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Ho fatto prima gli esempi di Inter e Liverpool. Marotta non doveva chiedere permesso ad Antonello di nessuna operazione di mercato. C'era un budget da rispettare e lui lo sapeva. Lo stessa fa Giuntoli alla Juve e Sartori al Bologna. Quindi l'AD può pure essere un freddo aziendalista se le sue mansioni escludono che possa intervenire su squadra e allenatore. Infatti alcuni club inglesi hanno il CEO finanziario e il CEO sportivo. Perché non andrebbe bene? Con Boban e Maldini non accadeva perché la proprietà voleva mettere il becco ma quello può succedere anche se ci mettiamo Marotta. Se I Singer vogliono influenzare le scelte non c'è AD che tenga ma qui non stiamo discutendo di questo.Tra persone intelligenti e che si stimano e che lavorano assieme, seppur in ruoli diversi e subordinati uno all'altro, deve esistere il dialogo.
Un dialogo costruttivo e senza invidia come certamente esisteva tra galliani ,braida e Berlusconi all'epoca.
È giusto che l'ad abbia compiuto un percorso di studi, come è giusto che il ds sia un uomo di campo, non necessariamente ex giocatore ma sicuramente dirigente sportivo.
Maldini e boban hanno raccontato nelle loro rispettive interviste di rapporti conflittuali, rancorosi, falsi, non cristallini come se ci fosse una spaccatura tra gli ex giocatori, uomini di campo, e i dirigenti formati.
Li nascono le nostre sfortune.
Se non si è capito ai vertici che gli uni hanno bisogno degli altri allora si è sbagliato tutto.
Furlani non sarà mai un bravo ad senza un maldini e maldini non sarà mai un bravo ds senza un bravo ad.
Da noi i colletti bianchi hanno deciso di poter fare tutto da soli affidandosi solo a chissà chi o cosa.
Ti ricordi galliani che andava in pressing su Berlusconi affinché facesse un piccolo sforzo economico perché quel giocatore avrebbe fatto svoltare tutta la squadra?
E alla fine Berlusconi cedeva..
Il calcio va così.
Delle volte prendi un Nesta e magari vinci la Champions..
È solo un esempio per spiegare che l'ad non deve essere solo freddo aziendalista.