Una cosa che ho sempre trovato interessante è questa
“Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.” - 1 Cor 15,12-19
Ma soprattutto questa
“Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro?
E perché noi ci esponiamo continuamente al pericolo? Ogni giorno io vado incontro alla morte, come è vero che voi, fratelli, siete il mio vanto in Cristo Gesù, nostro Signore! Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo” - 1 Cor 15, 29-32
In effetti, partendo dal presupposto che nessuno storico serio oggi mette in dubbio l’attribuzione della prima lettera ai Corinzi (attribuita a Paolo di Tarso dalla pressoché totale unanimità degli accademici) nè l’esistenza dell’Apostolo o di San Pietro, e che entrambi finirono molto male (come tutti gli altri apostoli tranne Giovanni, ma San Pietro e San Paolo sono quelli del cui martirio abbiamo certezze storiche, non solo di Fede), se ciò che hanno predicato fosse falso sarebbero non i primi a morire per una menzogna, ma i primi a morire per una menzogna che sapevano essere tale.
Se il kerigma fosse un prodotto della mente umana e non un fatto realmente accaduto avremmo quest’accozzaglia di uomini che, dopo essere fuggiti di fronte all’arresto del loro Maestro, decisero, per motivi ignoti, di trafugarne il cadavere, farlo sparire, e proclamare la sua resurrezione a tutti con annessa vittoria sul peccato, e questo a costo della vita e di indicibili sofferenze.
San Paolo, poi, che era uno dei persecutori della neonata comunità cristiana e coinvolto nel martirio di Santo Stefano, avrebbe deciso, sempre per motivi ignoti, di avallare questa menzogna passando da persecutore a perseguitato, fino a morire decapitato a Roma. Tutto per una menzogna che sapeva benissimo essere tale, visto che se Cristo non fosse risorto nè lui nè gli altri lo avrebbero visto e lo saprebbero benissimo. Saremmo, quindi, di fronte ad un martirio non causato dall’aver creduto in buona Fede ad una menzogna, ma un martirio causato dalla volontà lucida di difendere una immane falsità che si sa essere tale.
Ognuno creda ciò che vuole ma non so se questa versione sia razionalmente più credibile.