Giusto quello che dici, ma le squadre diventano solo delle vetrine per i giocatori in questo caso, alla fine il ritorno è solo per loro , c'è un errore di fondo. Si deve arrivare a un compromesso, dove tu giocatore puoi andare, ma io dalla tua cessione devo guadagnare, altrimenti diventa una strada a senso unico.
Questa sarebbe la normalità.
Io penso che purtroppo il milan sia un unicum nel panorama calcistico perchè ci siamo immolati alla sostenibilità in un processo per step in cui il diktat è quello di non poter fare il passo più lungo della gamba.
Questo implica che noi offriamo quello che possiamo offrire senza azzardi.
La crescita economica deve andare di pari passo con quella sportiva ma questi vincoli cozzano clamorosamente con la logica dei calciatori.
Prendiamo il caso kessie : il ragazzo è cresciuto assieme a tutta la squadra ma due anni fa era un altro milan ma era anche un altro kessie.
Oggi rinnovare non è facile perchè le condizioni economiche sono cambiate.
Ci si saluterà nell'imbarazzo più totale tra un calciatore che non può perdere 4-5 milioni all'anno, un club che oggi può offrire qualcosina più di ieri ma non sa cosa può offrire domani.
Perderemo kessie e ne perderemo anche altri perchè i colloqui con gli agenti sono infruttuosi quando l'asticella delle ambizioni si alza.
I grandi clubs non ragionano come noi ma stanziano degli investimenti.
Concetti che la nostra proprietà non considera minimamente perchè volendo cedere il club la mission è avere i conti apposto.
Il tifoso ragioniere mi potrà replicare che la sostenibilità non deve essere una missione ma la normalità, vero, ma a dettare la sostenibilità è sempre la disponibilità.
Noi ci siamo imposti di essere sostenibili con quello che entra nelle casse.
Quando vedrò fallire qualche grande club o lo vedrò escluso dai tornei mi convincerò che la nostra è l'unica strada percorribile.
Per ora vedo i cugini indebitati che vanno verso la seconda stella e gli unici esclusi siamo stati noi.