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Come riportato dalla GDS in edicola, col Milan fuori dalle coppe e con l'Inter lontanissima in campionato il bilancio di Pioli non può essere considerato positivo. Europa League e zona Champions gli ultimi obiettivi. La società prenderà una decisione definitiva in primavera, sul tecnico, ma l'addio è più probabile. La magia è sparita
I meriti che gli vengono riconosciuti: resterà sempre l'allenatore dello scudetto inaspettato e colui che ha valorizzato tanti giovani. E piace anche per lo stile, mai sopra le righe.
I guai: i tanti problemi fisici ed infortuni, i tanti derby persi, l'incostanza, i gol subiti da palla ferma e il calo nei secondi tempi.
Il sogno Conte: l'ex CT è in cima alle preferenza dei tifosi. La sua presenza viene vista come garanzia di competitività e saprebbe valorizzare al meglio Leao, Loftus e gli altri giocatori già in rosa. Ma la società è ancora in una fase di valutazione, da Pioli allo stesso Conte. Adesso c'è la corsa Champions da portare avanti e l'obiettivo Europa League. Una coppa tra le mani sarebbe un obiettivo molto concreto. Quello di Ibra per Conte sarebbe un voto a favore. Ma non bisogna dimenticare che lo stesso Ibra è legato a Pioli da affetto e stima.
Tuttosport in edicola sul futuro di Pioli e sulle candidature di Conte Motta e Farioli: un altro obiettivo scivolato via, un’altra “X” sulla stagione del Milan, la seconda col segno meno per Stefano Pioli dopo lo scudetto del maggio 2022. E adesso resta solo... l'Europa. L’eliminazione dalla Coppa Italia, giunta dopo quella in Champions League e con un campionato dove il sogno scudetto è ormai una chimera, in un’annata in cui il trofeo nazionale poteva rappresentare un sorriso, non è stata vissuta bene. Né dal club - proprietà, società e il consulente Ibrahimovic -, né da giocatori e tecnico. Ieri a Milanello si respirava un clima di arrabbiatura, non di processi sommari. In tanti ci tenevano, a Pioli e dirigenti non è piaciuto l’atteggiamento della squadra nella ripresa, quando il Milan si è concesso troppo facilmente all'Atalanta (ma nessuno ha puntato il dito sul giovane Jimenez). Il tutto al netto degli episodi arbitrali, che il club ha contestato, ma che non considera un alibi per l’esito finale del match. Nonostante una situazione di organico che rimane al limite dell’emergenza - contro l’Atalanta mancavano 12 giocatori -, si doveva e poteva fare di più. Per questo, come sempre, nel tribunale dei social - ma non solo - è finito sul banco degli imputati Pioli, per le sue scelte di formazione e quelle tattiche. Un Pioli che adesso dovrà gestire l’ennesimo momento negativo, giunto dopo uno di ripresa in cui la squadra sembrava finalmente essere tornata sui binari corretti (escluso il deludente 2-2 di Salerno, il Milan fra campionato e coppe era reduce da cinque vittorie consecutive). L’ad Furlani, che il 30 dicembre si era espresso in maniera decisa su di lui («Non reputo giusto metterlo sempre in discussione»), dopo la gara con l’Atalanta non ha minimamente accennato alla posizione del tecnico: «I filotti non possono durare per sempre, teniamo quello che di buono è stato fatto nell’ultimo mese. Questa gara è andata male, anche per gli episodi, ma andiamo avanti». Inoltre, Pioli domenica a Empoli aveva ricevuto un’importante dichiarazione di fiducia da parte di uno dei senatori della squadra, Theo Hernandez: «Siamo stati sempre con lui, quello che dice la gente non lo ascoltiamo: siamo con il mister fino alla fine». Insomma, la posizione del Milan su Pioli non è cambiata anche perché da Milanello non sono arrivati messaggi che indichino che ci siano le condizioni per una rivoluzione immediata: avanti con lui fino al termine della stagione, soprattutto perché non si dovrà assolutamente mancare la qualificazione alla nuova Champions 2024-25 - e il Milan ora è saldo al terzo posto -, poi si tireranno le somme e si vedrà. Anche perché cambiare in corsa non è detto che possa migliorare la situazione e quanto accaduto a Napoli sta lì a dimostrarlo. Pioli ha ancora un anno di contratto, ma i segnali giunti negli ultimi mesi fanno intendere che potrebbe essere giunta al termine la sua lunga storia in rossonero, con Antonio Conte e profili più giovani - Thiago Motta, Italiano e Farioli - sullo sfondo. Pioli vuole però cercare di fare il possibile per insinuare dubbi e chiudere al meglio e tutto passa dal fattore Europa: ovvero qualificazione alla Champions e un percorso più positivo possibile in Europa League, dove si può provare a vincere anche se, contro rivali come Liverpool o Bayer Leverkusen, non sarà assolutamente facile prevalere.
Corriere della Sera: Su e giù, su e giù. Passano i mesi, ma il Milan è sempre uguale a sé stesso: prima lo scatto, poi la caduta rovinosa. Illusioni e delusioni, senza soluzione di continuità, ad accrescere il senso di frustrazione di una tifoseria sempre più esasperata, come dimostrato dai fischi di mercoledì. Ma la verità è che le tre vittorie consecutive con Sassuolo, Cagliari ed Empoli avevano illuso solo chi non conosce i difetti strutturali di una squadra che non ha mai trovato una vera continuità non solo nei risultati, ma anche nella tenuta mentale. Un loop che da un lato è costato già due obiettivi stagionali, Champions e Coppa Italia, mentre dall’altro ha indebolito ulteriormente la posizione di Stefano Pioli, che ha il contratto in scadenza a giugno 2025 ma che (giustamente) verrà giudicato a fine stagione sulla base dei risultati. L’ombra di Antonio Conte è destinata ad aleggiare fino ad allora, anche se oggi come oggi il suo profilo non sembra collimare con le strategie societarie. Decisiva per Pioli sarà ad ogni modo la qualificazione alla prossima Champions, obiettivo primario fissato dalla proprietà in estate. Alzare un trofeo a primavera sarebbe un’occasione in più per accrescere le sue chance di permanenza, ma adesso resta solo l’Europa League: missione complicata, la concorrenza include big come il Liverpool. Gli errori arbitrali di mercoledì, con quel rigore molto dubbio costato la sconfitta, non possono e non devono essere un alibi: l’Atalanta ha meritato la semifinale più del Milan. Il restyling tattico, con la scelta di giocare a specchio imitando l’avversario con un’inefficace difesa a tre, non ha pagato. L’emergenza infortuni resta un’attenuante, ma fino a un certo punto: dal mercato sono arrivati Gabbia e Terracciano, in attesa del rientro dei titolari Thiaw, Tomori e Kalulu. Domenica con la Roma a San Siro serve rialzare la testa. In tribuna, accanto a Zlatan Ibrahimovic, ci sarà anche Gerry Cardinale: il primo a non essere soddisfatto per tutti quei su e giù è proprio lui.
News precedenti
Anche Forbes conferma le news che abbiamo riportato nei giorni scorsi: Ibrahimovic vuole Conte al Milan. Lo ritiene l'uomo giusto per rilanciare il club. Ma Furlani e Cardinale frenano soprattutto per le richieste sul mercato da parte del tecnico. Il Milan vuole continuare con la politica fatta di spese oculate e finanze sotto controllo.
I meriti che gli vengono riconosciuti: resterà sempre l'allenatore dello scudetto inaspettato e colui che ha valorizzato tanti giovani. E piace anche per lo stile, mai sopra le righe.
I guai: i tanti problemi fisici ed infortuni, i tanti derby persi, l'incostanza, i gol subiti da palla ferma e il calo nei secondi tempi.
Il sogno Conte: l'ex CT è in cima alle preferenza dei tifosi. La sua presenza viene vista come garanzia di competitività e saprebbe valorizzare al meglio Leao, Loftus e gli altri giocatori già in rosa. Ma la società è ancora in una fase di valutazione, da Pioli allo stesso Conte. Adesso c'è la corsa Champions da portare avanti e l'obiettivo Europa League. Una coppa tra le mani sarebbe un obiettivo molto concreto. Quello di Ibra per Conte sarebbe un voto a favore. Ma non bisogna dimenticare che lo stesso Ibra è legato a Pioli da affetto e stima.
Tuttosport in edicola sul futuro di Pioli e sulle candidature di Conte Motta e Farioli: un altro obiettivo scivolato via, un’altra “X” sulla stagione del Milan, la seconda col segno meno per Stefano Pioli dopo lo scudetto del maggio 2022. E adesso resta solo... l'Europa. L’eliminazione dalla Coppa Italia, giunta dopo quella in Champions League e con un campionato dove il sogno scudetto è ormai una chimera, in un’annata in cui il trofeo nazionale poteva rappresentare un sorriso, non è stata vissuta bene. Né dal club - proprietà, società e il consulente Ibrahimovic -, né da giocatori e tecnico. Ieri a Milanello si respirava un clima di arrabbiatura, non di processi sommari. In tanti ci tenevano, a Pioli e dirigenti non è piaciuto l’atteggiamento della squadra nella ripresa, quando il Milan si è concesso troppo facilmente all'Atalanta (ma nessuno ha puntato il dito sul giovane Jimenez). Il tutto al netto degli episodi arbitrali, che il club ha contestato, ma che non considera un alibi per l’esito finale del match. Nonostante una situazione di organico che rimane al limite dell’emergenza - contro l’Atalanta mancavano 12 giocatori -, si doveva e poteva fare di più. Per questo, come sempre, nel tribunale dei social - ma non solo - è finito sul banco degli imputati Pioli, per le sue scelte di formazione e quelle tattiche. Un Pioli che adesso dovrà gestire l’ennesimo momento negativo, giunto dopo uno di ripresa in cui la squadra sembrava finalmente essere tornata sui binari corretti (escluso il deludente 2-2 di Salerno, il Milan fra campionato e coppe era reduce da cinque vittorie consecutive). L’ad Furlani, che il 30 dicembre si era espresso in maniera decisa su di lui («Non reputo giusto metterlo sempre in discussione»), dopo la gara con l’Atalanta non ha minimamente accennato alla posizione del tecnico: «I filotti non possono durare per sempre, teniamo quello che di buono è stato fatto nell’ultimo mese. Questa gara è andata male, anche per gli episodi, ma andiamo avanti». Inoltre, Pioli domenica a Empoli aveva ricevuto un’importante dichiarazione di fiducia da parte di uno dei senatori della squadra, Theo Hernandez: «Siamo stati sempre con lui, quello che dice la gente non lo ascoltiamo: siamo con il mister fino alla fine». Insomma, la posizione del Milan su Pioli non è cambiata anche perché da Milanello non sono arrivati messaggi che indichino che ci siano le condizioni per una rivoluzione immediata: avanti con lui fino al termine della stagione, soprattutto perché non si dovrà assolutamente mancare la qualificazione alla nuova Champions 2024-25 - e il Milan ora è saldo al terzo posto -, poi si tireranno le somme e si vedrà. Anche perché cambiare in corsa non è detto che possa migliorare la situazione e quanto accaduto a Napoli sta lì a dimostrarlo. Pioli ha ancora un anno di contratto, ma i segnali giunti negli ultimi mesi fanno intendere che potrebbe essere giunta al termine la sua lunga storia in rossonero, con Antonio Conte e profili più giovani - Thiago Motta, Italiano e Farioli - sullo sfondo. Pioli vuole però cercare di fare il possibile per insinuare dubbi e chiudere al meglio e tutto passa dal fattore Europa: ovvero qualificazione alla Champions e un percorso più positivo possibile in Europa League, dove si può provare a vincere anche se, contro rivali come Liverpool o Bayer Leverkusen, non sarà assolutamente facile prevalere.
Corriere della Sera: Su e giù, su e giù. Passano i mesi, ma il Milan è sempre uguale a sé stesso: prima lo scatto, poi la caduta rovinosa. Illusioni e delusioni, senza soluzione di continuità, ad accrescere il senso di frustrazione di una tifoseria sempre più esasperata, come dimostrato dai fischi di mercoledì. Ma la verità è che le tre vittorie consecutive con Sassuolo, Cagliari ed Empoli avevano illuso solo chi non conosce i difetti strutturali di una squadra che non ha mai trovato una vera continuità non solo nei risultati, ma anche nella tenuta mentale. Un loop che da un lato è costato già due obiettivi stagionali, Champions e Coppa Italia, mentre dall’altro ha indebolito ulteriormente la posizione di Stefano Pioli, che ha il contratto in scadenza a giugno 2025 ma che (giustamente) verrà giudicato a fine stagione sulla base dei risultati. L’ombra di Antonio Conte è destinata ad aleggiare fino ad allora, anche se oggi come oggi il suo profilo non sembra collimare con le strategie societarie. Decisiva per Pioli sarà ad ogni modo la qualificazione alla prossima Champions, obiettivo primario fissato dalla proprietà in estate. Alzare un trofeo a primavera sarebbe un’occasione in più per accrescere le sue chance di permanenza, ma adesso resta solo l’Europa League: missione complicata, la concorrenza include big come il Liverpool. Gli errori arbitrali di mercoledì, con quel rigore molto dubbio costato la sconfitta, non possono e non devono essere un alibi: l’Atalanta ha meritato la semifinale più del Milan. Il restyling tattico, con la scelta di giocare a specchio imitando l’avversario con un’inefficace difesa a tre, non ha pagato. L’emergenza infortuni resta un’attenuante, ma fino a un certo punto: dal mercato sono arrivati Gabbia e Terracciano, in attesa del rientro dei titolari Thiaw, Tomori e Kalulu. Domenica con la Roma a San Siro serve rialzare la testa. In tribuna, accanto a Zlatan Ibrahimovic, ci sarà anche Gerry Cardinale: il primo a non essere soddisfatto per tutti quei su e giù è proprio lui.
News precedenti
Anche Forbes conferma le news che abbiamo riportato nei giorni scorsi: Ibrahimovic vuole Conte al Milan. Lo ritiene l'uomo giusto per rilanciare il club. Ma Furlani e Cardinale frenano soprattutto per le richieste sul mercato da parte del tecnico. Il Milan vuole continuare con la politica fatta di spese oculate e finanze sotto controllo.