Rangnick:"Milan, potevi svoltare. Non punterei su Ibra. Maldini...

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Dalle parole dette sto tizio mi sembra un tantinello "montato".
Come lui ce ne sono e ce ne sono stati tanti nel calcio, tecnici alla Zeman per intenderci. Costui si mescola alla filosofia Fergusoniana del "faccio tutto io".

Però mi chiedo... come mai dopo anni di "successi" alla sua porta ancora non bussano gli squadroni blasonati???
Sarà forse perchè questo tipo di tecnici vanno bene per traguardi fino al gradino sotto del podio... io la vedo così.

I top club non bussano alla sua porta perché per vincere prendono i migliori tecnici e i migliori giocatori,non significa vincere ma è la strada che più ti porta vicino alla vittoria.Rangnick serve a chi deve ripartire creando qualcosa di diverso data l'impossibilità di arrivare ai Lukaku,Mbappe',Neymar ecc...
 

Aron

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La Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 20 agosto, pubblica un'intervista a Ralf Rangnick. Ecco un'anticipazione:" Milan, potevi svoltare. Ibra? Non ci punterei. Maldini ha speso ma... E' stato giusto confermare Pioli, però mi chiedo: la società è contenta dei risultati in rapporto agli investimenti?”

L'intervista completa

«Primi contatti? A fine ottobre, quando la squadra era in una situazione complicata: a tre punti dalla zona retrocessione».

Poi?

«Se lo avete scritto è perché qualcuno ve lo ha detto. Io non ne ho mai parlato in pubblico. Ma per mettere in chiaro nessun contratto o penale, fino a tre settimane fa ero impegnato con la Red Bull».

Pioli?

«La squadra è stata la migliore post Coronavirus. Cambiare non sarebbe stato saggio né rispettoso. Pioli ha meritato la conferma, anche per la persona che è: l’ho apprezzato nelle interviste, sempre concentrato sugli obiettivi. Se poi è la scelta giusta nel medio e lungo termine è un’altra questione».

Maldini e Boban?

«Nella vita una delle mie regole è: non parlare di chi non conosci personalmente. E da parte mia non è mai stata detta mezza parola sul Milan, mai. Posso parlare di Maldini ex giocatore: è stato straordinario, una leggenda vera e propria. Ma non posso dire lo stesso da direttore sportivo: semplicemente, non lo conosco in questo ruolo. Da esterno ci si può chiedere se la proprietà è contenta dei risultati in rapporto al denaro investito negli ultimi anni. Io causa del divorzio tra Zvone e il Milan? Dovete chiedere a chi rappresenta il club».

Ibrahimovic?

«La domanda da fare è un’altra. Perché il Milan si era rivolto a me? Cosa mi volevano far fare? Se lo ha fatto è perché, magari, cercava una svolta. Lavoro alla crescita, e i giovani imparano molto più in fretta. Non è nel mio stile insistere su giocatori di 38 anni, non perché non siano abbastanza bravi, e Ibra certamente lo è, ma perché preferisco creare valore, sviluppare il talento. Per me ha poco senso puntare su Ibra o Kjaer, ma è la mia idea, né giusta né sbagliata, semplicemente diversa. Quando Ibra ha detto di non conoscermi non aveva torto, perché anch’io non lo conosco personalmente, non avendoci mai parlato».

Cosa serviva?

«Porsi un obiettivo concreto, in questo caso la Champions perché nessuno è felice di giocare in Europa League, magari il giovedì sei a Baku e la domenica a Cagliari. Sarà paradossale ma l’esempio è a 30 km di distanza da Milano: l’Atalanta ha un terzo del fatturato del Milan ma arriva davanti. Fanno investimenti intelligenti, hanno un settore giovanile tra i migliori d’Europa. Se qualcuno è bravo, io cerco di capire che strada ha seguito. Gasperini è bravissimo ma non è il solo. Si vince di squadra. Tra gli allenatori italiani cito subito anche Conte: ha uno stile di calcio sofisticato, attivo e aggressivo».

Allenatore o d.s. o entrambe?

«Dipende dal progetto. Negli ultimi 36 anni, ho sempre avuto più successo quando potevo essere più di un semplice tecnico, un “trainager”, allenatore e manager. Ma mi considero parte di un ingranaggio con tanti pezzi. Cerco le persone migliori, le professionalità più forti, dallo staff ai nutrizionisti, dallo psicologo ai video analyst fino ovviamente al settore scouting"

"Possiamo concludere con un arrivederci Italia? Chissà...".


Abbiamo schivato una pallottola. Vedremo dove si accaserà e cosa combinerà quest’altro genio del calcio.
 
U

Underhill84

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La Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 20 agosto, pubblica un'intervista a Ralf Rangnick. Ecco un'anticipazione:" Milan, potevi svoltare. Ibra? Non ci punterei. Maldini ha speso ma... E' stato giusto confermare Pioli, però mi chiedo: la società è contenta dei risultati in rapporto agli investimenti?”

L'intervista completa

«Primi contatti? A fine ottobre, quando la squadra era in una situazione complicata: a tre punti dalla zona retrocessione».

Poi?

«Se lo avete scritto è perché qualcuno ve lo ha detto. Io non ne ho mai parlato in pubblico. Ma per mettere in chiaro nessun contratto o penale, fino a tre settimane fa ero impegnato con la Red Bull».

Pioli?

«La squadra è stata la migliore post Coronavirus. Cambiare non sarebbe stato saggio né rispettoso. Pioli ha meritato la conferma, anche per la persona che è: l’ho apprezzato nelle interviste, sempre concentrato sugli obiettivi. Se poi è la scelta giusta nel medio e lungo termine è un’altra questione».

Maldini e Boban?

«Nella vita una delle mie regole è: non parlare di chi non conosci personalmente. E da parte mia non è mai stata detta mezza parola sul Milan, mai. Posso parlare di Maldini ex giocatore: è stato straordinario, una leggenda vera e propria. Ma non posso dire lo stesso da direttore sportivo: semplicemente, non lo conosco in questo ruolo. Da esterno ci si può chiedere se la proprietà è contenta dei risultati in rapporto al denaro investito negli ultimi anni. Io causa del divorzio tra Zvone e il Milan? Dovete chiedere a chi rappresenta il club».

Ibrahimovic?

«La domanda da fare è un’altra. Perché il Milan si era rivolto a me? Cosa mi volevano far fare? Se lo ha fatto è perché, magari, cercava una svolta. Lavoro alla crescita, e i giovani imparano molto più in fretta. Non è nel mio stile insistere su giocatori di 38 anni, non perché non siano abbastanza bravi, e Ibra certamente lo è, ma perché preferisco creare valore, sviluppare il talento. Per me ha poco senso puntare su Ibra o Kjaer, ma è la mia idea, né giusta né sbagliata, semplicemente diversa. Quando Ibra ha detto di non conoscermi non aveva torto, perché anch’io non lo conosco personalmente, non avendoci mai parlato».

Cosa serviva?

«Porsi un obiettivo concreto, in questo caso la Champions perché nessuno è felice di giocare in Europa League, magari il giovedì sei a Baku e la domenica a Cagliari. Sarà paradossale ma l’esempio è a 30 km di distanza da Milano: l’Atalanta ha un terzo del fatturato del Milan ma arriva davanti. Fanno investimenti intelligenti, hanno un settore giovanile tra i migliori d’Europa. Se qualcuno è bravo, io cerco di capire che strada ha seguito. Gasperini è bravissimo ma non è il solo. Si vince di squadra. Tra gli allenatori italiani cito subito anche Conte: ha uno stile di calcio sofisticato, attivo e aggressivo».

Allenatore o d.s. o entrambe?

«Dipende dal progetto. Negli ultimi 36 anni, ho sempre avuto più successo quando potevo essere più di un semplice tecnico, un “trainager”, allenatore e manager. Ma mi considero parte di un ingranaggio con tanti pezzi. Cerco le persone migliori, le professionalità più forti, dallo staff ai nutrizionisti, dallo psicologo ai video analyst fino ovviamente al settore scouting"

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Si e quanti anni sarebbero serviti? L'Atalanta che porti come esempio non mi pare che dall'oggi al domani sia diventata competitiva... quanti anni è che portano avanti quel progetto? ste robe utopistiche le puoi fare in realtà piccole come appunto bergamo o lipsia...
 
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La Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 20 agosto, pubblica un'intervista a Ralf Rangnick. Ecco un'anticipazione:" Milan, potevi svoltare. Ibra? Non ci punterei. Maldini ha speso ma... E' stato giusto confermare Pioli, però mi chiedo: la società è contenta dei risultati in rapporto agli investimenti?”

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«Primi contatti? A fine ottobre, quando la squadra era in una situazione complicata: a tre punti dalla zona retrocessione».

Poi?

«Se lo avete scritto è perché qualcuno ve lo ha detto. Io non ne ho mai parlato in pubblico. Ma per mettere in chiaro nessun contratto o penale, fino a tre settimane fa ero impegnato con la Red Bull».

Pioli?

«La squadra è stata la migliore post Coronavirus. Cambiare non sarebbe stato saggio né rispettoso. Pioli ha meritato la conferma, anche per la persona che è: l’ho apprezzato nelle interviste, sempre concentrato sugli obiettivi. Se poi è la scelta giusta nel medio e lungo termine è un’altra questione».

Maldini e Boban?

«Nella vita una delle mie regole è: non parlare di chi non conosci personalmente. E da parte mia non è mai stata detta mezza parola sul Milan, mai. Posso parlare di Maldini ex giocatore: è stato straordinario, una leggenda vera e propria. Ma non posso dire lo stesso da direttore sportivo: semplicemente, non lo conosco in questo ruolo. Da esterno ci si può chiedere se la proprietà è contenta dei risultati in rapporto al denaro investito negli ultimi anni. Io causa del divorzio tra Zvone e il Milan? Dovete chiedere a chi rappresenta il club».

Ibrahimovic?

«La domanda da fare è un’altra. Perché il Milan si era rivolto a me? Cosa mi volevano far fare? Se lo ha fatto è perché, magari, cercava una svolta. Lavoro alla crescita, e i giovani imparano molto più in fretta. Non è nel mio stile insistere su giocatori di 38 anni, non perché non siano abbastanza bravi, e Ibra certamente lo è, ma perché preferisco creare valore, sviluppare il talento. Per me ha poco senso puntare su Ibra o Kjaer, ma è la mia idea, né giusta né sbagliata, semplicemente diversa. Quando Ibra ha detto di non conoscermi non aveva torto, perché anch’io non lo conosco personalmente, non avendoci mai parlato».

Cosa serviva?

«Porsi un obiettivo concreto, in questo caso la Champions perché nessuno è felice di giocare in Europa League, magari il giovedì sei a Baku e la domenica a Cagliari. Sarà paradossale ma l’esempio è a 30 km di distanza da Milano: l’Atalanta ha un terzo del fatturato del Milan ma arriva davanti. Fanno investimenti intelligenti, hanno un settore giovanile tra i migliori d’Europa. Se qualcuno è bravo, io cerco di capire che strada ha seguito. Gasperini è bravissimo ma non è il solo. Si vince di squadra. Tra gli allenatori italiani cito subito anche Conte: ha uno stile di calcio sofisticato, attivo e aggressivo».

Allenatore o d.s. o entrambe?

«Dipende dal progetto. Negli ultimi 36 anni, ho sempre avuto più successo quando potevo essere più di un semplice tecnico, un “trainager”, allenatore e manager. Ma mi considero parte di un ingranaggio con tanti pezzi. Cerco le persone migliori, le professionalità più forti, dallo staff ai nutrizionisti, dallo psicologo ai video analyst fino ovviamente al settore scouting"

"Possiamo concludere con un arrivederci Italia? Chissà...".

Questo se veniva non arrivava a dicembre con i suoi giovani, alla 2/3 sconfitta sarebbero piovuti insulti da ogni parte. Intendiamoci la sua idea rimane interessante ma siamo il Milan con la nostra storia e la nostra mentalità, mi chiedo saremmo stati pronti a diventare una specie di arsenal, ajax o lipsia del domani? Francamente ho i miei dubbi.
 
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Mi sembra una persona intelligente e che sa il fatto suo ma non capisco assolutamente questa idiosincrasia verso Ibrahimovic e Kjaer. Come se non fosse possibile avere una squadrea/rosa giovane e con età media bassa nonostante 2 o 3 giocatori di esperienza. Soprattutto quando si è visto palesemente che questi il "valore", per usare il termine che usa lui, lo creano soprattutto per i giovani. Rimango della mia idea cioè che il compromesso migliore fosse Rangninck ds con la permanenza di Ibrahimovic e Kjaer e un allenatore a lui gradito. Putroppo a questo punto impossibile per la rigidità e la mancanza di compatibilità tra le varie figure.

Ci sta, perché sono due giocatori che ti danno qualcosa dal punto di vista del rendimento, ma credo molto meno di quanto sostenuto da alcuni tifosi, in ogni caso, non abbastanza per giustificare il loro rinnovo, soprattutto in mancanza di obbiettivi a breve termine. Cioè, fossimo in Champions, ci poteva anche stare, ma se la obbiettivo è la ricostruzione, e per lui era evidentemente così, non ha senso investire su due, che quando la ricostruzione sarà completata, saranno inutilizzabili e invendibili.

Poi chiaro che se uno dal lato opposto pensa che Ibra abbia trasformato la squadra, e sia per merito suo che tutti nel post covid abbiano giocato meglio, allora uno può dire che Ibra crea valore, anche economico, perché fa supervalutare i suoi compagni
 
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Questo se veniva non arrivava a dicembre con i suoi giovani, alla 2/3 sconfitta sarebbero piovuti insulti da ogni parte. Intendiamoci la sua idea rimane interessante ma siamo il Milan con la nostra storia e la nostra mentalità, mi chiedo saremmo stati pronti a diventare una specie di arsenal, ajax o lipsia del domani? Francamente ho i miei dubbi.

Hai ragione, ma lì la "colpa" che poi colpa non è, è dei tifosi.
Io, più che volentieri sarei diventato un Ajax, sono sempre stato tifoso dell'Ajax, adesso dell'atalanta e di tutte quelle realtà che con due spicci fanno tremare i giganti che senza nessuna competenza, formano squadroni prendendo tutti i migliori giocatori e mettendoli in campo a caso.
Ma quello è un mio gusto personale, che capisco possa non essere condiviso.
Semplicemente a me l'idea di diventare un ajax, mentre aspetto che arrivi il.riccone che sbatte soldi come se piovesse non dispiaceva, anche perché:
1 se mantieni la struttura, l'organizzazione e il saper fare, quando arrivano i soldi, puoi fare grandi cose
2 perché se il riccone non arriva, fra 10 anni siamo ancora qui ad arrivare sesti e a sperare che il fabregas di turno venga qui a fare la pensione
 

Mauricio

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Dall’intervista si desume sia una persona intelligente e con i piedi per terra, da buon tedesco. A dispetto di Maldini e Ibra è stato molto più educato, ma comunque incisivo. Parlare poco e fare molto, mentalità abbastanza lontana da quella italiana.

Non si può sapere come sarebbe andata con lui alla guida. Poteva fare bene o male, ma almeno ci sarebbe stato un progetto.

Ma molti tifosi preferiscono Pioli, campione imbattuto nel mini torneo in era Covid. Si parla tanto del curriculum del tedesco, ma non mi pare che quello di Pioli sia molto meglio, anzi. Ma è molto aziendalista, bastano pochi acquisti e confermare un quasi 40enne.

Poi però al 20 agosto Ibra non ha ancora firmato (immagino perchè in vacanza), però se per disgrazia non rinnovasse direi che il buon Pioli durerà come Giampaolo, o forse meno.
 

hiei87

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Sarebbe stato un salto nel vuoto, con alte possibilità di insuccesso. La filosofia di cui parla difficilmente sarebbe stata applicabile al contesto Milan. Un progetto simile magari dopo 4-5 anni avrebbe dato frutti, però il rischio era che i primi mesi/anni fossero un disastro a livelli di Giampaolo, se non peggio.
Eppure, visto come sta andando il mercato, sto iniziando a rimpiangerlo.
 

Lineker10

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La Gazzetta dello Sport in edicola oggi, 20 agosto, pubblica un'intervista a Ralf Rangnick. Ecco un'anticipazione:" Milan, potevi svoltare. Ibra? Non ci punterei. Maldini ha speso ma... E' stato giusto confermare Pioli, però mi chiedo: la società è contenta dei risultati in rapporto agli investimenti?”

L'intervista completa

«Primi contatti? A fine ottobre, quando la squadra era in una situazione complicata: a tre punti dalla zona retrocessione».

Poi?

«Se lo avete scritto è perché qualcuno ve lo ha detto. Io non ne ho mai parlato in pubblico. Ma per mettere in chiaro nessun contratto o penale, fino a tre settimane fa ero impegnato con la Red Bull».

Pioli?

«La squadra è stata la migliore post Coronavirus. Cambiare non sarebbe stato saggio né rispettoso. Pioli ha meritato la conferma, anche per la persona che è: l’ho apprezzato nelle interviste, sempre concentrato sugli obiettivi. Se poi è la scelta giusta nel medio e lungo termine è un’altra questione».

Maldini e Boban?

«Nella vita una delle mie regole è: non parlare di chi non conosci personalmente. E da parte mia non è mai stata detta mezza parola sul Milan, mai. Posso parlare di Maldini ex giocatore: è stato straordinario, una leggenda vera e propria. Ma non posso dire lo stesso da direttore sportivo: semplicemente, non lo conosco in questo ruolo. Da esterno ci si può chiedere se la proprietà è contenta dei risultati in rapporto al denaro investito negli ultimi anni. Io causa del divorzio tra Zvone e il Milan? Dovete chiedere a chi rappresenta il club».

Ibrahimovic?

«La domanda da fare è un’altra. Perché il Milan si era rivolto a me? Cosa mi volevano far fare? Se lo ha fatto è perché, magari, cercava una svolta. Lavoro alla crescita, e i giovani imparano molto più in fretta. Non è nel mio stile insistere su giocatori di 38 anni, non perché non siano abbastanza bravi, e Ibra certamente lo è, ma perché preferisco creare valore, sviluppare il talento. Per me ha poco senso puntare su Ibra o Kjaer, ma è la mia idea, né giusta né sbagliata, semplicemente diversa. Quando Ibra ha detto di non conoscermi non aveva torto, perché anch’io non lo conosco personalmente, non avendoci mai parlato».

Cosa serviva?

«Porsi un obiettivo concreto, in questo caso la Champions perché nessuno è felice di giocare in Europa League, magari il giovedì sei a Baku e la domenica a Cagliari. Sarà paradossale ma l’esempio è a 30 km di distanza da Milano: l’Atalanta ha un terzo del fatturato del Milan ma arriva davanti. Fanno investimenti intelligenti, hanno un settore giovanile tra i migliori d’Europa. Se qualcuno è bravo, io cerco di capire che strada ha seguito. Gasperini è bravissimo ma non è il solo. Si vince di squadra. Tra gli allenatori italiani cito subito anche Conte: ha uno stile di calcio sofisticato, attivo e aggressivo».

Allenatore o d.s. o entrambe?

«Dipende dal progetto. Negli ultimi 36 anni, ho sempre avuto più successo quando potevo essere più di un semplice tecnico, un “trainager”, allenatore e manager. Ma mi considero parte di un ingranaggio con tanti pezzi. Cerco le persone migliori, le professionalità più forti, dallo staff ai nutrizionisti, dallo psicologo ai video analyst fino ovviamente al settore scouting"

"Possiamo concludere con un arrivederci Italia? Chissà...".

Le sue parole confermano le opinioni espresse a suo tempo. Sarebbe stata un scelta radicale, rischiosa, controversa ma anche ambiziosa e costosa. Una svolta come dice lui.

Non sappiamo e in fondo non importa come sarebbe andata.

Il punto è capire quale sia l'alternativa scelta: conferma di Pioli, di Ibra e di questo gruppo di giocatori.

Adesso quello che mi interessa vedere è la strategia scelta dunque. È chiaro che non sia stata scelta una di lungo periodo, al contrario o hanno pensato che così possiamo raggiungere subito l'obiettivo CL oppure che possiamo vivacchiare nell'attesa di... senza rischi, senza spendere e senza obiettivi.

Vedremo. Già a fine mercato ci faremo un'idea. Poi le partite vere emetteranno il verdetto del campo come sempre.

Infine, ho l'impressione che Rangnick non sia un capitolo chiuso ma rimandato. Gazidis ha perso l'appoggio probabilmente. Ma forse non ha cambiato idea.
Al solito, purtroppo, emerge un Milan a più teste, incoerente, confuso, senza un'idea chiara di cosa voglia fare da grande.
 

Masanijey

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Continuo a non capire perchè "qui non avrebbe funzionato" e perchè c'è gente che parla di "pallottola schivata".
In base a che cosa?
Non mi capacito di come ancora non si capisca che quella dell'autofinanziamento è l'unica strada percorribile: non è più possibile fare gli investimenti già fatti 2 o tre anni fa, e non tanto perchè manchino i soldi, ma perchè il Milan ha un bilancio disastroso!
Ma quale sarebbe la strada alternativa? Come possiamo pensare di ricostruire un Milan vincente e competitivo ai massimi livelli proseguendo sulla stessa (anzi peggiore perchè ora abbiamo i cecchini col mirino puntato) strada percorsa negli ultimi anni?
Non accettate di diventare provvisoriamente Atalanta ma accettate di rimanere ancora per anni il Milan di oggi e chissà per quanto?
Non dico che Rangnick sarebbe stato il messia e che sicuramente avrebbe funzionato, ma certamente sarebbe stata una valida carta da giocare per provare una strada nuova, perchè a me fa sinceramente più male l'dea di continuare a vivacchiare sperando che arrivi la svolta per questioni più astrali che organizzative.
 
Stato
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