Rangnick:"Milan, potevi svoltare. Non punterei su Ibra. Maldini...

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Dalle parole dette sto tizio mi sembra un tantinello "montato".
Come lui ce ne sono e ce ne sono stati tanti nel calcio, tecnici alla Zeman per intenderci. Costui si mescola alla filosofia Fergusoniana del "faccio tutto io".

Però mi chiedo... come mai dopo anni di "successi" alla sua porta ancora non bussano gli squadroni blasonati???
Sarà forse perchè questo tipo di tecnici vanno bene per traguardi fino al gradino sotto del podio... io la vedo così.
 

sipno

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Sono convinto che questa "mentalità" del tutti giovani da formare e rivendere, sia profondamente sbagliata.

Secondo me la "rivoluzione" non doveva passare da rangnick proprio per questo. Il rischio di buttare anni interi a cercare fantomatici giovani da formare era alto, molto alto. Riempire la squadra di leao non porta da nessuna parte.

Secondo me in questi ultimi anni una sola volta abbiamo avuto un'occasione clamorosa per svoltare: il mercato 17/18 di Leonardo, con cui la squadra si era effettivamente, finalmente rinforzata.
Purtroppo è stata data in mano a Gattuso...

Io penso che il rivenderli sia la strategia del club.
A lui piace formare la squadra partendo dai ragazzi.
Mentalià che condivido. E pendo porti più gratificazione.

Poi se gli vendono il campione appena formato è per ordine della società.

Sarebbe rimasto alla Redbull se gli fosse andato bene, ma credo che anche a lui piacerebbe avere qualcosa di meglio.

Il problema è che i grandi team sono tutti formati da grandi giocatori e lui li c'entrerebbe poco... Si è capito che la grande squadra fatta da grandi giocatori la vuole formare lui.
Ecco perchè non è mai stato ingaggiato dai top club.

Ma se un club vuole diventare grande e alla svelta il modo più veloce è passare da lui.

La nostra è sicuramente una occasione perduta... Ma io spero (se dovesse rimanere Elliott) che si possa riprovarci il prossimo anno con lui.
 

admin

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La Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 20 agosto, pubblica un'intervista a Ralf Rangnick. Ecco un'anticipazione:" Milan, potevi svoltare. Ibra? Non ci punterei. Maldini ha speso ma... E' stato giusto confermare Pioli, però mi chiedo: la società è contenta dei risultati in rapporto agli investimenti?”

L'intervista completa

«Primi contatti? A fine ottobre, quando la squadra era in una situazione complicata: a tre punti dalla zona retrocessione».

Poi?

«Se lo avete scritto è perché qualcuno ve lo ha detto. Io non ne ho mai parlato in pubblico. Ma per mettere in chiaro nessun contratto o penale, fino a tre settimane fa ero impegnato con la Red Bull».

Pioli?

«La squadra è stata la migliore post Coronavirus. Cambiare non sarebbe stato saggio né rispettoso. Pioli ha meritato la conferma, anche per la persona che è: l’ho apprezzato nelle interviste, sempre concentrato sugli obiettivi. Se poi è la scelta giusta nel medio e lungo termine è un’altra questione».

Maldini e Boban?

«Nella vita una delle mie regole è: non parlare di chi non conosci personalmente. E da parte mia non è mai stata detta mezza parola sul Milan, mai. Posso parlare di Maldini ex giocatore: è stato straordinario, una leggenda vera e propria. Ma non posso dire lo stesso da direttore sportivo: semplicemente, non lo conosco in questo ruolo. Da esterno ci si può chiedere se la proprietà è contenta dei risultati in rapporto al denaro investito negli ultimi anni. Io causa del divorzio tra Zvone e il Milan? Dovete chiedere a chi rappresenta il club».

Ibrahimovic?

«La domanda da fare è un’altra. Perché il Milan si era rivolto a me? Cosa mi volevano far fare? Se lo ha fatto è perché, magari, cercava una svolta. Lavoro alla crescita, e i giovani imparano molto più in fretta. Non è nel mio stile insistere su giocatori di 38 anni, non perché non siano abbastanza bravi, e Ibra certamente lo è, ma perché preferisco creare valore, sviluppare il talento. Per me ha poco senso puntare su Ibra o Kjaer, ma è la mia idea, né giusta né sbagliata, semplicemente diversa. Quando Ibra ha detto di non conoscermi non aveva torto, perché anch’io non lo conosco personalmente, non avendoci mai parlato».

Cosa serviva?

«Porsi un obiettivo concreto, in questo caso la Champions perché nessuno è felice di giocare in Europa League, magari il giovedì sei a Baku e la domenica a Cagliari. Sarà paradossale ma l’esempio è a 30 km di distanza da Milano: l’Atalanta ha un terzo del fatturato del Milan ma arriva davanti. Fanno investimenti intelligenti, hanno un settore giovanile tra i migliori d’Europa. Se qualcuno è bravo, io cerco di capire che strada ha seguito. Gasperini è bravissimo ma non è il solo. Si vince di squadra. Tra gli allenatori italiani cito subito anche Conte: ha uno stile di calcio sofisticato, attivo e aggressivo».

Allenatore o d.s. o entrambe?

«Dipende dal progetto. Negli ultimi 36 anni, ho sempre avuto più successo quando potevo essere più di un semplice tecnico, un “trainager”, allenatore e manager. Ma mi considero parte di un ingranaggio con tanti pezzi. Cerco le persone migliori, le professionalità più forti, dallo staff ai nutrizionisti, dallo psicologo ai video analyst fino ovviamente al settore scouting"

"Possiamo concludere con un arrivederci Italia? Chissà...".

Dovete quotare.
 

Pivellino

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L'intervista completa

«Primi contatti? A fine ottobre, quando la squadra era in una situazione complicata: a tre punti dalla zona retrocessione».

Poi?

«Se lo avete scritto è perché qualcuno ve lo ha detto. Io non ne ho mai parlato in pubblico. Ma per mettere in chiaro nessun contratto o penale, fino a tre settimane fa ero impegnato con la Red Bull».

Pioli?

«La squadra è stata la migliore post Coronavirus. Cambiare non sarebbe stato saggio né rispettoso. Pioli ha meritato la conferma, anche per la persona che è: l’ho apprezzato nelle interviste, sempre concentrato sugli obiettivi. Se poi è la scelta giusta nel medio e lungo termine è un’altra questione».

Maldini e Boban?

«Nella vita una delle mie regole è: non parlare di chi non conosci personalmente. E da parte mia non è mai stata detta mezza parola sul Milan, mai. Posso parlare di Maldini ex giocatore: è stato straordinario, una leggenda vera e propria. Ma non posso dire lo stesso da direttore sportivo: semplicemente, non lo conosco in questo ruolo. Da esterno ci si può chiedere se la proprietà è contenta dei risultati in rapporto al denaro investito negli ultimi anni. Io causa del divorzio tra Zvone e il Milan? Dovete chiedere a chi rappresenta il club».

Ibrahimovic?

«La domanda da fare è un’altra. Perché il Milan si era rivolto a me? Cosa mi volevano far fare? Se lo ha fatto è perché, magari, cercava una svolta. Lavoro alla crescita, e i giovani imparano molto più in fretta. Non è nel mio stile insistere su giocatori di 38 anni, non perché non siano abbastanza bravi, e Ibra certamente lo è, ma perché preferisco creare valore, sviluppare il talento. Per me ha poco senso puntare su Ibra o Kjaer, ma è la mia idea, né giusta né sbagliata, semplicemente diversa. Quando Ibra ha detto di non conoscermi non aveva torto, perché anch’io non lo conosco personalmente, non avendoci mai parlato».

Cosa serviva?

«Porsi un obiettivo concreto, in questo caso la Champions perché nessuno è felice di giocare in Europa League, magari il giovedì sei a Baku e la domenica a Cagliari. Sarà paradossale ma l’esempio è a 30 km di distanza da Milano: l’Atalanta ha un terzo del fatturato del Milan ma arriva davanti. Fanno investimenti intelligenti, hanno un settore giovanile tra i migliori d’Europa. Se qualcuno è bravo, io cerco di capire che strada ha seguito. Gasperini è bravissimo ma non è il solo. Si vince di squadra. Tra gli allenatori italiani cito subito anche Conte: ha uno stile di calcio sofisticato, attivo e aggressivo».

Allenatore o d.s. o entrambe?

«Dipende dal progetto. Negli ultimi 36 anni, ho sempre avuto più successo quando potevo essere più di un semplice tecnico, un “trainager”, allenatore e manager. Ma mi considero parte di un ingranaggio con tanti pezzi. Cerco le persone migliori, le professionalità più forti, dallo staff ai nutrizionisti, dallo psicologo ai video analyst fino ovviamente al settore scouting"

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L'unica cosa che mi sento di dire è che ho l'impressione che volesse arrivare da salvatore della patria, e che l'ultimo Milan post covid avrebbe caricato di significati sproporzionati (temo in negativo) ogni cosa che avesse fatto da noi.
Lui forse ha mancato di coraggio barattandolo con una presunta linearità (rigidità) della sua visione, lo stesso coraggio che alla fine è mancato alla Società.
Lo avrei visto adatto se avessimo terminato come abbiamo iniziato, quest'uomo è adatto a lavorare a partire molto dal basso e su realtà più provinciali, con la calma e la programmazione teutonica.
Da noi la probabilità di fallire sarebbe stata molta.
Detto questo, è un capitolo chiuso.
Ha poco senso insistere, anche per lui.
 
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Prevedibile. Ha espresso giudizi lusinghieri su Pioli. È chiaro: alle giuste condizioni, il ticket Rangnick-Pioli sarebbe stato possibile. Il problema vero, lo abbiamo capito, è stato il rapporto impossibile con Maldini, che ha vinto la battaglia societaria contro di lui. Sulle sue conoscenze del Maldini direttore sportivo, poco da dire: sono praticamente le nostre. Speriamo che le impressioni ricevute dal campionatino post Covid siano confermate, e non sia stata l'ennesima fata morgana nel deserto. Alla peggio, si ricomincia ancora una volta. :)

Io non la leggo affatto cosí.
Ha detto che il rendimento della squadra post-covid rendeva naturale e se vogliamo meritata la conferma (a scapito del suo arrivo) del tecnico. Quindi comprende perché il Milan non ha voluto proseguire con lui. Ma lui vuole fare il “Trainager” offerto l’allenatore, ma anche decidere quali giocatori prendere, che poi operativamente si appoggi a scout che portano le relazioni sui giocatori, un ds che fisicamente si opera delle trattative di acquisto dei profili da lui indicati e/o concordati, che si occupa di cedere gli esuberi... ok.
Il lavoro di trattare, trovare acquirenti... lo delega volentieri, ma il potere decisionale lo voleva lui.
Chiara incompatibilitá con Paolo e Zorro, mentre un profili come Massara ci stava. Ma lui sostituiva Pioli, Maldini e Boban
 
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Che gli vuoi dire? Questo ha una mentalità che noi, lì pronti a vivacchiare dopo un mesetto e mezzo sopra la media dopo mesi di sberle da chiunque, ci sognamo. Si capisce benissimo che sa cos'è il Milan e che non ci avrebbe certo guidato per prendere 17enni e rivenderli alla prima offerta in caso fossero esplosi. Così come si capisce che aveva individuato perfettamente il percorso per tornare a competere a certi livelli, vedere risposte alla domanda 'cosa ritiene debba fare il Milan per tornare stabilmente ai vertici?', e poi alla domanda sullo stile di gioco.


Poi, noi tutto quello che tocchiamo diventa melma, e magari, dopo tre esperienze fenomenali con Schalke e soprattutto Hoffenheim e Lipsia, avremmo mandato al manicomio pure questo qui, però resta il fatto che avere ancora Maldini al posto di questo Signore è il più grande insulto alla competenza che ci possa essere. Spero soltanto che non pagheremo questa scelta infelice.

Perfettamente d'accordo.
A parte il condividere la sua visione, che come lui stesso dice è un punto di vista, non per forza l'unico modo di agire, si capisce lontano km che è una persona metodica, che agisce secondo dei criteri e non a casaccio come noi negli ultimi anni.
L'osservazione, "sono contenti dei risultati in proporzione a quanto speso", il riferimento all'atalanta, tutto perfetto
 
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Mi sembra una persona intelligente e che sa il fatto suo ma non capisco assolutamente questa idiosincrasia verso Ibrahimovic e Kjaer. Come se non fosse possibile avere una squadrea/rosa giovane e con età media bassa nonostante 2 o 3 giocatori di esperienza. Soprattutto quando si è visto palesemente che questi il "valore", per usare il termine che usa lui, lo creano soprattutto per i giovani. Rimango della mia idea cioè che il compromesso migliore fosse Rangninck ds con la permanenza di Ibrahimovic e Kjaer e un allenatore a lui gradito. Putroppo a questo punto impossibile per la rigidità e la mancanza di compatibilità tra le varie figure.
 
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La Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 20 agosto, pubblica un'intervista a Ralf Rangnick. Ecco un'anticipazione:" Milan, potevi svoltare. Ibra? Non ci punterei. Maldini ha speso ma... E' stato giusto confermare Pioli, però mi chiedo: la società è contenta dei risultati in rapporto agli investimenti?”

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«Primi contatti? A fine ottobre, quando la squadra era in una situazione complicata: a tre punti dalla zona retrocessione».

Poi?

«Se lo avete scritto è perché qualcuno ve lo ha detto. Io non ne ho mai parlato in pubblico. Ma per mettere in chiaro nessun contratto o penale, fino a tre settimane fa ero impegnato con la Red Bull».

Pioli?

«La squadra è stata la migliore post Coronavirus. Cambiare non sarebbe stato saggio né rispettoso. Pioli ha meritato la conferma, anche per la persona che è: l’ho apprezzato nelle interviste, sempre concentrato sugli obiettivi. Se poi è la scelta giusta nel medio e lungo termine è un’altra questione».

Maldini e Boban?

«Nella vita una delle mie regole è: non parlare di chi non conosci personalmente. E da parte mia non è mai stata detta mezza parola sul Milan, mai. Posso parlare di Maldini ex giocatore: è stato straordinario, una leggenda vera e propria. Ma non posso dire lo stesso da direttore sportivo: semplicemente, non lo conosco in questo ruolo. Da esterno ci si può chiedere se la proprietà è contenta dei risultati in rapporto al denaro investito negli ultimi anni. Io causa del divorzio tra Zvone e il Milan? Dovete chiedere a chi rappresenta il club».

Ibrahimovic?

«La domanda da fare è un’altra. Perché il Milan si era rivolto a me? Cosa mi volevano far fare? Se lo ha fatto è perché, magari, cercava una svolta. Lavoro alla crescita, e i giovani imparano molto più in fretta. Non è nel mio stile insistere su giocatori di 38 anni, non perché non siano abbastanza bravi, e Ibra certamente lo è, ma perché preferisco creare valore, sviluppare il talento. Per me ha poco senso puntare su Ibra o Kjaer, ma è la mia idea, né giusta né sbagliata, semplicemente diversa. Quando Ibra ha detto di non conoscermi non aveva torto, perché anch’io non lo conosco personalmente, non avendoci mai parlato».

Cosa serviva?

«Porsi un obiettivo concreto, in questo caso la Champions perché nessuno è felice di giocare in Europa League, magari il giovedì sei a Baku e la domenica a Cagliari. Sarà paradossale ma l’esempio è a 30 km di distanza da Milano: l’Atalanta ha un terzo del fatturato del Milan ma arriva davanti. Fanno investimenti intelligenti, hanno un settore giovanile tra i migliori d’Europa. Se qualcuno è bravo, io cerco di capire che strada ha seguito. Gasperini è bravissimo ma non è il solo. Si vince di squadra. Tra gli allenatori italiani cito subito anche Conte: ha uno stile di calcio sofisticato, attivo e aggressivo».

Allenatore o d.s. o entrambe?

«Dipende dal progetto. Negli ultimi 36 anni, ho sempre avuto più successo quando potevo essere più di un semplice tecnico, un “trainager”, allenatore e manager. Ma mi considero parte di un ingranaggio con tanti pezzi. Cerco le persone migliori, le professionalità più forti, dallo staff ai nutrizionisti, dallo psicologo ai video analyst fino ovviamente al settore scouting"

"Possiamo concludere con un arrivederci Italia? Chissà...".

Resto della mia idea : alla red bull il segreto era la macchina, non il pilota.

Rangnick, che magari avrà pure una metodologia , non lo nego, al milan senza fondi e senza investimenti sarebbe stato un de zerbi qualsiasi.
Perchè un conto è prendere 300 possibili upamecano e manè giovanissimi in giro per il mondo , farli crescere nelle società direttamente collegate(5 in tutto) al mondo red bull e poi quando sono pronti portarli nella squadra A (il lipsia) , altro conto è portare il leao di turno al milan per farlo giocare a san siro.
Il milan non ha società satellite, non ha la rete di scouting della red bull, non ha una proprietà forte alle spalle che immette soldi.
Rangnick se fosse arrivato al milan avrebbe non confermato kjaer, ibra e tutti gli over 30 e avrebbe messo sul mercato romagnoli , gigio e altri per abbassare i costi della rosa e crearsi un gruzzoletto per il mercato.
A quel punto sarebbe andato alla ricerca di giovani di valore ma non avrebbe pescato come può fare oggi alla red bull, questo non capiamo.
Avrebbe pescato alla leao e abbiamo visto tutti come sia difficile beccare il giovane e catapultarlo subito in una realtà dura.

Lo capirebbe pure un bambino ma a quanto pare non è cosi.

Il giocattolo reb bull è una macchina perfetta e rangnick era un direttore sportivo ma di un impero.


Chiudo poi con un sassolino dalla scarpa che mi devo levare : mi fa molto male leggere da milanista delle lodi per questo tedesco e poi magari le stesse persone sminuiscono o offendono Sacchi.
Arrigo Sacchi Dio Santo.
Forse non ci rendiamo conto cosa ha fatto Sacchi nel calcio.
Forse non ci rendiamo conto cosa ha apportato Sacchi alla materia calcio.

Un uomo lodato da tutti e misteriosamente sminuito dai suoi tifosi.
 
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Sono convinto che questa "mentalità" del tutti giovani da formare e rivendere, sia profondamente sbagliata.

Secondo me la "rivoluzione" non doveva passare da rangnick proprio per questo. Il rischio di buttare anni interi a cercare fantomatici giovani da formare era alto, molto alto. Riempire la squadra di leao non porta da nessuna parte.

Secondo me in questi ultimi anni una sola volta abbiamo avuto un'occasione clamorosa per svoltare: il mercato 2018 di Leonardo, con cui la squadra si era effettivamente, finalmente rinforzata.
Purtroppo è stata data in mano a Gattuso...

Cavolo non condivido nemmeno mezza parola ?
Leonardo???? Ha fatto peggio di Mirabelli.
 
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