopporto i soprusi, le ingiustizie. Sono poco diplomatico".
"Zaniolo? È stato lui a scommettere su di noi. Mi piace come profilo. Un giorno telefona Borriello e mi fa: 'Mister, ho un giocatore che vuole venire da lei, uno forte, una bestia'. E io: 'Marco, chi è?'. 'Zaniolo'. 'Bravo, mi piace'. Ne ho parlato con D'Amico, poi con Percassi, questo ragazzo mi interessa, ed è arrivato".
"Gli arbitri? Mi stanno rovinando il gioco del calcio. Sui contatti e i falli di mano non si capisce più nulla. Troppe interpretazioni dissimili e notevoli diversità tra il campo nazionale e quello internazionale. In Serie A e nelle coppe europee si giocano due differenti sport. Prendi l’Europeo, il Var è intervenuto pochissime volte, mentre da noi arbitra spesso. Le decisioni del Var vanno disciplinate una volta per tutte".
"L'Italia all'Europeo? La penso come tanti altri. È mancata la squadra, Spalletti non è riuscito a trasmettere certi princìpi, le ragioni può conoscerle soltanto lui. L’Italia era scarica, svuotata. La delusione principale è stata questa, perché le nostre nazionali si sono sempre distinte per solidità, senso del gruppo. Non abbiamo mai avuto i Pelé, i Maradona, i Cruijff, i Messi, però gli ottimi giocatori non sono mancati. I nostri Palloni d’oro si chiamano Rivera, Rossi, Baggio, nel 2006 l’hanno dato a un difensore, Cannavaro, in quella squadra c’erano Iaquinta, Camoranesi, Gilardino, Oddo, Grosso, Perrotta. Noi italiani siamo così, dopo una delusione butteremmo tutto a mare. Dovremmo invece ripartire dalla lezione subita. E dai vivai, certo. L’80 per cento dei giovani italiani gioca a calcio e se non riusciamo a farli crescere e a portarli in prima squadra è il sistema che è sbagliato".
