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Arianna Ravelli dal CorSera:"L’allenatore già esonerato nei fatti che viene mandato in conferenza stampa per assenza delle firme del nuovo che lo deve sostituire è forse un inedito, di sicuro la manifestazione più vistosa della confusione che regna al Milan. Non era l’uscita di scena che Paulo Fonseca si meritava, se non altro per la serietà e la correttezza della persona, perché invece i risultati e le prestazioni avevano reso la sua posizione difficilmente difendibile. Ma la catena di errori era iniziata prima: andando a ritroso, non è ammissibile che una società come il Milan si faccia dettare i tempi della comunicazione del nuovo allenatore dal procuratore del medesimo, che poco prima della partita con la Roma pensa bene di far uscire la notizia, forzando la mano al club per evitare che
una vittoria facesse propendere per posticipare ancora l’esonero di Fonseca (di cui si discuteva da tempo, da prima della sfida con il Verona, e che era dato per certo in caso di sconfitta). Dettagli? Forse, ma danno l’idea della debolezza del club. Continuando ad avvolgere il nastro, l’errore più clamoroso è stato scegliere Fonseca in estate contro il parere della piazza senza avere la forza necessaria per difenderlo fino in fondo, perché il Milan ha bisogno di un allenatore di alto standing, dall’esperienza così indiscutibile che
possa fare da schermo da solo alla società. Ed ecco che si arriva al punto centrale, perché se non si parte da qui appare probabile che anche l’avventura di Sergio Conceicao (preferito ad altri profili, come quello di Massimiliano Allegri, con la motivazione che si vuole tentare di aprire un ciclo, ma qui c’è intanto da provare a raggiungere un posto in Champions) sia destinata a vivere le stesse difficoltà.
Manca al Milan qualcuno, sotto l’ad che si occupa di finanze, che conosca i meccanismi del calcio, che sappia di campo, che
sia in grado di presentarsi in conferenza stampa quando la situazione si fa critica, di parlare ai giocatori (e forse anche
sullo sceglierli si può migliorare: gli acquisti della scorsa estate, da Emerson Royal in poi, non sembrano azzeccati, la rosa appare mal costruita), che consenta a Ibrahimovic (a proposito, dov’era domenica sera?) di occupare il ruolo che doveva ricoprire all’inizio, quello di consulente/uomo immagine/trait d’union tra club e proprietà, prima che i posti vuoti in società lo obbligassero ad allargarsi, a ricoprire cariche che (ancora) non sa o non vuole gestire. Questa stagione è ormai in parte compromessa, ma per la prossima questo Milan deve passare attraverso una rivoluzione profonda. Altrimenti non farà che passare da un allenatore a un altro (agenti permettendo).
una vittoria facesse propendere per posticipare ancora l’esonero di Fonseca (di cui si discuteva da tempo, da prima della sfida con il Verona, e che era dato per certo in caso di sconfitta). Dettagli? Forse, ma danno l’idea della debolezza del club. Continuando ad avvolgere il nastro, l’errore più clamoroso è stato scegliere Fonseca in estate contro il parere della piazza senza avere la forza necessaria per difenderlo fino in fondo, perché il Milan ha bisogno di un allenatore di alto standing, dall’esperienza così indiscutibile che
possa fare da schermo da solo alla società. Ed ecco che si arriva al punto centrale, perché se non si parte da qui appare probabile che anche l’avventura di Sergio Conceicao (preferito ad altri profili, come quello di Massimiliano Allegri, con la motivazione che si vuole tentare di aprire un ciclo, ma qui c’è intanto da provare a raggiungere un posto in Champions) sia destinata a vivere le stesse difficoltà.
Manca al Milan qualcuno, sotto l’ad che si occupa di finanze, che conosca i meccanismi del calcio, che sappia di campo, che
sia in grado di presentarsi in conferenza stampa quando la situazione si fa critica, di parlare ai giocatori (e forse anche
sullo sceglierli si può migliorare: gli acquisti della scorsa estate, da Emerson Royal in poi, non sembrano azzeccati, la rosa appare mal costruita), che consenta a Ibrahimovic (a proposito, dov’era domenica sera?) di occupare il ruolo che doveva ricoprire all’inizio, quello di consulente/uomo immagine/trait d’union tra club e proprietà, prima che i posti vuoti in società lo obbligassero ad allargarsi, a ricoprire cariche che (ancora) non sa o non vuole gestire. Questa stagione è ormai in parte compromessa, ma per la prossima questo Milan deve passare attraverso una rivoluzione profonda. Altrimenti non farà che passare da un allenatore a un altro (agenti permettendo).
