“Il Concilio Verde”, l’episodio più debole
Iniziamo dall’episodio 9, “
Il Concilio Verde“, che è stato forse il più debole dell’intera serie. Situazioni troppo allungate e scelte discutibili hanno decisamente abbassato il mio gradimento per questa nona puntata e ciò – dopo aver visto il finale ma in realtà era abbastanza evidente già da prima – ha una spiegazione ben precisa. Sebbene infatti resti indubbia l’ottima caratterizzazione di tutti i personaggi di House of the Dragon (o quasi, ci arriviamo tra poco), è altrettanto vero che
è impossibile non notare un dislivello tra le due fazioni dei Verdi e dei Neri. Questo è forse uno dei (pochissimi) difetti che possono essere accreditati ad
House of the Dragon, con gli showrunner che sembrano decisamente portare il pubblico a schierarsi per la seconda fazione.
Tutto ciò che riguarda i Verdi è sembrato, ne “
Il Concilio Verde“, un po’ superficiale e soprattutto dilatato senza una reale necessità di farlo. La parte centrale dell’episodio,
la ricerca di Aegon, è sembrata davvero troppo lunga ed a tratti noiosa. Tuttavia, proprio il personaggio nel personaggio di Aegon viene mostrato quello che è stato, secondo me, il vero protagonista di questi ultimi due episodi:
l’eco del destino che abbraccia questa serie, questo e questi personaggi. Quello che ci viene presentato fin da subito, è un Aegon Targaryen che non è interessato a regnare su Westeros, cosa che dice perfino lui stesso più volte durante le ultime puntate. Ma nonostante tutti i suoi sforzi, Aegon non riesce a sfuggire al destino che gli altri hanno già deciso per lui. Come dirà
Otto Hightower nel finale di stagione, il nipote
“porta il nome del Conquistatore, indossa la sua corona, impugna la sua spada”.
Aegon è stretto nella morsa del destino persino nel nome ed è per questo che viene incoronato alla vista di più di persone possibili, proprio per risaltare le parole di Otto.
E questa ulteriore caratterizzazione di Aegon è forse il tratto che ho più apprezzato nell’episodio 9, nonostante forse si sia esagerato con i toni negativi del personaggio. La scena dell’incoronazione è stata davvero bellissima e sarebbe stato un perfetto finale di episodio… e qui abbiamo il secondo grande problema di questa puntata.
La fuga di Rhaenys Targaryen insieme al suo drago, per quanto abbia apprezzato tantissimo il fatto che abbiano dato una spiegazione a quella scena nel finale di stagione, resta per me il momento forse più debole di tutto
“Il Concilio Verde”. Perché, ragazzi, possiamo dirci tutto quello che vogliamo, ma chi vede quella scena dirà sempre “oh, se li abbrustoliva risolveva subito la cosa”. Davvero, non ho capito perché mettere in scena in questo modo la fuga di Rhaenys, un classico
“momento wow” che ho trovato inutile.
“La Regina Nera”, la chiusura del cerchio
E arriviamo così a
“La Regina Nera”, il gran finale. Guardando l’episodio, quello che ho notato fin da subito è stato
un fortissimo richiamo alle primissime puntate della serie, e soprattutto un vero e proprio eco della prima. All’inizio abbiamo per esempio la scena del parto – la quarta, sono proprio fissati, eh? A proposito, vi è sembrata cruda? Beh, in “
Fuoco e Sangue” è peggio, fidatevi! – di Rhaenyra che viene posta in parallelo con il “consiglio” di guerra di Daemon, in un eco di quello che abbiamo visto nella première con Aemma contrapposta alla scena del torneo. Una scena che serve a dare caratterizzazione a Rhaenyra, che subito dopo aver ricevuto la morte del padre si trova a fronteggiare la morte della figlia, in una “escalation di indurimento” che culminerà alla fine della puntata.
Subito dopo avviene l’incoronazione della stessa Rhaenyra, in una scena che ho trovato davvero bellissima per il carico motivo con cui viene rappresentata (anche qui, un richiamo a “
Gli Eredi del Drago” con il funerale di un neonato). È stato inoltre bello vedere come la Regina Nera non sia affatto immediatamente a suo agio nei panni della sovrana. Si vede tutta la sua esitazione e in un certo senso “l’essere impacciata” nel nuovo ruolo. E proprio questo argomento viene trattato all’inizio dell’episodio, nel confronto tra Rhaenyra ed il giovane figlio
Lucerys. Rhaenyra è stata investita dal destino dei sovrani Targaryen, in questo caso rappresentato dalla profezia, ed ha imparato a farsene carico, mentre
Lucerys rifiuta il suo in quanto non si sente adatto a quel ruolo (così come Aegon non si sente adatto a fare il Re).
Ho letto inoltre diverse perplessità sulla scena del confronto tra Rhaenyra e Daemon, in cui il Principe Targaryen afferra la moglie per la gola. E a proposito di questo, ragazzi, permettetevi di ricordarvi una cosa:
è Martin, non Walt Disney.
Il comportamento di Daemon è perfettamente in linea con il suo personaggio ed anche questo è un eco, un richiamo al passato. Ricordate cos’era successo nell’
episodio 3? Cosa fa Daemon quando Viserys invia delle truppe a supporto del fratello nelle Stepstones? Prima pesta il messaggero, poi parte da solo in missione suicida. Ed è la stessa identica cosa che succede nella scena con Rhaenyra.
In quel momento Daemon non ce l’ha con la moglie, ma con il fratello, perché ancora una volta Viserys non si è fidato di lui non confidandogli la profezia nonostante lui fosse stato l’erede al trono. E la reazione ci sta, perché come abbiamo sempre sostenuto
Daemon Targaryen non è un personaggio pragmatico, ma totalmente emotivo, basti vedere come si butti nella guerra che sta per arrivare, ignorando addirittura i dolori della moglie partoriente.
E poi, gli ultimi quindici minuti dell’episodio, la scena clou. Anche qui ho letto pareri parecchi discordanti a riguardo, soprattutto dai lettori (di cui io stesso faccio parte). Tuttavia, mi sento di dover rimarcare una cosa. Riportare su schermo un lavoro come “
Fuoco e Sangue” in maniera totalmente fedele al libro (badate bene,
totalmente), non sarebbe una buona cosa. E questo semplicemente perché la struttura stessa dell’opera non si presta a questo.
“Fuoco e Sangue“, non essendo un romanzo ma un “freddo” resoconto storico, manca della caratterizzazione dei personaggi, delle loro sfaccettature, il che li riduce ad essere delle “marionette vuote” all’interno di una storia. E persino in questa scena abbiamo un eco della prima puntata. Dove? Guardate l’immagine qui sotto.
Tutto questo preambolo serve a dire che ho personalmente apprezzato il piccolo cambiamento che è stato effettuato per la morte di Lucerys, perché serve a dare profondità al personaggio di Aemond e non a ridurlo a “
è cattivo perché si.”
Si tratta di una costruzione del personaggio che magari ci porterà a vedere lo stesso Aemond del libro, ma con un vissuto alle spalle. Poco da dire su tutta la parte di Capo Tempesta in sé, semplicemente spettacolare per tutto. Messa in scena, recitazione, effetti speciali, musiche, regia… tutto davvero bellissimo.
E infine, la chiusura del cerchio, l’ultimo eco del destino. La scena finale in cui vediamo Rhaenyra ricevere da Daemon la notizia della morte del figlio.
Una scena identica al finale de “Gli Eredi del Drago“, che sancisce il cambiamento ormai avvenuto nel personaggio della Regina Nera, che proprio in quel momento si appropria di questo titolo. Per lungo tempo Rhaenyra ha cercato la pace, ma il finale di questa prima stagione di
House of the Dragon segna il punto di non ritorno. Ormai è guerra, il tempo delle parole e dei negoziati è finito.
Infine, lasciate questo lungo viaggio con alcune considerazioni generali. Dato che siamo in argomento di echi, riprenderò quello che dissi nel primo pezzo che ho qui scritto dedicato ad
House of the Dragon. L’eredità di questa serie era
davvero pesante, ma nonostante tutto si è rivelata essere una vera e propria rivelazione che è riuscita in gran parte dei casi a ricatturare la passione delle persone per Westeros. Non era facile ragazzi, ed il merito di tutto questo va ovviamente agli sceneggiatori
Ryan Condal e Miguel Miguel Sapochnik,
ma anche ad un cast che mi sento di affermare senza timore che è stato totalmente azzeccato (fatta eccezione per personaggi minori come il giovane Laenor e Mysaria…). Un plauso in particolare per questa ultima puntata – ma non solo – va ad
Emma D’Arcy, interprete dell’adulta Rhaenyra. Davvero una prova maiuscola e di spessore e anche tutto il resto è stato superbo, musiche, costumi, locations…
Che dire, ragazzi… abbiamo finito. All’inizio di questo viaggio non l’avrebbe detto nessuno, ma ora, arrivati alla fine, possiamo dire che aspettare due anni per tornare a Westeros sarà davvero,
davvero dura.