Currò:"Furlani rischia. Calvelli in, Sogliano DS? Ibra ed Elliott...".

-Lionard-

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Sì, la parte finanziaria dà l'OK alla cessione di Tonali, che è stata un megaplus.

Questo è quello che dice la facoltà di Harvarde.

Poi ti ritrovi senza centrocampo e con perdite che superano il guadagno, perché la squadra non funziona più. E non è un singolo evento, questa cosa è stata reiterata dopo Kessie.

E se uno sdentato e con la canotta è in grado di prevederlo, magari pure milanista, allora con il foglio di carta dei megamanagers mi ci pulisco il posteriore. Di gente così è pieno il forum, quindi basta il buon senso. Poi per i conti basta un ragioniere.

Io credo che 'sti soggetti vengono visti come delle divinità con facoltà superiori, quando invece sono al 99% dei filibustieri che manovrano cifre servendosi del lavoro degli altri, senza nessuna passione. E la scalata al successo avviene spesso per promozioni ottenute frettolosamente, quando le macerie dei loro disastri appaiono più tardi con la consueta enorme inerzia di certi ambienti.

Ariedo Braida e Silvano Ramaccioni avevano fatto a stento le scuole obbligatorie, e hanno letteralmente creato il Milan più grande di tutti i tempi.

Basta con 'sti managers incapaci. Non esiste scuola dove insegnano le materie "passione" e "serietà".
Sei sicuro di aver capito cosa ho scritto?

Ho scritto che un AD che si occupa solo degli aspetti finanziari e non mette bocca sulla gestione sportiva a noi andrebbe benissimo ed è così che funzionano il 90% delle squadre al mondo. Scelte come la cessione di Tonali o i mancati rinnovi vengono prese dalla proprietà, da Elliot e RedBird, perchè sono loro che dettano le linee da seguire. Nessuno qui sta dicendo che questo nuovo manager dovrebbe fare esattamente le stesse cose di Furlani, forse è sfuggito questo passaggio.

Il nuovo AD si occuperebbe di accordi commerciali, nuovo stadio e altre questioni finanziarie mentre tutte le decisioni di campo sarebbero in capo ad un Direttore Tecnico o DS che dir si voglia. I Braida e i Ramaccioni della situazione se preferisci, che poi è quello che accadeva all'Inter con Antonello/Marotta o al Milan con l'accoppiata Gazidis/Maldini. Poi se la proprietà vuole vendere mezza squadra, lì c'è poco da fare. E noi milanisti lo sappiamo bene o ci siamo già dimenticati cosa fece Berlusconi quando si stufò del giocattolo? E lui più che a Harvarde, ha studiato al massimo a (H)Arcore...

In generale comunque è normale che un AD abbia avuto un certo percorso di studi. Non lo so, sbaglierò io, mi pareva di aver scritto una banalità. Chiedo venia se ho urtato la sensibilità di qualcuno, per carità.
 
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Il nuovo AD si occuperebbe di accordi commerciali, nuovo stadio e altre questioni finanziarie mentre tutte le decisioni di campo sarebbero in capo ad un Direttore Tecnico o DS che dir si voglia. I Braida e i Ramaccioni della situazione se preferisci, che poi è quello che accadeva all'Inter con Antonello/Marotta o al Milan con l'accoppiata Gazidis/Maldini. Poi se la proprietà vuole vendere mezza squadra, lì c'è poco da fare. E noi milanisti lo sappiamo bene o ci siamo già dimenticati cosa fece Berlusconi quando si stufò del giocattolo? E lui più che a Harvarde, ha studiato al massimo a (H)Arcore...

è cosi che dovrebbe andare, ci vorrebbe un AD che fa l AD e un DS che fa il DS

ci vuole un AD che ha la responsabilita dei conti, un DS che ha la responsabilita del calcio e un presidente che se i conti vanno male licenzia l AD e se il calcio va male lincenzia il DS

ma se la stessa persona fa AD DS presidente e scout, allora è responsabile di tutto e di nulla, perchè da solo non si licenzia

ovviamente cambia poco se chiami un DS e poi fa non ha la responsabilità di nulla, come accadrà da noi
 

gabri65

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Sei sicuro di aver capito cosa ho scritto?

Ho scritto che un AD che si occupa solo degli aspetti finanziari e non mette bocca sulla gestione sportiva a noi andrebbe benissimo ed è così che funzionano il 90% delle squadre al mondo. Scelte come la cessione di Tonali o i mancati rinnovi vengono prese dalla proprietà, da Elliot e RedBird, perchè sono loro che dettano le linee da seguire. Nessuno qui sta dicendo che questo nuovo manager dovrebbe fare esattamente le stesse cose di Furlani, forse è sfuggito questo passaggio.

Il nuovo AD si occuperebbe di accordi commerciali, nuovo stadio e altre questioni finanziarie mentre tutte le decisioni di campo sarebbero in capo ad un Direttore Tecnico o DS che dir si voglia. I Braida e i Ramaccioni della situazione se preferisci, che poi è quello che accadeva all'Inter con Antonello/Marotta o al Milan con l'accoppiata Gazidis/Maldini. Poi se la proprietà vuole vendere mezza squadra, lì c'è poco da fare. E noi milanisti lo sappiamo bene o ci siamo già dimenticati cosa fece Berlusconi quando si stufò del giocattolo? E lui più che a Harvarde, ha studiato al massimo a (H)Arcore...

In generale comunque è normale che un AD abbia avuto un certo percorso di studi. Non lo so, sbaglierò io, mi pareva di aver scritto una banalità. Chiedo venia se ho urtato la sensibilità di qualcuno, per carità.

Certo che ho capito. Forse l'hai preso tu dal lato della lama.

Non hai urtato nessuna sensibilità e non devi chiedere venia. Ho solo scritto a seguito del tuo discorso che cosa succede quando ci si affida ciecamente a una classe di persone che in questo periodo della civiltà sembrano fare il bello e (purtroppo troppo spesso) il cattivo tempo.

Adesso tutti vogliono fare i managers. Tutti seguono il percorso di studi, chiaramente. Poi cosa valgono, lo vediamo.

Scarognoni è un manager. Furlano, a margine, è un manager. Che in parecchi hanno osannato, scrivendo oscenità su Paolo, un non-manager, e adesso fanno i finti milanisti con la lacrimuccia.

Tutto il CDA del Milan è composto da managers. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
 
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Enrico Currò, giornalista di Repubblica, sul futuro del Milan:

La rivoluzione, al Milan, parrebbe ormai inevitabile: la sconfitta col Bologna può accelerare i tempi. E a questo punto, se avverrà (il se è sempre d'obbligo nelle insondabili vicende societarie), è difficile che si tratti di una rivoluzione gattopardesca. Rischiano tutti, stavolta non solo Conceiçao e i giocatori, ma anche i dirigenti, a cominciare dall'amministratore delegato Giorgio Furlani e da Zlatan Ibrahimovic, che formalmente non fa parte della dirigenza ma che si è voluto accreditare come compartecipe delle strategie del club e come tale è stato percepito dai milanisti e in generale nel mondo del calcio italiano.

Coppe europee appese a un filo La finale di Coppa Italia, il trofeo che la squadra non vince dal 2003 e che continua a restare un tabù, era più che mai lo spartiacque per il club, ora che l'Inter sta per giocarsi la Coppa Campioni col Psg e che il successo dei cugini contro il Barcellona ha accentuato il malcontento dei tifosi per una stagione contrassegnata dalla precoce uscita dalla Champions in corso e dalla qualificazione alla prossima edizione già praticamente sfumata: servirebbe un miracolo e anche il biglietto per l'Europa League (ci va direttamente il Bologna) e perfino per la Conference League è complicato da ottenere. Rimanere fuori da tutte le coppe europee, dopo avere speso 120 milioni sul mercato, sarebbe un autentico fallimento.

Dirigenza indebolita Prima della finale di Roma, che il Milan affrontava da favorito, si aprivano apparentemente due strade. In caso di conquista della Coppa Italia sarebbe stata possibile proprio una rivoluzione gattopardesca: tutti ancora al loro posto, dall'allenatore Conceiçao all'amministratore delegato Furlani, che nelle ultime ore aveva frenato pubblicamente sul casting per il nuovo direttore sportivo, sottolineando come il mercato per il 2025-26 fosse già cominciato sotto il marchio dell'attuale dirigenza sportiva: lui, il dt Moncada, l'azionista di controllo Cardinale e il suo consulente Ibrahimovic. Ma adesso la loro posizione è fortemente indebolita e la contestazione dei tifosi è scontata.

Sarri, Allegri e De Zerbi candidati, ipotesi Gasp Oltre all'allenatore, il quartetto sul ponte di comando, col presidente Scaroni al governo ombra, sembra ormai logorato dagli eventi e qualche cambiamento è logico. Ci si può aspettare subito una rivoluzione in piena regola, dalla panchina in su, con Sarri e Allegri tra gli autorevoli candidati, De Zerbi sogno da accarezzare e Gasperini ipotesi stuzzicante. Ma il ribaltone rischia di coinvolgere in primis proprio Furlani, l'uomo al quale il fondo Elliott della famiglia Singer affidò nel 2022 il ruolo di amministratore delegato al posto dell'uscente Ivan Gazidis. Calvelli, il manager rampante Dalle parti di Casa Milan c'è chi spiega che, indipendentemente dal ruolo presente e futuro di Furlani, una nuova presenza potrebbe materializzarsi presto nella sede del Portello o comunque diventare il classico consulente esterno molto influente. Il manager finanziario e sportivo

Massimo Calvelli, 50 anni, toscano di Montevarchi, ex tennista e amministratore dell’Atp, l’ente di governo del circuito professionistico della racchetta, si profila come il nome nuovo nell'orbita della dirigenza milanista per la prossima stagione. L’annunciato ingresso del braccio destro del presidente dell’Atp Andrea Gaudenzi, dal prossimo luglio, in RedBird Capital, la società dello statunitense Gerry Cardinale che dall’agosto 2022 è azionista di controllo del club, potrebbe infatti preludere a un incarico di responsabilità molto operativo nel Milan o vicinissimo al Milan: addirittura, si sussurra negli ambienti del tennis, da amministratore delegato.

Furlani non si arrende In apparenza è sempre meno forte la posizione di Giorgio Furlani, l’attuale ad che da un paio di mesi ha gestito in prima persona l’interminabile e inconsueto casting praticamente pubblico per il nuovo direttore sportivo, finora infruttuoso al di là dei ripetuti colloqui con Andrea Berta (che poi è finito all’Arsenal), Fabio Paratici, Igli Tare e Toni D’Amico. L’indebolimento di Furlani non sarebbe dovuto solo all’insoddisfazione dei tifosi per l’anonima classifica in campionato, per l’eliminazione ai play-off della Champions e per la scarsa efficacia della dirigenza Cardinale (azionista di controllo)-Furlani (ad)-Scaroni (presidente)-Moncada (direttore tecnico), con l’aggiunta di Zlatan Ibrahimovic socio e consulente personale di Cardinale: è indiscutibile il fatto che dal doppio licenziamento di Paolo Maldini e Ricky Massara, defenestrati nel giugno 2023 a dispetto dello scudetto 2022 e della semifinale di Champions 2023 raggiunti con un budget ridotto, le spese si siano moltiplicate, che i risultati sportivi siano peggiorati e che la decantata gestione collegiale abbia mostrato parecchie falle, a cominciare dal naufragio del progetto San Donato per il nuovo stadio. Ma Furlani non è certo il tipo che si arrende facilmente, come dimostrano le sue dichiarazioni prima di Milan-Bologna, anticipo di campionato e vittorioso prologo alla finale di Coppa Italia.

Il malcontento del fondo Elliott La novità è che le perplessità sulla gestione sportiva, adesso, sarebbero anche dei vertici del fondo Elliott, che nel dicembre 2022, quando l’ad sudafricano Ivan Gazidis abbandonò la poltrona, aveva caldeggiato appunto il passaggio di consegne con Furlani, già presente nel Cda del club e manager finanziario di punta in Italia del fondo angloamericano della famiglia Singer, la cui influenza sul Milan resta evidente. Elliott nell’agosto 2022 lasciò al manager americano dell’entertainment Cardinale il controllo del Milan anche in forza del maxi prestito concesso a RedBird – 560 milioni di euro, da restituire con gli interessi dell’8% in tre anni – e di recente ristrutturato fino al 2028 a un tasso più alto: rimane dunque difficile smentire il peso da New York di Paul Singer, il fondatore di Elliott, e di Gordon Singer, che governa da Londra gli investimenti del fondo. Tuttavia Furlani era già sembrato vicino a ricoprire nel Milan un ruolo meramente finanziario nel 2024, quando pareva imminente l’arrivo dal Tolosa di Damien Comolli, presidente del Tolosa, il club francese della Ligue 1 controllato da RedBird, uomo molto vicino a Cardinale e candidato a diventare il nuovo ad. Invece la tenacia del manager milanese, indagato nel marzo 2024 insieme al predecessore Gazidis nell’inchiesta della magistratura milanese (tuttora in corso) sulla proprietà del Milan, si è rivelata via via vincente, fino a valergli, insieme alla fine delle voci su Comolli, una sostanziale posizione di forza all’interno della società.

Bilancio in rosso, Leao in bilico Anche se ufficialmente è stato sempre smentito il contrasto tra Furlani e Cardinale, che rimane il principale bersaglio della contestazione degli ultrà allo stadio, emerge appunto in via ufficiosa il malcontento di Elliott. Il nodo della questione è la gestione della stagione in corso. Un’annata che, con l’esclusione dalla prossima Champions malgrado il ricco mercato estivo con bis invernale, può costare circa 100 milioni di euro di mancati introiti: senza cessioni dolorose di qualche stella (Maignan, Theo Hernandez e Reijnders sono i più richiesti), tra due esercizi finanziari il rosso sarà scontato. E Leao, il più appetibile, è in bilico. Ibrahimovic declassato ad ambasciatore Il gioco di forza e gli alterni equilibri tra Cardinale e Furlani sono stati svelati proprio dalla vicenda del casting per il ds, inizialmente gestito da Cardinale e poi avocato a sé da Furlani, nonché dall’altalenante presenza di Ibrahimovic, al quale viene addebitato il fallimento di Milan Futuro, la squadra B che al debutto in serie C è finita a giocarsi la salvezza ai play-out con la Spal: non sfugge agli osservatori assidui delle vicende milaniste che l'ex campione stia virando suo malgrado anche verso un ruolo di ambasciatore del club, come è avvenuto col presidente della Repubblica Mattarella e con gli sponsor prima della finale di Coppa Italia.

Uva lontano, Sogliano ds un'idea Nel frattempo le presunte schermaglie tra Furlani e Cardinale sono state derubricate a fake news, col silenzio-assenso dei Singer. Nelle ultime settimane qualcosa è cambiato? Cardinale, che allo stadio per le partite del Milan non si vede da novembre, conserva un certo potere di manovra, attestato tra l’altro proprio dalla scelta di cooptare in RedBird un manager sportivo e finanziario come l’ambizioso Calvelli. Il quale, confermano fonti a lui vicine, per abbandonare l’ascesa nel tennis in un ente cruciale come l’Atp e scegliere il calcio, deve avere un obiettivo preciso: che si tratti del Milan pare sottinteso, anche se l’eventuale posizione dirigenziale e l’avvicendamento di Furlani sono al momento due tra le indiscrezioni quotidiane. Alle ultime voci va aggiunta quella sul possibile ingresso nel Milan di Michele Uva, manager e dirigente sportivo di lungo corso e di consolidata esperienza internazionale, attualmente a capo del settore della sostenibilità e della responsabilità sociale dell'Uefa e del calcio europeo. Uva, in realtà, ha altre proposte. La più stimolante per lui potrebbe essere quella, sempre da dirigente Uefa, di diventare il responsabile dell'organizzazione dell'Europeo 2032, assegnato a Italia e Turchia. Con lui al Milan si era parlato di una nuova guida del mercato: Sean Sogliano, abile direttore sportivo del Verona. Se era un'idea o una suggestione, lo si capirà presto.

Sul mercato vietato partire in ritardo La cosa certa è che la squadra, perdendo la finale di Coppa Italia col Bologna, in questa sua scialba stagione ha vinto solo il titolo meno importante (la Supercoppa italiana) e ha confermato di non essere affatto impermeabile ai numerosi sommovimenti societari. Che rischiano di condizionare nuovamente tutto: la programmazione del mercato estivo, la scelta dell’allenatore e del ds e i rinnovi di contratto, in particolare di Maignan ed Hernandez (deludente spesso, anche nella finale di Roma), fin troppo slittati nei mesi. Partire ancora in ritardo sul mercato significa dovere inseguire gli avversari. Perseverare nell'errore sarebbe più che mai diabolico.


Furlani-Cardinale-Ibrahimovic.jpg
Mi sono fermato al fatto che potremmo diventare un club di tennis. Non ce la faccio a proseguire a leggere.
 

Antokkmilan

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La butto lì: mettere Calvelli o uno qualsiasi come AD per poi dire: quello di prima si è sbagliato, vogliamo ripristinare l'area tecnica che tanto bene ha fatto.... Cioè, un modo per dire: torniamo indietro perchè quello là (non lo voglio manco nominare) ha sbagliato a cacciarvi....
Sto sognando, vero?

Edit: tipo la situazione di Conte alla juve. Non sarebbe mai potuto tornare sotto la presidenza di A. Agnelli, ma ora che non c'è più, i discorsi si sono riaperti.
E un ipotesi interessante. Bisogna vedere però se Maldini accetta…Paolone è orgoglioso e secondo me direbbe di no fino a quando non cambia il proprietario, e quando dico proprietario intendo tutta la baracca Elliot/ Redbird.

Per me comunque sarebbe già un passo avanti mandare via sta gentaglia con gente competente, va bene anche un Tare Sarri( di cui io non sono per niente un estimatore ne di uno ne dell’altro) per dare un minimo di credibilità a questa squadra che oggi non ha proprio nulla, zero valori zero serietà ma soprattutto zero competenza.
 

-Lionard-

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Certo che ho capito. Forse l'hai preso tu dal lato della lama.

Non hai urtato nessuna sensibilità e non devi chiedere venia. Ho solo scritto a seguito del tuo discorso che cosa succede quando ci si affida ciecamente a una classe di persone che in questo periodo della civiltà sembrano fare il bello e (purtroppo troppo spesso) il cattivo tempo.

Adesso tutti vogliono fare i managers. Tutti seguono il percorso di studi, chiaramente. Poi cosa valgono, lo vediamo.

Scarognoni è un manager. Furlano, a margine, è un manager. Che in parecchi hanno osannato, scrivendo oscenità su Paolo, un non-manager, e adesso fanno i finti milanisti con la lacrimuccia.

Tutto il CDA del Milan è composto da managers. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ma guarda tutto il discorso sui manager sono assolutamente d’accordo e ci tengo a precisarlo. Lungi da me difendere questa gentaglia. E proprio per questo ribadisco che dovrebbero occuparsi solo delle loro amate questioni finanziarie lasciando il campo a gente appassionata e competente. Chiaro che sarebbe un compromesso e neanche la situazione ideale ma purtroppo temo che Elliott, RedBird e compagnia ce li terremo ancora per un po'.
 
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se da questa stagione oscena indegna e incommentabile uscisse fuori l'accoppiata D'Amico-Sarri sarebbe un'ottima cosa...e ci sarebbe da festeggiare retro-attivamente la sconfitta di ieri...che per quanto assurdo ho la forte sensazione che se vincevamo furlani avrebbe parlato di "stagione da record con 2 trofei" e avrebbero confermato tutti

il problema è il SE all'inizio del mio discorso :asd:

comunque a sto punto non manca molto...il mister massimo massimo per il raduno a inizio luglio ci deve essere...il ds anche prima a logica....quindi tra massimo un mese un mese e mezzo (ma proprio nel caso peggiore) sapremo di preciso che sarà del nostro futuro

se in un qualche modo la sconfitta di ieri è state benefica con il senno di poi o se non cambierà nulla (mettono un allenatore scarso e un ds fake o addirittura promuovono Moncada)

e di li ognuno tirerà le proprio conclusioni............

ps:poi ovviamente ci sarà lo step 2 che è il mercato e li dovremo aspettare fino a fine agosto ma già da allenatore e eventuale DS si capira quasi tutto imho
 

Ruuddil23

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Finche la "politica aziendale" (come amano dire i beoti che sostengono questi sciacalli) resta questa, c'è poco da stare allegri, con o senza howard il papero.
 
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Sei sicuro di aver capito cosa ho scritto?

Ho scritto che un AD che si occupa solo degli aspetti finanziari e non mette bocca sulla gestione sportiva a noi andrebbe benissimo ed è così che funzionano il 90% delle squadre al mondo. Scelte come la cessione di Tonali o i mancati rinnovi vengono prese dalla proprietà, da Elliot e RedBird, perchè sono loro che dettano le linee da seguire. Nessuno qui sta dicendo che questo nuovo manager dovrebbe fare esattamente le stesse cose di Furlani, forse è sfuggito questo passaggio.

Il nuovo AD si occuperebbe di accordi commerciali, nuovo stadio e altre questioni finanziarie mentre tutte le decisioni di campo sarebbero in capo ad un Direttore Tecnico o DS che dir si voglia. I Braida e i Ramaccioni della situazione se preferisci, che poi è quello che accadeva all'Inter con Antonello/Marotta o al Milan con l'accoppiata Gazidis/Maldini. Poi se la proprietà vuole vendere mezza squadra, lì c'è poco da fare. E noi milanisti lo sappiamo bene o ci siamo già dimenticati cosa fece Berlusconi quando si stufò del giocattolo? E lui più che a Harvarde, ha studiato al massimo a (H)Arcore...

In generale comunque è normale che un AD abbia avuto un certo percorso di studi. Non lo so, sbaglierò io, mi pareva di aver scritto una banalità. Chiedo venia se ho urtato la sensibilità di qualcuno, per carità.
Tra persone intelligenti e che si stimano e che lavorano assieme, seppur in ruoli diversi e subordinati uno all'altro, deve esistere il dialogo.
Un dialogo costruttivo e senza invidia come certamente esisteva tra galliani ,braida e Berlusconi all'epoca.
È giusto che l'ad abbia compiuto un percorso di studi, come è giusto che il ds sia un uomo di campo, non necessariamente ex giocatore ma sicuramente dirigente sportivo.

Maldini e boban hanno raccontato nelle loro rispettive interviste di rapporti conflittuali, rancorosi, falsi, non cristallini come se ci fosse una spaccatura tra gli ex giocatori, uomini di campo, e i dirigenti formati.

Li nascono le nostre sfortune.


Se non si è capito ai vertici che gli uni hanno bisogno degli altri allora si è sbagliato tutto.
Furlani non sarà mai un bravo ad senza un maldini e maldini non sarà mai un bravo ds senza un bravo ad.

Da noi i colletti bianchi hanno deciso di poter fare tutto da soli affidandosi solo a chissà chi o cosa.

Ti ricordi galliani che andava in pressing su Berlusconi affinché facesse un piccolo sforzo economico perché quel giocatore avrebbe fatto svoltare tutta la squadra?
E alla fine Berlusconi cedeva..
Il calcio va così.
Delle volte prendi un Nesta e magari vinci la Champions..
È solo un esempio per spiegare che l'ad non deve essere solo freddo aziendalista.
Come può un ad dire no ad un calciatore se non ne capisce di rendimento ed evoluzione?
Sono investimenti.
 
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