Concordo.
Aggiungo solo che non capisco perché lo stesso “fatalismo rassegnato” che molti vorrebbero venisse usato dagli ucraini sulla questione neutralità e sulla loro(presunta o meno)impossibilità storico-geopolitica di entrare nella NATO non venga usato da una parte dell’opinione pubblica italiana anche in relazione alla nostra condizione geopolitica. L’Italia per motivi storici, politici, culturali, economici, geopolitici e chi più ne ha più ne metta è saldata al mondo occidentale/europeo e alle istituzioni che ne sono espressione(UE, NATO ecc). A ‘na certa bisognerebbe farsene una ragione.
Il vero, enorme, problema è che non si riesce a distaccarsi dal filone ideologico. Quello del pensiero unico, visto che è stato tirato in ballo.
Non si riesce a fare lo step mentale e separare due aspetti fondamentalmente differenti in tale questione, accorpandoli in un minestrone ingestibile e facilmente preda di posizioni poco convincenti.
Una cosa è l'aspetto emotivo, quello di sentirsi vicino al popolo ucraino in quanto vittima della guerra, e condannarne l'aggressione. L'altro aspetto è quello di salvaguardare i nostri interessi. Applicare sanzioni significa affrancarsi ad una certa linea di politica estera che poi ha pesanti ripercussioni economiche su di noi. Fossimo messi bene, un piccolo obolo in nome dell'Ucraina potrebbe anche starci,
E così impossibile dissociarsi pubblicamente dalle azioni della Russia ed aiutare l'Ucraina, ma contemporaneamente non mettere a rischio le poche opportunità di commercio che ci rimangono da sfruttare?
Meno sentimentalismo melodrammatico, e più pragmatismo.
Il sentimentalismo a nostro danno non ce lo possiamo permettere in questo momento.