Ordine:"Milan, solite lacune in difesa. Leao..".

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Franco Ordine dal CorSport in edicola sulla vittoria del Milan col Girona

E' dura la vita di Sergio Conceiçao. Più dura di quella vissuta nel giorno in cui cominciò la sua avventura sulla panchina del Porto. Ebbe bisogno di sette anni per farsi apprezzare e forse anche amare. A Milanello la vita da successore di Fonseca è molto più dura perché il Milan ereditato si trascina dietro tutte le fragilità conosciuti da mesi ormai, già durante l’ultima stagione di Pioli. È vero: è capace di attaccare con spirito ribaldo, specie se si accende il talento di Rafa Leao, può presentarsi una, due, tre volte dalle parti del Girona e sbattere contro palo e traversa prima di conoscere la modesta soddisfazione di un gol. Ma poi? Ecco, poi c’è l’altra faccia del Milan ed è la solita faccia di una squadra che difende male, mai organizzata, perdendo qualche duello di troppo, lasciando qualche varco rischioso in area e chiamando il suo portiere capitano al lavoro più importante. Ed è questa “doppiezza” che continua a frenare il cammino di una squadra che persino nei tre giorni felici della Supercoppa d’Italia vissuti in Arabia non conobbe mai una promettente continuità. Addirittura ebbe bisogno di finire sotto nel risultato per trovare il prodigioso rimbalzo, come in una giornata della borsa milanese a piazza Affari. E qui il tema diventa esattamente un altro. Può il nuovo tecnico portoghese, lavorando nei ritagli a disposizione, tra un viaggio e l’altro, una partita e l’altro, riuscire a conquistare una continuità che faccia rima con maturità? Un contributo alla risposta decisiva può venire anche dal mercato e dalle mosse che il club sta faticosamente preparando per le prossime ore. Walker è una pedina resa affidabile da una carriera prestigiosa ma da solo non basta e per questo forse c’è bisogno di altro e non soltanto di un attaccante che dia una mano a Leao e magari al miglior Pulisic possibile in fatto di gol. A giudicare poi da quello che si vede quando attacca e si ritrova davanti alla porta spalancata, oppure quando difende che è poi il suo mestiere principale, forse a Conceiçao e al Milan servirebbe un Theo Hernandez d’antan. Perché questo attuale è una copia sbiadita di quello che Paolo Maldini, presentandolo alcuni anni fa a Milanello, gli profetizzò una cavalcata del Genere “diventerai uno dei più forti al mondo”. Se sbaglia un gol fatto e se lascia sempre troppo spazio al proprio rivale, non è più una questione di fiducia o di rapporti con Fonseca. Qui o va al massimo oppure non è più Theo.

Milan-Conceicao-Ordine.jpg
 

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E' dura la vita di Sergio Conceiçao. Più dura di quella vissuta nel giorno in cui cominciò la sua avventura sulla panchina del Porto. Ebbe bisogno di sette anni per farsi apprezzare e forse anche amare. A Milanello la vita da successore di Fonseca è molto più dura perché il Milan ereditato si trascina dietro tutte le fragilità conosciuti da mesi ormai, già durante l’ultima stagione di Pioli. È vero: è capace di attaccare con spirito ribaldo, specie se si accende il talento di Rafa Leao, può presentarsi una, due, tre volte dalle parti del Girona e sbattere contro palo e traversa prima di conoscere la modesta soddisfazione di un gol. Ma poi? Ecco, poi c’è l’altra faccia del Milan ed è la solita faccia di una squadra che difende male, mai organizzata, perdendo qualche duello di troppo, lasciando qualche varco rischioso in area e chiamando il suo portiere capitano al lavoro più importante. Ed è questa “doppiezza” che continua a frenare il cammino di una squadra che persino nei tre giorni felici della Supercoppa d’Italia vissuti in Arabia non conobbe mai una promettente continuità. Addirittura ebbe bisogno di finire sotto nel risultato per trovare il prodigioso rimbalzo, come in una giornata della borsa milanese a piazza Affari. E qui il tema diventa esattamente un altro. Può il nuovo tecnico portoghese, lavorando nei ritagli a disposizione, tra un viaggio e l’altro, una partita e l’altro, riuscire a conquistare una continuità che faccia rima con maturità? Un contributo alla risposta decisiva può venire anche dal mercato e dalle mosse che il club sta faticosamente preparando per le prossime ore. Walker è una pedina resa affidabile da una carriera prestigiosa ma da solo non basta e per questo forse c’è bisogno di altro e non soltanto di un attaccante che dia una mano a Leao e magari al miglior Pulisic possibile in fatto di gol. A giudicare poi da quello che si vede quando attacca e si ritrova davanti alla porta spalancata, oppure quando difende che è poi il suo mestiere principale, forse a Conceiçao e al Milan servirebbe un Theo Hernandez d’antan. Perché questo attuale è una copia sbiadita di quello che Paolo Maldini, presentandolo alcuni anni fa a Milanello, gli profetizzò una cavalcata del Genere “diventerai uno dei più forti al mondo”. Se sbaglia un gol fatto e se lascia sempre troppo spazio al proprio rivale, non è più una questione di fiducia o di rapporti con Fonseca. Qui o va al massimo oppure non è più Theo.
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E' dura la vita di Sergio Conceiçao. Più dura di quella vissuta nel giorno in cui cominciò la sua avventura sulla panchina del Porto. Ebbe bisogno di sette anni per farsi apprezzare e forse anche amare. A Milanello la vita da successore di Fonseca è molto più dura perché il Milan ereditato si trascina dietro tutte le fragilità conosciuti da mesi ormai, già durante l’ultima stagione di Pioli. È vero: è capace di attaccare con spirito ribaldo, specie se si accende il talento di Rafa Leao, può presentarsi una, due, tre volte dalle parti del Girona e sbattere contro palo e traversa prima di conoscere la modesta soddisfazione di un gol. Ma poi? Ecco, poi c’è l’altra faccia del Milan ed è la solita faccia di una squadra che difende male, mai organizzata, perdendo qualche duello di troppo, lasciando qualche varco rischioso in area e chiamando il suo portiere capitano al lavoro più importante. Ed è questa “doppiezza” che continua a frenare il cammino di una squadra che persino nei tre giorni felici della Supercoppa d’Italia vissuti in Arabia non conobbe mai una promettente continuità. Addirittura ebbe bisogno di finire sotto nel risultato per trovare il prodigioso rimbalzo, come in una giornata della borsa milanese a piazza Affari. E qui il tema diventa esattamente un altro. Può il nuovo tecnico portoghese, lavorando nei ritagli a disposizione, tra un viaggio e l’altro, una partita e l’altro, riuscire a conquistare una continuità che faccia rima con maturità? Un contributo alla risposta decisiva può venire anche dal mercato e dalle mosse che il club sta faticosamente preparando per le prossime ore. Walker è una pedina resa affidabile da una carriera prestigiosa ma da solo non basta e per questo forse c’è bisogno di altro e non soltanto di un attaccante che dia una mano a Leao e magari al miglior Pulisic possibile in fatto di gol. A giudicare poi da quello che si vede quando attacca e si ritrova davanti alla porta spalancata, oppure quando difende che è poi il suo mestiere principale, forse a Conceiçao e al Milan servirebbe un Theo Hernandez d’antan. Perché questo attuale è una copia sbiadita di quello che Paolo Maldini, presentandolo alcuni anni fa a Milanello, gli profetizzò una cavalcata del Genere “diventerai uno dei più forti al mondo”. Se sbaglia un gol fatto e se lascia sempre troppo spazio al proprio rivale, non è più una questione di fiducia o di rapporti con Fonseca. Qui o va al massimo oppure non è più Theo.

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D'accordo. La grande partita l'ha visto solo Concecao.

Stiamo sacrificando Rejnders, abbiamo distanze nei reparti abissali. Hernandez dovrebbe stare fuori.

Siamo poco squadra nei concetti non riusciamo più ad essere pericolosi su angoli e punizioni come eravamo con Fonseca.

Quindi stringi stringi visto l'atteggiamento ( non la prestazione,negativa) proprio l'atteggiamento Hernandez non dovrebbe giocare.

Dovremmo passare a una difesa a 3 per dare distanze, baricentro e solidità ma continuiamo con 1 punta stitica
 

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