E' scandaloso come un non allenatore abbia trasformato dei buoni e altri non fenomeni ma che in questo campionato potevano bastare, in dei brocchi clamorosi senza idee e ormai senza voglia.
Non c'è bisogno di fare la lista di chi sta deludendo, possiamo solo salvare Paqueta (che comunque lo sta gestendo malissimo) Piatek (messo in panchina... pazzesco...), Romagnoli (che ha sbottato) e Baka (che senza Champions ci saluta).
Non è possibile rovinare una intera rosa come ha fatto lui, come per esempio graziare sempre il turco che non ha mai fatto una prestazione da giocatore professionista, un vero allenatore non avrebbe più visto il campo, a costo di far giocare Borini fuori ruolo.
Ha fatto un disastro, ma non solo per la Champions, ha fatto crollare il valore di ogni singolo giocatore, questa cosa ci creerà grossi problemi nella ricostruzione (?) della squadra.
Purtroppo si crea un circolo vizioso
la squadra perde------->i giocatori acquisiscono mentalità negativa e rassegnazione----->arrivano nuovi giocatori che non hanno mai vinto o che sono ancora giovani-------->assorbono la mentalità negativa esistente------->la squadra perde------>i giocatori acquisiscono mentalità negativa e rassegnazione------->arrivano nuovi giocatori che non hanno mai vinto o che sono ancora giovani-------->assorbono la mentalità negativa esistente-------->la squadra perde------>i giocatori acquisiscono mentalità negativa e rassegnazione------->arrivano nuovi giocatori che non hanno mai vinto o che sono ancora giovani-------->assorbono la mentalità negativa esistente
L'unico modo per spezzare con certezza questa catena (tenendo comunque alta la guardia) è prendere dei campioni nel vivo della loro carriera.
Minimo, ma proprio minimo, ne devi prendere due e meglio se tre, altrimenti subiscono l'effetto Higuain. Anziché fare gruppo, quel singolo campione si sente solo a predicare nel deserto.
Idealmente, il piano A e la formula migliore è il 3+3: tre campioni e tre giovani che vanno dal promettente (tipo Tonali) al forte (tipo Milinkovic-Savic).
Possono essere 1 campione affermato come Sané e 2 in fase discendente ma decisivi come Fabregas e Ramos, con 3 giovani come Tonali, Milinkovic-Savic e Saint-Maximin.
Oppure 2 campioni come Isco e Alexis Sanchez e 1 in calo ma decisivo come Modric, e 3 giovani come Sensi, Duncan ed Everton.
Così avresti uno zoccolo duro suddiviso in tre fasce:
prima: il campione/i campioni affermati che danno certezze e vigore
seconda: il campione/i campioni esperti che danno mentalità ed esperienza
terza: i giovani promettenti che danno entusiasmo per la possibilità di crescere sotto l'ala protettiva dei campioni
Diventerebbe così questo zoccolo duro a essere il cuore della squadra, il nuovo centro focale e carismatico di tutto lo spogliatoio. La catena della negatività verrebbe definitivamente spezzata. La nuova base sovrasterebbe totalmente quella vecchia spazzandola via.
Il piano B rispetto a tutto questo (più rischioso, ma che potrebbe comunque rivelarsi efficace) è avere semplicemente 2 campioni. Anche in parabola discendente, purché tu li abbia e possano ancora fare la differenza.
La Juventus nel 2011-12 aveva fatto più o meno così: Pirlo e Buffon i due campioni in fase discendente ma ancora decisivi, e Vucinic che era considerato un mezzo campione inespresso. Lichtsteiner e Vidal i due giovani a cui aggiungere Marchisio già in rosa.
Fate caso che il Milan finché aveva Piatek e Paquetà in campo insieme, e poco prima che Gattuso li imbrigliasse troppo tatticamente, stava tenendo botta per il terzo/quarto posto. In mancanza di due campioni è infatti sufficiente (seppur statiscamente e tecnicamente molto più difficile) che ci siano due giocatori ad avere comunque un rendimento come tali.
L'Udinese si qualificava in Champions fin quando aveva due elementi che giocavano da campioni (Di Natale e Sanchez).
L'Inter l'anno scorso è andata in Champions con la formula del 3+3: Icardi, Perisic e Handanovic (che hanno giocato da campioni) più Skrinar, Cancelo e Rafinha.
L'Atalanta che potrebbe arrivare quarta è trascinata da Papu Gomez e Zapata (sempre due).
Sono tutti schemi ricorrenti da cui è impossibile sfuggire.
Il calcio è materia più semplice di quel che si creda, al netto di tutti gli arzigogolii tattici-tecnici che ci facciamo.