Maldini e Galliani: guerra e pace. Ruggini scomparse.

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Come riportato da TS in edicola, Maldini e Galliani sono passati dalla guerra alla pace. Insieme sommano 66 anni in rossonero e le ruggini del passato sono scomparse. Qualcosa dopo la stagione 2008-’09, l’ultima del difensore in campo, si era incrinato. Per anni, infatti, si è parlato e ci si è chiesti come mai Maldini non fosse rientrato nel club con un ruolo nella dirigenza. E per tanto tempo si è sempre ipotizzato un rapporto non proprio idilliaco con Galliani, rumors poi diventati roventi e di fatto concreta realtà quando Barbara Berlusconi nel dicembre 2013 affiancò Galliani nel ruolo di amministratore delegaPaolo Maldini in un momento di relax con Adriano Galliani, ad del Milan per 31 anni to (con delega alle funzioni sociali) spingendo per una rivoluzione all’interno della società che comprendesse il ritorno di Maldini. Non se ne fece nulla e proprio Maldini nella primavera del 2014 disse la sua senza peli sulla lingua: «Vedere tutto distrutto mi fa impazzire. Non esiste un progetto, si guarda all’oggi e non al domani. Galliani è un grandissimo dirigente, ma non è in grado di capire i giocatori. Fa tutto lui e questo non è possibile. Penso che quando ci si sente onnipotenti non si capisce che i risultati si sono ottenuti anche grazie agli altri. Ricordo che quando Leonardo mi voleva a tutti i costi per fare il direttore sportivo, Galliani disse: “E’ una figura superata”». Come si suol dire, il tempo però guarisce le ferite e le ruggini di nove-otto anni fa sono svanite. Galliani nel 2017 ha detto addio al Milan, Maldini nel 2018 è rientrato dalla porta principale, prima come assistente dell’amico Leonardo, poi come capo dell’area tecnica al posto del brasiliano dodici mesi dopo. E ha riportato il Milan a vincere lo scudetto dopo undici anni. Nei festeggiamenti sono stati invitati anche Berlusconi e Galliani, i fautori del titolo precedente (2010-’11, senza Maldini in campo) e il rapporto fra Paolo e Adriano è tornato alla normalità. Galliani negli ultimi anni, nonostante gli impegni con il Monza ha mantenuto il suo posto in tribuna d’onore a San Siro e domani lì si sederà per seguire una partita per lui specialissima. Proprio Galliani qualche settimana fa era tornato su quegli anni difficili: «Io ho offerto a Paolo tutte le altre posizioni che non fossero la mia - aveva spiegato l’ad del Monza -. E lui non ha accettato. Il mio posto non gliel’ho dato perché non sono così generoso e non volevo andare via dal Milan. E’ successo così, ora Maldini sta dimostrando di essere un grandissimo dirigente. Lo abbraccio ad ogni partita, affetto sincero e sono felice per lui perché Paolo è il Milan, così come la sua famiglia». Maldini stesso, a stretto giro di posta, aveva teso la mano: «Negli anni abbiamo avuto qualche incomprensione, adesso il rapporto è fantastico. Galliani non fa mai dimenticare quello che ha fatto per il Milan, lui è milanista dentro. È un grandissimo dirigente, lunga vita a Adriano, dobbiamo tanto a lui». E adesso i due si sfideranno in un clima particolare: «Ne parlavo martedì con Paolo - ha raccontato Galliani mercoledì prima della gara di Coppa Italia vinta dal Monza a Udine -, sarà dura andare nello spogliatoio giusto. Sto facendo yoga mentale perché avrò per 90 minuti le telecamere addosso, dovrò essere refrattario a ogni emozione o almeno dovrò provarci».
 

Swaitak

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Come riportato da TS in edicola, Maldini e Galliani sono passati dalla guerra alla pace. Insieme sommano 66 anni in rossonero e le ruggini del passato sono scomparse. Qualcosa dopo la stagione 2008-’09, l’ultima del difensore in campo, si era incrinato. Per anni, infatti, si è parlato e ci si è chiesti come mai Maldini non fosse rientrato nel club con un ruolo nella dirigenza. E per tanto tempo si è sempre ipotizzato un rapporto non proprio idilliaco con Galliani, rumors poi diventati roventi e di fatto concreta realtà quando Barbara Berlusconi nel dicembre 2013 affiancò Galliani nel ruolo di amministratore delegaPaolo Maldini in un momento di relax con Adriano Galliani, ad del Milan per 31 anni to (con delega alle funzioni sociali) spingendo per una rivoluzione all’interno della società che comprendesse il ritorno di Maldini. Non se ne fece nulla e proprio Maldini nella primavera del 2014 disse la sua senza peli sulla lingua: «Vedere tutto distrutto mi fa impazzire. Non esiste un progetto, si guarda all’oggi e non al domani. Galliani è un grandissimo dirigente, ma non è in grado di capire i giocatori. Fa tutto lui e questo non è possibile. Penso che quando ci si sente onnipotenti non si capisce che i risultati si sono ottenuti anche grazie agli altri. Ricordo che quando Leonardo mi voleva a tutti i costi per fare il direttore sportivo, Galliani disse: “E’ una figura superata”». Come si suol dire, il tempo però guarisce le ferite e le ruggini di nove-otto anni fa sono svanite. Galliani nel 2017 ha detto addio al Milan, Maldini nel 2018 è rientrato dalla porta principale, prima come assistente dell’amico Leonardo, poi come capo dell’area tecnica al posto del brasiliano dodici mesi dopo. E ha riportato il Milan a vincere lo scudetto dopo undici anni. Nei festeggiamenti sono stati invitati anche Berlusconi e Galliani, i fautori del titolo precedente (2010-’11, senza Maldini in campo) e il rapporto fra Paolo e Adriano è tornato alla normalità. Galliani negli ultimi anni, nonostante gli impegni con il Monza ha mantenuto il suo posto in tribuna d’onore a San Siro e domani lì si sederà per seguire una partita per lui specialissima. Proprio Galliani qualche settimana fa era tornato su quegli anni difficili: «Io ho offerto a Paolo tutte le altre posizioni che non fossero la mia - aveva spiegato l’ad del Monza -. E lui non ha accettato. Il mio posto non gliel’ho dato perché non sono così generoso e non volevo andare via dal Milan. E’ successo così, ora Maldini sta dimostrando di essere un grandissimo dirigente. Lo abbraccio ad ogni partita, affetto sincero e sono felice per lui perché Paolo è il Milan, così come la sua famiglia». Maldini stesso, a stretto giro di posta, aveva teso la mano: «Negli anni abbiamo avuto qualche incomprensione, adesso il rapporto è fantastico. Galliani non fa mai dimenticare quello che ha fatto per il Milan, lui è milanista dentro. È un grandissimo dirigente, lunga vita a Adriano, dobbiamo tanto a lui». E adesso i due si sfideranno in un clima particolare: «Ne parlavo martedì con Paolo - ha raccontato Galliani mercoledì prima della gara di Coppa Italia vinta dal Monza a Udine -, sarà dura andare nello spogliatoio giusto. Sto facendo yoga mentale perché avrò per 90 minuti le telecamere addosso, dovrò essere refrattario a ogni emozione o almeno dovrò provarci».
Mettere due addetti alla sicurezza, possibilmente donne , davanti la porta del nostro lo spogliatoio... ho la sensazione che le badanti possano effettuare un assalto
 

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Come riportato da TS in edicola, Maldini e Galliani sono passati dalla guerra alla pace. Insieme sommano 66 anni in rossonero e le ruggini del passato sono scomparse. Qualcosa dopo la stagione 2008-’09, l’ultima del difensore in campo, si era incrinato. Per anni, infatti, si è parlato e ci si è chiesti come mai Maldini non fosse rientrato nel club con un ruolo nella dirigenza. E per tanto tempo si è sempre ipotizzato un rapporto non proprio idilliaco con Galliani, rumors poi diventati roventi e di fatto concreta realtà quando Barbara Berlusconi nel dicembre 2013 affiancò Galliani nel ruolo di amministratore delegaPaolo Maldini in un momento di relax con Adriano Galliani, ad del Milan per 31 anni to (con delega alle funzioni sociali) spingendo per una rivoluzione all’interno della società che comprendesse il ritorno di Maldini. Non se ne fece nulla e proprio Maldini nella primavera del 2014 disse la sua senza peli sulla lingua: «Vedere tutto distrutto mi fa impazzire. Non esiste un progetto, si guarda all’oggi e non al domani. Galliani è un grandissimo dirigente, ma non è in grado di capire i giocatori. Fa tutto lui e questo non è possibile. Penso che quando ci si sente onnipotenti non si capisce che i risultati si sono ottenuti anche grazie agli altri. Ricordo che quando Leonardo mi voleva a tutti i costi per fare il direttore sportivo, Galliani disse: “E’ una figura superata”». Come si suol dire, il tempo però guarisce le ferite e le ruggini di nove-otto anni fa sono svanite. Galliani nel 2017 ha detto addio al Milan, Maldini nel 2018 è rientrato dalla porta principale, prima come assistente dell’amico Leonardo, poi come capo dell’area tecnica al posto del brasiliano dodici mesi dopo. E ha riportato il Milan a vincere lo scudetto dopo undici anni. Nei festeggiamenti sono stati invitati anche Berlusconi e Galliani, i fautori del titolo precedente (2010-’11, senza Maldini in campo) e il rapporto fra Paolo e Adriano è tornato alla normalità. Galliani negli ultimi anni, nonostante gli impegni con il Monza ha mantenuto il suo posto in tribuna d’onore a San Siro e domani lì si sederà per seguire una partita per lui specialissima. Proprio Galliani qualche settimana fa era tornato su quegli anni difficili: «Io ho offerto a Paolo tutte le altre posizioni che non fossero la mia - aveva spiegato l’ad del Monza -. E lui non ha accettato. Il mio posto non gliel’ho dato perché non sono così generoso e non volevo andare via dal Milan. E’ successo così, ora Maldini sta dimostrando di essere un grandissimo dirigente. Lo abbraccio ad ogni partita, affetto sincero e sono felice per lui perché Paolo è il Milan, così come la sua famiglia». Maldini stesso, a stretto giro di posta, aveva teso la mano: «Negli anni abbiamo avuto qualche incomprensione, adesso il rapporto è fantastico. Galliani non fa mai dimenticare quello che ha fatto per il Milan, lui è milanista dentro. È un grandissimo dirigente, lunga vita a Adriano, dobbiamo tanto a lui». E adesso i due si sfideranno in un clima particolare: «Ne parlavo martedì con Paolo - ha raccontato Galliani mercoledì prima della gara di Coppa Italia vinta dal Monza a Udine -, sarà dura andare nello spogliatoio giusto. Sto facendo yoga mentale perché avrò per 90 minuti le telecamere addosso, dovrò essere refrattario a ogni emozione o almeno dovrò provarci».
Certo che a parte l'apparenze, Galliani deve essere proprio un tipo viscido....
 
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Certo che a parte l'apparenze, Galliani deve essere proprio un tipo viscido....

Purtroppo tocca ammettere che è Maldini quello fuori ruolo in un mondo in cui tutti o quasi sono sporchi.

È dal primo giorno del suo ritorno al Milan che ho la sensazione che lui nel calcio non avrà affatto una carriera lunga come dirigente. È una persona troppo onesta e con la schiena dritta per chiudere gli occhi davanti a certe porcherie.
 
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A differenza di molti qua ormai ho un bel ricordo di galliani anche se ormai non è adatto ad amministrare un squadra di calcio di livello.
A me, non so perché, non ha mai fatto simpatia, ma non ho mai condiviso gli insulti che molti gli hanno rivolto perché lui faceva quel che la proprietà gli indicava di fare, con i mezzi che gli metteva a disposizione.
In ogni caso lui è stato tra gli artefici di una delle più grandi epopee della storia del calcio e lo è stato con la mia squadra. Tutto il resto passa in secondo piano.
 

Swaitak

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A differenza di molti qua ormai ho un bel ricordo di galliani anche se ormai non è adatto ad amministrare un squadra di calcio di livello.
diciamo che fino al 2008 +o- poteva definirsi ''il garante'' ( :asd:), poi ha contratto la berlusconite ed ha voluto distruggere tutto.
Quando racconta dei vecchi tempi lo odio un po meno
 

Sam

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A differenza di molti qua ormai ho un bel ricordo di galliani anche se ormai non è adatto ad amministrare un squadra di calcio di livello.
Galliani, avesse avuto davvero la schiena dritta, dinanzi alla follia distruttiva del Padrone si sarebbe dovuto dimettere.

Invece si è prestato anche lui al gioco, e lo ha fatto perché, ricordiamolo, è uno dei bracci armati dell’impero di Berlusconi.
È uno che stando accanto al Boss ha fatto carriera, ed ha anche lui le mani in pasta (vedasi D’Avanzo e Cerchione).

Non è mai stato davvero interessato al Milan, ma solo al potere che esso gli ha dato.
 

KILPIN_91

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Galliani, avesse avuto davvero la schiena dritta, dinanzi alla follia distruttiva del Padrone si sarebbe dovuto dimettere.

Invece si è prestato anche lui al gioco, e lo ha fatto perché, ricordiamolo, è uno dei bracci armati dell’impero di Berlusconi.
È uno che stando accanto al Boss ha fatto carriera, ed ha anche lui le mani in pasta (vedasi D’Avanzo e Cerchione).

Non è mai stato davvero interessato al Milan, ma solo al potere che esso gli ha dato.
È un gobbo dichiarato. Ahahaha chissà quanto avrà rosicato nel 2003
 
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