Se a 20 anni non giochi in un Milan che punta ai giovani, allora siamo messi proprio bene dai. Vabbe aspettiamo almeno 5 anni per vedere i risultati della Moncada di Monza.
Non so. La scelta è difficile. Scegliere di tenersi un giovane e darli veramente minuti di gioco... O mandarlo in prestito...
Tutte e due sono decisioni che si valgono a livello di teoria.
Cutrone per esempio e riuscito a ritagliarsi un buon minutaggio.
Magari se lo avessimo spedito in serie B non avrebbe mai giocato perché giovane solo in prestito quindi meglio valorizzare i propri giocatori.
Ma chiaramente per quelli che ritieni ancora non pronti a ritagliarsi uno spazio importante allora e meglio mandarli a giocare altrove.
Ma io disapprovo proprio questo. L'indecisione. Se uno può valere, è una cosa che si intuisce fin da subito.
Poi ripeto, tutto ci sta. Il ragazzo si può perdere o essere solo una meteora. Ma meglio battere il ferro e formarlo fin da subito, per capire di che pasta è fatto. In modo da capire se può essere sfruttabile.
La carriera vera dura 10 anni, passati 32 anni il giocatore comincia a decadere. Secondo me a 20 anni già si deve sapere più o meno tutto.
Poi chiaro che ognuno è fatto a modo suo e può uscire da questo schema. Non mi stancherò mai di ricordare il caso di Tassotti. Per chi si ricorda, praticamente un macellaio della difesa fino ad età abbastanza avanzata. Poi la cura Liedholm. Aiutato dal suo carattere, è riuscito a diventare un terzino di spessore assoluto, uno dei migliori del mondo. Ma ha giocato sempre e con continuità in un ambiente giusto.
Noi invece mettiamo e leviamo i giocatori, non si sa chi è il titolare della fascia destra per esempio.
I ragazzi non riescono a capire se si devono impegnare veramente o no in uno schema del genere, e se stanno facendo bene. E spesso facciamo giocare le cariatidi (Biglia vs Locatelli e altri) solo perché acquisti costosi e quindi titolarissimi.
Il rischio, come successo varie volte, è minare alla base lo sviluppo di un potenziale buon giocatore.
La mente umana è delicata, e basta un episodio storto per decretare la differenza tra un condannato alla mediocrità e una ascesa inarrestabile.