Tanti non da Milan. Problema organico. Pioli parafulmine.

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Il marchio di pioli in questa squadra è troppo evidente.
Io prima di bocciare con leggerezza alcuni giocatori vorrei vederli in un altro impianto di gioco.
Chiaramente dopo aver colmato le lacune in organico.
 

7AlePato7

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Tuttosport in edicola si chiede: ma quanti sono quelli da Milan? Decide Ibra, ma il problema è l'organico non l'allenatore.

Può sembrare strano, ma in questo periodo il Diavolo se la passa male all’inferno, la cui strada, si sa, è lastricata di buone intenzioni e cattivi pensieri. Le prime, manifestate sin dall’inizio della stagione, sono state spazzate via dai secondi nell’arco di quattro, pessimi giorni che, dal 18 al 22 aprile hanno registrato l’eliminazione dall’Europa League per mano della Roma e la sesta sconfitta consecutiva nel derby grazie alla quale, per giunta, l’Inter si è laureata campione d’Italia con cinque giornate d’anticipo, conquistando la seconda stella. Una doppia botta che avrebbe steso chiunque. Figurarsi la squadra di Gerry Cardinale, patron di RedBird, già severo con la bacchetta delle parole sin dalla fine di febbraio, quando al Business of Football Summit londinese, organizzato dal Financial Times, andò giù pesante, dichiarandosi insoddisfatto e avvertendo che a fine stagione sarebbero cambiate molte cose. Appunto. Ma come? E con chi? A Londra, Cardinale promosse sul campo Ibrahimovic a suo plenipotenziario e non nominò mai Pioli che, però, rispose sul campo. Otto partite utili di fila in campionato, un pareggio e sette vittorie, prima del doppio tracollo con la Roma, fra andata e ritorno e del ko con l’Inter. Le cronache di queste ore considerano un separato in casa fino al 26 maggio, il tecnico del diciannovesimo scudetto. Ogni giorno, il casting per la successione registra nuovi ingressi. Per ora siamo a quota sei: in ordine alfabetico, Conte, Fonseca, Lopetegui, Tedesco, Gallardo, Galtier, con Lopetegui al momento in pole. Alla fine della fiera, Cardinale pronuncerà l’ultima parola dopo avere consultato Ibrahimovic, Moncada e Furlani, ma, tecnicamente, a decidere sarà Zlatan che da quando ha assunto il nuovo ruolo, brilla per il suo silenzio eloquente che fa pendant con la sua onnipresenza in società e al seguito della squadra. Come tutte le cose che fa, Ibrahimovic ama farle bene e non è un modo di dire. La moltitudine che compone la giuria popolare nei social bar della Rete ha già mostrato pollice verso a Pioli. Che, sicuramente ha commesso diversi errori (per esempio, la rinuncia a De Ketelaere: in rossonero non gli è mai stato trovato il ruolo adatto; nell’Atalanta, invece, è stato rigenerato da Gasperini). Tutto ciò premesso e ricordato come soltanto chi non fa non sbaglia, ai milanisti smemorati, agli imbufaliti per il sesto derby perso di fila, a chi reclama un nuovo allenatore, giova ricordare il curriculum milanista del signore emiliano. Il quale non si è mai nascosto dietro un dito, si è sempre assunto le sue responsabilità, ha fatto da parafulmine alla squadra anche quando la squadra l’ha piantato in asso sul campo, contro la Roma due volte e contro l’Inter. E dunque. Stefano Pioli assume la guida del Milan il 9 ottobre 2019, subentrando a Marco Giampaolo che aveva guidato la squadra nelle prime sette giornate di campionato, totalizzando 3 vittorie e 4 sconfitte. Conclude il torneo al sesto posto, qualificandosi al secondo turno preliminare di Europa League; in Coppa Italia viene eliminato dalla Juve in semifinale. Nella stagione 2020-2021, dopo essere stato campione d’inverno, arriva secondo con 79 punti , dietro la Juve allenata da Sarri, campione d’Italia per la nona volta consecutiva e stabilisce il record di 16 vittorie esterne; in Europa League, viene eliminato dal Manchester United negli ottavi di finale; in Coppa Italia esce ai quarti di finale, eliminato dall’Inter; dopo sette anni di assenza, Pioli riporta il Milan in Champions League. La stagione 2021-2022, registra l’eliminazione dalla Champions League (ultimo posto nel girone) e dalla Coppa Italia in semifinale, 17 giornate d’imbattibilità in campionato, 6 vittorie nelle ultime sei giornate del torneo che laurea il Milan campione d’Italia, undici anni dopo l’ultimo tricolore, vinto sotto la guida di Allegri. Il primo scudetto della carriera gli merita anche la Panchina d’Oro. Nell’annata 2022-2023, dominata dal Napoli sulla scena italiana, Pioli porta i rossoneri sino alla semifinale di Champions League, per la prima volta dopo 16 anni ed esce, eliminato dall’Inter; in Coppa Italia, viene eliminato dal Torino negli ottavi e perde la finale di Supercoppa con l’Inter. Nella stagione in corso, esce dalla fase a giorni della Champions League, arriva sino ai quarti di Europa League, viene eliminato dall’Atalanta in Coppa Italia, a cinque giornate dalla fine è secondo in classifica. Dopo il derby, Pioli ha commentato: «L’Inter ha disputato un campionato eccezionale, sono 3-4 anni che ha la rosa più forte mentre noi siamo mancati nella continuità ad alto livello. Sia noi sia le altre dobbiamo fare passi avanti, con quest’Inter così forte. Ciclo finito? Non lo so, Inzaghi dodici mesi fa sembrava in difficoltà e poi ha fatto tutto questo. Io sto bene, la squadra ha ancora margini di miglioramento». Sicuri che salutare Pioli sia la mossa migliore? Non sarebbe invece il caso, sul mercato, di cercare un difensore da Milan, un regista da Milan e una punta da Milan, capace di andare in doppia cifra poiché Giroud il 26 maggio saluterà per trasferirsi a Los Angeles? Giroud, 37 anni, 47 gol in 127 partite, un mostruoso esempio di longevità agonistica e di professionalità. In questa stagione è andato in doppia cifra, come Pulisic, acquisto felice (44 presenze, 13 gol fra campionato e coppe) e Leao (42 presenze, 13 gol), l’americano e il portoghese da considerarsi incedibili e punti di riferimento assoluti per la ripartenza. Pioli vanta il secondo attacco del campionato (64 gol) e la seconda peggior difesa fra le prime otto della classifica (39 gol incassati in 33 giornate). Vuol dire che Pioli ha dato un gioco offensivo alla squadra, ma si è ritrovato con una retroguardia fragile se commisurata alle ambizioni societarie. A proposito: ricordate quale fosse stato l’obiettivo principale indicato dalla società alla squadra e all’allenatore? «Il Milan deve essere sempre in Champions League, altri obiettivi non ne ho. Mi piacerebbe vincere lo scudetto? Molto, moltissimo... Ma non è il nostro obiettivo numero uno. Noi siamo un grande club mondiale. Dobbiamo essere in Champions perché vogliamo che i nostri tifosi nel mondo ci vedano». Chi l’ha detto? Paolo Scaroni, il presidente, addì 9 ottobre 2023, intervista a Sky Sport. Dov’è il Milan oggi? È secondo in classifica con 69 punti e 15 di vantaggio sulla sesta, a un passo dall’aritmetica certezza della qualificazione al massimo torneo continentale. Morale della favola: questa squadra è stata certamente rintronata da Roma e Inter, ma non è certo da rifondare. Semmai, da rafforzare. Che la guidi ancora Pioli o un altro allenatore. Sommessa opinione personale: meglio Pioli.
Tanti non da milan, a cominciare dall’allenatore, dalla dirigenza e dalla proprietá. Tra l’altro vale la pena ricordare che il mercato osceno della scorsa estate è stato condotto dal tanto osannato supercoach. Tra lui, Moncada e quell’altro geniaccio incompreso di D’Ottavio supervisionati dal bocconiano, hanno combinato un disastro. Giocatori presi a caso, usando come criteri base la nazionalitá (prevalentemente ammereggana e inglese per vendere magliette in Iuessei) e la scadenza del contratto (solo giocatori in scadenza 2024, per pagare meno il cartellino). Non poteva non venire fuori una accozzaglia senza senso.
 

bobbylukr

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Tanti non da milan, a cominciare dall’allenatore, dalla dirigenza e dalla proprietá. Tra l’altro vale la pena ricordare che il mercato osceno della scorsa estate è stato condotto dal tanto osannato supercoach. Tra lui, Moncada e quell’altro geniaccio incompreso di D’Ottavio supervisionati dal bocconiano, hanno combinato un disastro. Giocatori presi a caso, usando come criteri base la nazionalitá (prevalentemente ammereggana e inglese per vendere magliette in Iuessei) e la scadenza del contratto (solo giocatori in scadenza 2024, per pagare meno il cartellino). Non poteva non venire fuori una accozzaglia senza senso.

Il peccato originale è stato tenere il coach.
Anche avessimo preso Rudiger, Camavinga e Mpabbe avremmo comunque giocato col 5 0 5 facendo schifo il più delle volte.
 

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