Mou:"Il Milan vuole vincere. Dybala out. Io professionale".

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Mourinho in conferenza​

Sul Milan​

«Giocano per il titolo già vinto due anni fa. Sembra che la distanza di punti tra loro, Juventus e Inter sia non facile da colmare, ma è quella squadra lì. Ha perso qualche giocatore importante in difesa a causa degli infortuni, mentre a centrocampo e in attacco sono lì. Dietro ha perso tre giocatori, ma ne ha presi 2 per trovare la soluzione. Ha preso Terracciano, ha ripreso Gabbia. È una squadra che sicuramente vuole vincere dopo la sconfitta in Coppa Italia, che era un obiettivo. Metteranno tutto in questa partita, conoscono le nostre difficoltà, sembra che le sappiano tutti. Ho parlato con qualche giocatore dell'atteggiamento e non ho nessun tipo di problema perché ho grande rispetto e lealtà nel confronto con loro, non c'è niente che qualche persona possa o vorrebbe dire ai miei giocatori che non ho detto».
23 minuti fa

Su come si riparte?​

«La risposta è facile: la partita è finita e abbiamo perso, abbiamo fatto tante cose bene, altre meno. Abbiamo analizzato la gara, ci siamo parlati ssempre alla ricerca di poter migliorare nelle nostre limitaizoni.Dal punto di vista personale riparto come sempre, partita analizzata, partita finita e prossima partita. Non c'è un'altra storia».
27 minuti fa

Sulla formazione​

«Punizione non è la parola giusta. La formazione non sarà la stessa, Dybala non gioca titolare e quindi già non è la stessa. Di sicuro farà qualche cambio, ma non esiste l'intenzione di punire o cambiare solo i singoli. Voglio costruire un puzzle sia dal punto di vista tattico che mentale che ci permetterà di competere. La squadra più tattica è quella con meno livello tecnico. Quando il livello tecnico è alto fai meno tattica, noi invece ci concentriamo motlo sull'organizzazione e sul dettaglio che può pagarci o meno. Siamo una squadra che va molto su una strada definita che sono i principi che mettiamo in campo. Siamo pochi e siamo pochissimi ora. Abbiamo sia Azmoun che Dybala fuori».

Sulla mentalità dei giocatori con l'assenza di Dybala​

«Trovare una soluzione per giocare senza Dybala, non è lo stesso, ma è come per Guardiola giocare senza Dybala. Non è lo stesso per Pochettino che se non ha Sterling ha Mudryk. Non è lo stesso per Klopp che può mettere Jota o Nunez. Non è lo stesso. Non sto occupando nessuno, solo che non capiscono. La Roma vive una situazione difficile a causa del Financial Fair Play che non è un compromesso. Abbiamo tante limitaziioni e si vede in campo. Abbiamo fatto uno sforzo per Smalling, ma non possiamo averne un alto e lui non c'è. Abbiamo fatto uno sforzo per Renato Sanches e lui non c'è. Non possiamo neanche averne un altro. Dybala è speciale e negli ultimi anni haa giocato in un'altra squadra (la Juventus ndr) che aveva altri giocatori speciali. A volte era in apcnhina e a volte giocava. Qui, invece, non c'è un altro. Con la Fiorentina dovevamo vincere 3-0 dopo venti minuti, invece è uscito Dybala ed è cambiato tutto. Non è Belotti che crea la condzione, non è Joao Costa, il ragazzino, che potrebbe anche giocare domani. È Dybala che però non ha una condizione diversa».

Su Dybala​

«Non ci sarà».

Sugli obiettivi​

«Siamo a quattro punti dall'obiettivo e solo perché siamo la Roma allora è un obiettivo impossibile. Non possiamo confrontarci con le prime quattro. L'allenatore si chiama José Harry Mourinho Potter, non José Murihno Felix e solo il suo nome alza il livello delle aspettative. Nessuno però può dirci che non possiamo lottare. Noi con il Milan saremo lì a metterci la faccia. Mi dispiace che sarò in tribuna e non in panchina, in uno stadio in cui non spono benvenuto. Andiamo lì con tutto quello che abbiamoe con la certezza che i ragazzi daranno tutto».

Sulle difficoltà​

«Ci sono stati diversi momenti difficili, le prim tre giornate lo sono state.
Non avevamo giocatori e su nove punti ne abbiamo presi solo 1. Ne abbiamo persi 8 visto che non avevamo la squadra per giocare. Adesso siamo in questo periodo in cui abbiamo incontrato grandi squadre e abbbiamo un gruppo ridotto. Se qualcuno non vuole riconoscere la difficoltà non è giusto. Criticarci in questo momento è una cosa incredibile. Abbiamo vinto contro la Cremonese, che secondo me è da Serie A, e ci siamo presi diverse difficolt. Abbiamo giocato con Karsdorp che non è un terzino, Mancini non si allenava da un mese, Huijsen è solo un bambino»

Sull'atteggiamento​

«Io se dico che uno non gioca o gioca un altro non lo so se gioco con quindi o sedici giocatori. È una situazzione mutlifattoriale che per me è difficile scindere. Quando parlo qui dentro lo faccio pensando che rimanga sempre qui dentro. A volte esce e non è vero, a volte esce e lo è. Quando lo faccio lo faccio perché penso che rimanga nello spogliatouio. Lo faccio senza risparmiarmi e parlo anche di me stesso. Io chiedo un'autovalutazione e mi metto nella posizione in cui anche loro possano valutarmi, così come possa fare autocritica. Io stesos ho detto ai giocatori che potevo fare meglio in una partita. Ne ho individuata una in cui potevo fare meglio. Se sono convinto di aver fatto bene mi sento tradito da qualche situazione individuale che penalizza la squadra».

Sul derby​

«Per uno del Chelsea è diverso giocare contro l'Arsenal rispetto al Manchester City. Per uno dell'Inter è diverso giocare con la Juve rispetto alla Roma. Qui ho capito cosa significa derby. Qui è pesante. C'è derby che è un'umiliazione e altri no. Quello che abbiamo vinto sì, gli altri li abbiamo persi per un errore arbitrale o nostro. Abbiamo semrpe giocato con la dignità e siamo usciti con la testa alta. Abbiamo dato sempre tutto. Anche in questa, in cui sento che qualcuno doveva dare di più, abbiamo finito la partita come avete visto, cond ue grandi opportunità di pareggiare. L'orgoglio di essere romanista e lavorare per i romanisti è presente. Però è in campo che devi dimostrare alla gente questo atteggiamento extra che va contro tutti»

Come è possibile che nessuno abbia detto niente ai tifosi?​

«Io sono anche la società. Non sono un carico alto della società, sono l'allenatore, ma sono anche la società. Mentre sono qui mi considero parte della Roma e penso che la gente fuori vuole sentirle. Voglio essere sempre leale e corretto nel confronto con la società. È un mio dovere, ma anche un mio modo di essere. Penso che le mie parole sono obiettive. Ho giocato circa 200 partite, ho vinto, perso pareggiato e le ho sempre giocate in modo diverso».
1 ora fa

«Qualcuno deve dare di più»​

«C'è gente che dal punto di vista individuale e isolato deve dare di più»

«Se c'è un esempio di professionalità sono io»​

«Inizierò da me stesso, mi scuso. Sono qui da due anni e cinque mesi in due anni e cinque mesi sono l'unica persona qui che non ha perso un unico minuto di una sessione di allenamento. Per me non ci sono malattie, non ci sono buon umori e mal umori, svegliarmi presto e tardi. Per due anni e mezzo non ho perso niente, neanche quando erano tutti malati. Due mesi fa avevo bisogno di un giorno per una situazione che non devo spiegare, l'ho spiegato alla proprietà e al direttore Pinto, in un momento così pieno di partite, di viaggi e di allenamenti abbiamo definito che il giorno che andava bene per non essere presente era un giorno dopo una partita. Sono stato fuori 15 ore, è ridicolo che debba giustificare questo, non accetto in nessun modo che la mia professionalità, la mia dignità, e il mio cuore per questo lavoro siano messi in discussione. Se c'è un esempio perfetto di professionalità sono io. Non ho mai mancato una partita, non con la Roma, sto parlando di 23 anni. Non sono mai stato malato (si fa il segno della croce, ndr), un allenamento di recupero per la gente che ha giocato, per sei giocatori che non hanno giocato, con l'allenatore assente in permesso, non mi sembra una cosa drammatica».

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Sulla professionalità niente da dire, ma in quanto a sportività è forse il peggior allenatore ad alto livello che io ricordi. Un disgraziato.
 
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Strano ero rimasto al Milan zero tituli
adesso invece siamo ancora in corsa x lo scudetto 🤔
Abbiamo preso gabbia e terraciano poi 😆
 

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