Scaroni su Milan - Juve, sullo stadio, Pioli, Rangnick e Maldini.

Lineker10

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Che 115 milioni sia il monte ingaggi di un grande club però è esagerato. Il monte ingaggi di un grande club è ben più alto, però se hai i ricavi da stadio di un grande club + i ricavi da Champions ci arrivi a permetterti una grande squadra capace di lottare per vincere tutto.

Ora l’Inda ha i ricavi da Champions, se avesse pure quelli da stadio sarebbe già sopra la Giuve come forza economica.

115 milioni è il monte ingaggi di Lazio e Atalanta messe insieme!
 

Lineker10

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Infatti è sull’ultimo punto che la proprietà ha delle colpe. Per lo stadio, speriamo bene, è molto più importante di quanto molto credano, sia in ottica ricavi futuri che in ottica cessione della società.

Fondamentale. Per noi e per l'Inda, che con lo stadio nuovo diventa una potenza per davvero.
 

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115 milioni è il monte ingaggi di Lazio e Atalanta messe insieme!

Si ma se lo paragoni ai grandi club, quelli grandi davvero, è un monte ingaggi penoso.

Ma il problema non si pone, perché se hai i ricavi da Champions, + da stadio (come quello che vogliamo fare noi, ovviamente, perché ad esempio quello della Ndranghetus da si ricavi ma non paragonabili a quelli preventivati per il nuovo San Siro) e gli sponsor della proprietà arrivi ai massimi livelli.

Fondamentale. Per noi e per l'Inda, che con lo stadio nuovo diventa una potenza per davvero.

Si, e con lo stadio lo diventeremmo pure noi, anche perché non tarderemmo a passare di mano.

Sarebbe la fine dei gobbi anche a livello italiano, perché il nostro stadio darà ben più ricavi della loro scatoletta. Sarebbero dietro alle due milanesi a livello economico anche in campo italiano. Si godano questi anni, gli infami maiali, perché li rimpiangeranno (e anzi, per me dall’anno prossimo c’è il serio rischio che vadano sotto all’Inda anche senza stadio, visto che la seconda squadra di Milano si rinforzerà parecchio, credo).

P.s: sarà mica un caso che Tuttosport da anni perori la causa di coloro che sono contro al nuovo stadio? :lol:

Un nuovo stadio per le milanesi, con tutto ciò che comporterebbe per Milan e Inter, sarebbe un colpo mortale per loro.
 
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Paolo Scaroni, presidente del Milan, intervistato dal CorSera in edicola oggi, 9 luglio, a 360 gradi sul Milan:"Sa che le dico? Quando ci si sveglia dopo aver vinto, si sta molto meglio. Un partitone memorabile, di quelli che ci ricorderemo per anni. Ho parlato con Pioli: gli ho fatto i complimenti, anche chi non ha giocato benissimo ha dato l’impressione di far parte di un team motivato che si diverte a giocare a calcio. Mi sembra che Pioli sia riuscito a creare una squadra vera".

Ma allora siamo proprio sicuri di cambiarlo? Non potrebbe restare, magari assieme a Ralf Rangnick, di cui si è innamorato l’ad Gazidis?
«Su queste scelte ho totale fiducia in Gazidis, che d’altra parte ha la totale fiducia dell’azionista, e che, come logico, ne porterà la responsabilità. Gazidis si confronta con me, ma non sulle cose tecniche, piuttosto su come gestire certe situazioni».

Obiezione: un’altra rivoluzione proprio ora che la squadra, lo diceva anche lei, ha trovato una fisionomia.
«Non credo Gazidis abbia già deciso alcuna rivoluzione. Detto questo, è doveroso che l’ad esplori nuovi orizzonti».

Maldini resta?
«Ho eccellenti rapporti con lui. Se resta va chiesto a lui».

Oggi possiamo tirare le somme: il calcio ha fatto bene a ricominciare?
«Io, anche in Lega, mi sono sempre battuto per riprendere. E ho anche sempre sostenuto che si doveva seguire il modello tedesco: una positività su mille addetti è sempre possibile, ma non può fermare tutto. Le squadre di calcio sono fatte per giocare a calcio, il pallone è un elemento chiave nel divertimento degli italiani e poi ci sono i conti. I tifosi sognano ma se i nostri bilanci fanno acqua, non possiamo essere competitivi».

Quanto è costato al Milan il lockdown? E che impatto ha avuto sulle vostre scelte?
«Circa 30 milioni, tra mancati incassi da stadio e qualche entrata in meno dagli sponsor. Abbiamo dovuto posticipare molte decisioni, di mercato e non solo: le prenderemo ad agosto».

I bilanci del Milan, come quelli di molte altre società, erano già in sofferenza prima. Come si sopravvive?
«Come in tutti i business, ci vogliono proprietà solide. Certo guardiamo con rammarico ai conti ma con Elliott non è in pregiudizio il futuro del Milan, altri sono più in difficoltà. Con il Financial fairplay non c’è altra scelta: bisogna aumentare i ricavi».

Idee nuove?
«Sempre le stesse. Lo stadio è un ingrediente fondamentale, i diritti tv sono l’altro pilastro. Le sponsorizzazioni invece sono legate ai risultati sportivi, sono due montagne da scalare assieme».

Partiamo dallo stadio.
«Credo siamo sulla strada giusta. Il Comune ci ha fatto una proposta che non ci piace molto perché ha ridotto le nostre richieste di costruzioni, ma che abbiamo accettato perché dovrebbe risolvere la parte politica della questione. Oggi sono ragionevolmente ottimista, mi sembra che il Comune abbia sposato il progetto di avere uno stadio nuovo e anche l’opposizione lo veda con favore».

Ha aiutato che fosse un investimento importante in un momento di crisi.
«Si fa fatica a dire di no a un progetto che dà lavoro a 3 mila persone, in una città così colpita. Poi sarà lo stadio più bello del mondo».

Che tempi prevede? Si farà lì l’inaugurazione dei Giochi?
«Lo stadio sarà pronto per il 2024. Ci sarà una fase in cui il nuovo stadio sarà completato e San Siro sarà ancora in piedi: deciderà il sindaco dove svolgere la cerimonia, mi sembrerebbe strano non usare l’impianto nuovo. Poi partirà la rifunzionalizzazione di San Siro, che ci costerà 74 milioni e consentirà di salvare parti del vecchio stadio in un parco dello sport».

Cosa risponde ai tifosi che dicono che Elliott è interessato solo al business dello stadio e non ai risultati sportivi?
«Ogni tanto parlo con qualcuno che dice di sapere tutto di calcio e a un certo punto gli chiedo: “ma sai come funziona il fair play finanziario? No? Allora non sai nulla del calcio”. Il Barcellona dallo stadio ha ricavi per 159 milioni, il Real per 145. Noi per 30: 115 milioni è il monte ingaggi di un grande club. Per capirci, con i proventi da stadio, ci compriamo una squadra intera. Non c’è contraddizione tra lo stadio e i risultati sportivi. È la strada di tutto il mondo».

Passiamo all’altro pilastro, i diritti tv. Intanto, è preoccupato del calo di spettatori?
«Confido che sia episodico, un calo di fronte a questo nuovo calcio può essere comprensibile».

Sky usa questo dato nella diatriba con la Lega per non pagare l’ultima rata.
«Mi viene da dire che se gli spettatori fossero raddoppiati non credo ci darebbero il doppio. C’è un contratto, va rispettato, c’è una disputa legale, mi auguro si risolva».

Il tema del momento sono i fondi, da Cvc a Bain e Advent, che vogliono diventare soci della Lega per sfruttare al meglio i diritti tv. Un cambiamento radicale: di governance e di modello di business.
«Premessa: la serie A, che è stato il torneo più guardato nel mondo, sta perdendo terreno rispetto agli altri campionati. Noi incassiamo 1,5 miliardi, la Premier 3,5. Oggi con i broadcaster che trasmettono via internet si aprono un sacco di possibilità. La domanda è: come possiamo far crescere a livello mondiale la serie A? Ci sono 7 miliardi di persone che, in media, guardano la tv tre ore al giorno. Come conquistiamo il loro tempo? Dobbiamo competere con gli altri sport e poi, all’interno del calcio, con gli altri campionati. Non è facile, servono professionisti».

La risposta sono i fondi?
«Dobbiamo far sì che la Lega figli una società commerciale responsabile dei diritti tv. Poi abbiamo due strade: fare tutto in casa, ma non abbiamo la gente e i contatti internazionali. Oppure ci scegliamo un socio che ci dia un’accelerata, ci porti competenze di governance, manageriali e internazionali».

I presidenti accetteranno?
«Sto ai fatti. L’assemblea di Lega a maggioranza ha dato mandato al presidente di scegliere un advisor finanziario e di presentarsi con proposte vincolanti. Direi che la maggioranza condivide».

Mi rifiuto anche solo di leggerlo.
Non è il mio presidente.
 

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Paolo Scaroni, presidente del Milan, intervistato dal CorSera in edicola oggi, 9 luglio, a 360 gradi sul Milan:"Sa che le dico? Quando ci si sveglia dopo aver vinto, si sta molto meglio. Un partitone memorabile, di quelli che ci ricorderemo per anni. Ho parlato con Pioli: gli ho fatto i complimenti, anche chi non ha giocato benissimo ha dato l’impressione di far parte di un team motivato che si diverte a giocare a calcio. Mi sembra che Pioli sia riuscito a creare una squadra vera".

Ma allora siamo proprio sicuri di cambiarlo? Non potrebbe restare, magari assieme a Ralf Rangnick, di cui si è innamorato l’ad Gazidis?
«Su queste scelte ho totale fiducia in Gazidis, che d’altra parte ha la totale fiducia dell’azionista, e che, come logico, ne porterà la responsabilità. Gazidis si confronta con me, ma non sulle cose tecniche, piuttosto su come gestire certe situazioni».

Obiezione: un’altra rivoluzione proprio ora che la squadra, lo diceva anche lei, ha trovato una fisionomia.
«Non credo Gazidis abbia già deciso alcuna rivoluzione. Detto questo, è doveroso che l’ad esplori nuovi orizzonti».

Maldini resta?
«Ho eccellenti rapporti con lui. Se resta va chiesto a lui».

Oggi possiamo tirare le somme: il calcio ha fatto bene a ricominciare?
«Io, anche in Lega, mi sono sempre battuto per riprendere. E ho anche sempre sostenuto che si doveva seguire il modello tedesco: una positività su mille addetti è sempre possibile, ma non può fermare tutto. Le squadre di calcio sono fatte per giocare a calcio, il pallone è un elemento chiave nel divertimento degli italiani e poi ci sono i conti. I tifosi sognano ma se i nostri bilanci fanno acqua, non possiamo essere competitivi».

Quanto è costato al Milan il lockdown? E che impatto ha avuto sulle vostre scelte?
«Circa 30 milioni, tra mancati incassi da stadio e qualche entrata in meno dagli sponsor. Abbiamo dovuto posticipare molte decisioni, di mercato e non solo: le prenderemo ad agosto».

I bilanci del Milan, come quelli di molte altre società, erano già in sofferenza prima. Come si sopravvive?
«Come in tutti i business, ci vogliono proprietà solide. Certo guardiamo con rammarico ai conti ma con Elliott non è in pregiudizio il futuro del Milan, altri sono più in difficoltà. Con il Financial fairplay non c’è altra scelta: bisogna aumentare i ricavi».

Idee nuove?
«Sempre le stesse. Lo stadio è un ingrediente fondamentale, i diritti tv sono l’altro pilastro. Le sponsorizzazioni invece sono legate ai risultati sportivi, sono due montagne da scalare assieme».

Partiamo dallo stadio.
«Credo siamo sulla strada giusta. Il Comune ci ha fatto una proposta che non ci piace molto perché ha ridotto le nostre richieste di costruzioni, ma che abbiamo accettato perché dovrebbe risolvere la parte politica della questione. Oggi sono ragionevolmente ottimista, mi sembra che il Comune abbia sposato il progetto di avere uno stadio nuovo e anche l’opposizione lo veda con favore».

Ha aiutato che fosse un investimento importante in un momento di crisi.
«Si fa fatica a dire di no a un progetto che dà lavoro a 3 mila persone, in una città così colpita. Poi sarà lo stadio più bello del mondo».

Che tempi prevede? Si farà lì l’inaugurazione dei Giochi?
«Lo stadio sarà pronto per il 2024. Ci sarà una fase in cui il nuovo stadio sarà completato e San Siro sarà ancora in piedi: deciderà il sindaco dove svolgere la cerimonia, mi sembrerebbe strano non usare l’impianto nuovo. Poi partirà la rifunzionalizzazione di San Siro, che ci costerà 74 milioni e consentirà di salvare parti del vecchio stadio in un parco dello sport».

Cosa risponde ai tifosi che dicono che Elliott è interessato solo al business dello stadio e non ai risultati sportivi?
«Ogni tanto parlo con qualcuno che dice di sapere tutto di calcio e a un certo punto gli chiedo: “ma sai come funziona il fair play finanziario? No? Allora non sai nulla del calcio”. Il Barcellona dallo stadio ha ricavi per 159 milioni, il Real per 145. Noi per 30: 115 milioni è il monte ingaggi di un grande club. Per capirci, con i proventi da stadio, ci compriamo una squadra intera. Non c’è contraddizione tra lo stadio e i risultati sportivi. È la strada di tutto il mondo».

Passiamo all’altro pilastro, i diritti tv. Intanto, è preoccupato del calo di spettatori?
«Confido che sia episodico, un calo di fronte a questo nuovo calcio può essere comprensibile».

Sky usa questo dato nella diatriba con la Lega per non pagare l’ultima rata.
«Mi viene da dire che se gli spettatori fossero raddoppiati non credo ci darebbero il doppio. C’è un contratto, va rispettato, c’è una disputa legale, mi auguro si risolva».

Il tema del momento sono i fondi, da Cvc a Bain e Advent, che vogliono diventare soci della Lega per sfruttare al meglio i diritti tv. Un cambiamento radicale: di governance e di modello di business.
«Premessa: la serie A, che è stato il torneo più guardato nel mondo, sta perdendo terreno rispetto agli altri campionati. Noi incassiamo 1,5 miliardi, la Premier 3,5. Oggi con i broadcaster che trasmettono via internet si aprono un sacco di possibilità. La domanda è: come possiamo far crescere a livello mondiale la serie A? Ci sono 7 miliardi di persone che, in media, guardano la tv tre ore al giorno. Come conquistiamo il loro tempo? Dobbiamo competere con gli altri sport e poi, all’interno del calcio, con gli altri campionati. Non è facile, servono professionisti».

La risposta sono i fondi?
«Dobbiamo far sì che la Lega figli una società commerciale responsabile dei diritti tv. Poi abbiamo due strade: fare tutto in casa, ma non abbiamo la gente e i contatti internazionali. Oppure ci scegliamo un socio che ci dia un’accelerata, ci porti competenze di governance, manageriali e internazionali».

I presidenti accetteranno?
«Sto ai fatti. L’assemblea di Lega a maggioranza ha dato mandato al presidente di scegliere un advisor finanziario e di presentarsi con proposte vincolanti. Direi che la maggioranza condivide».

E' l'unico "presidente" al mondo che invoca il FPF. Gli altri tentano di combatterlo, lui ci gode quando ne parla.

Che brutta roba...
 

kipstar

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ho letto attentamente tutto e posso dire che su tutto quello che non riguarda il lato sportivo ha ragione su tutti i punti. sono tutti idee innegabili e sotto gli occhi di tutti.
si capisce chiaramente che non ha voce in capitolo per quanto riguarda la parte tecnica della faccenda quindi fa anche difficoltà a parlarne e demanda tutto all'AD ovviamente responsabilizzandolo.
credo che il calcio anche se non si sa cosa sia ffp possa essere conosciuto dai più.....la parte puramente sportiva e romantica che oramai è impossibile da far prevalere rispetto a quella economica.
e poi anche i diritti tv in parte risentono dei risultati sportivi non solo gli sponsor. Un milan che va meglio fa più spettatori e quindi si possono strappare delle condizioni migliori in fase di contratto mentre al contrario .... e lo sono solo in parte perché vengono ridiscussi collettivamente....mentre se fossero individuali i risultati sportivi sarebbero centrali anche per i diritti tv....
la risposta su Paolo è molto chiara : se paolo vuole restare si deve adattare a quello che decide l'AD. L'AD è responsabilizzato......mi pare di capire cioè in questo frangente se rag-nic canna la colpa è del gaz. detto questo per me paolo non rimarrà.
discorso stadio fondamentale sonio d'accordo.
 

Milanforever26

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Che 115 milioni sia il monte ingaggi di un grande club però è esagerato. Il monte ingaggi di un grande club è ben più alto, però se hai i ricavi da stadio di un grande club + i ricavi da Champions ci arrivi a permetterti una grande squadra capace di lottare per vincere tutto.

Ora l’Inda ha i ricavi da Champions, se avesse pure quelli da stadio sarebbe già sopra la Giuve come forza economica.

Penso parli di ingaggi netti..e comunque sarebbe una cifra che unita a quanto già paghiamo ci permetterebbe di portare serenamente il monte ingaggi a 180 milioni..

Io dico che stadio+ritorno in CL innescherà il normale rilancio del club, perché con questi due fattori poi arrivano anche gli sponsor e il Milan ha un brand che se torna ai livelli che ci competono (quindi stabilmente in CL e tra le prime 3 sempre in Italia) può solo crescere..

è come lo space shuttle..la fatica è tutta nello staccarsi da terra...poi una volta in orbita si va col pilota automatico
 

A.C Milan 1899

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Penso parli di ingaggi netti..e comunque sarebbe una cifra che unita a quanto già paghiamo ci permetterebbe di portare serenamente il monte ingaggi a 180 milioni..

Io dico che stadio+ritorno in CL innescherà il normale rilancio del club, perché con questi due fattori poi arrivano anche gli sponsor e il Milan ha un brand che se torna ai livelli che ci competono (quindi stabilmente in CL e tra le prime 3 sempre in Italia) può solo crescere..

è come lo space shuttle..la fatica è tutta nello staccarsi da terra...poi una volta in orbita si va col pilota automatico

I gobbi ad esempio come monte ingaggi sono terzi in Europa, a 250 milioni. Monte ingaggi al quale potremmo arrivare anche noi senza problemi tornando in Champions e aggiungendoci i ricavi da stadio.

Poi se arriva una nuova proprietà arriveranno anche nuovi e munifici sponsor “interni”, oltre a quelli esterni che arriverebbero tornando sul palcoscenico internazionale più importante. Come dici tu, sarebbe tutta in discesa.
 
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Paolo Scaroni, presidente del Milan, intervistato dal CorSera in edicola oggi, 9 luglio, a 360 gradi sul Milan:"Sa che le dico? Quando ci si sveglia dopo aver vinto, si sta molto meglio. Un partitone memorabile, di quelli che ci ricorderemo per anni. Ho parlato con Pioli: gli ho fatto i complimenti, anche chi non ha giocato benissimo ha dato l’impressione di far parte di un team motivato che si diverte a giocare a calcio. Mi sembra che Pioli sia riuscito a creare una squadra vera".

Ma allora siamo proprio sicuri di cambiarlo? Non potrebbe restare, magari assieme a Ralf Rangnick, di cui si è innamorato l’ad Gazidis?
«Su queste scelte ho totale fiducia in Gazidis, che d’altra parte ha la totale fiducia dell’azionista, e che, come logico, ne porterà la responsabilità. Gazidis si confronta con me, ma non sulle cose tecniche, piuttosto su come gestire certe situazioni».

Obiezione: un’altra rivoluzione proprio ora che la squadra, lo diceva anche lei, ha trovato una fisionomia.
«Non credo Gazidis abbia già deciso alcuna rivoluzione. Detto questo, è doveroso che l’ad esplori nuovi orizzonti».

Maldini resta?
«Ho eccellenti rapporti con lui. Se resta va chiesto a lui».

Oggi possiamo tirare le somme: il calcio ha fatto bene a ricominciare?
«Io, anche in Lega, mi sono sempre battuto per riprendere. E ho anche sempre sostenuto che si doveva seguire il modello tedesco: una positività su mille addetti è sempre possibile, ma non può fermare tutto. Le squadre di calcio sono fatte per giocare a calcio, il pallone è un elemento chiave nel divertimento degli italiani e poi ci sono i conti. I tifosi sognano ma se i nostri bilanci fanno acqua, non possiamo essere competitivi».

Quanto è costato al Milan il lockdown? E che impatto ha avuto sulle vostre scelte?
«Circa 30 milioni, tra mancati incassi da stadio e qualche entrata in meno dagli sponsor. Abbiamo dovuto posticipare molte decisioni, di mercato e non solo: le prenderemo ad agosto».

I bilanci del Milan, come quelli di molte altre società, erano già in sofferenza prima. Come si sopravvive?
«Come in tutti i business, ci vogliono proprietà solide. Certo guardiamo con rammarico ai conti ma con Elliott non è in pregiudizio il futuro del Milan, altri sono più in difficoltà. Con il Financial fairplay non c’è altra scelta: bisogna aumentare i ricavi».

Idee nuove?
«Sempre le stesse. Lo stadio è un ingrediente fondamentale, i diritti tv sono l’altro pilastro. Le sponsorizzazioni invece sono legate ai risultati sportivi, sono due montagne da scalare assieme».

Partiamo dallo stadio.
«Credo siamo sulla strada giusta. Il Comune ci ha fatto una proposta che non ci piace molto perché ha ridotto le nostre richieste di costruzioni, ma che abbiamo accettato perché dovrebbe risolvere la parte politica della questione. Oggi sono ragionevolmente ottimista, mi sembra che il Comune abbia sposato il progetto di avere uno stadio nuovo e anche l’opposizione lo veda con favore».

Ha aiutato che fosse un investimento importante in un momento di crisi.
«Si fa fatica a dire di no a un progetto che dà lavoro a 3 mila persone, in una città così colpita. Poi sarà lo stadio più bello del mondo».

Che tempi prevede? Si farà lì l’inaugurazione dei Giochi?
«Lo stadio sarà pronto per il 2024. Ci sarà una fase in cui il nuovo stadio sarà completato e San Siro sarà ancora in piedi: deciderà il sindaco dove svolgere la cerimonia, mi sembrerebbe strano non usare l’impianto nuovo. Poi partirà la rifunzionalizzazione di San Siro, che ci costerà 74 milioni e consentirà di salvare parti del vecchio stadio in un parco dello sport».

Cosa risponde ai tifosi che dicono che Elliott è interessato solo al business dello stadio e non ai risultati sportivi?
«Ogni tanto parlo con qualcuno che dice di sapere tutto di calcio e a un certo punto gli chiedo: “ma sai come funziona il fair play finanziario? No? Allora non sai nulla del calcio”. Il Barcellona dallo stadio ha ricavi per 159 milioni, il Real per 145. Noi per 30: 115 milioni è il monte ingaggi di un grande club. Per capirci, con i proventi da stadio, ci compriamo una squadra intera. Non c’è contraddizione tra lo stadio e i risultati sportivi. È la strada di tutto il mondo».

Passiamo all’altro pilastro, i diritti tv. Intanto, è preoccupato del calo di spettatori?
«Confido che sia episodico, un calo di fronte a questo nuovo calcio può essere comprensibile».

Sky usa questo dato nella diatriba con la Lega per non pagare l’ultima rata.
«Mi viene da dire che se gli spettatori fossero raddoppiati non credo ci darebbero il doppio. C’è un contratto, va rispettato, c’è una disputa legale, mi auguro si risolva».

Il tema del momento sono i fondi, da Cvc a Bain e Advent, che vogliono diventare soci della Lega per sfruttare al meglio i diritti tv. Un cambiamento radicale: di governance e di modello di business.
«Premessa: la serie A, che è stato il torneo più guardato nel mondo, sta perdendo terreno rispetto agli altri campionati. Noi incassiamo 1,5 miliardi, la Premier 3,5. Oggi con i broadcaster che trasmettono via internet si aprono un sacco di possibilità. La domanda è: come possiamo far crescere a livello mondiale la serie A? Ci sono 7 miliardi di persone che, in media, guardano la tv tre ore al giorno. Come conquistiamo il loro tempo? Dobbiamo competere con gli altri sport e poi, all’interno del calcio, con gli altri campionati. Non è facile, servono professionisti».

La risposta sono i fondi?
«Dobbiamo far sì che la Lega figli una società commerciale responsabile dei diritti tv. Poi abbiamo due strade: fare tutto in casa, ma non abbiamo la gente e i contatti internazionali. Oppure ci scegliamo un socio che ci dia un’accelerata, ci porti competenze di governance, manageriali e internazionali».

I presidenti accetteranno?
«Sto ai fatti. L’assemblea di Lega a maggioranza ha dato mandato al presidente di scegliere un advisor finanziario e di presentarsi con proposte vincolanti. Direi che la maggioranza condivide».

bla,bla,bla.. ciaparatt quandè che torniamo in champions?
 

7AlePato7

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Paolo Scaroni, presidente del Milan, intervistato dal CorSera in edicola oggi, 9 luglio, a 360 gradi sul Milan:"Sa che le dico? Quando ci si sveglia dopo aver vinto, si sta molto meglio. Un partitone memorabile, di quelli che ci ricorderemo per anni. Ho parlato con Pioli: gli ho fatto i complimenti, anche chi non ha giocato benissimo ha dato l’impressione di far parte di un team motivato che si diverte a giocare a calcio. Mi sembra che Pioli sia riuscito a creare una squadra vera".

Ma allora siamo proprio sicuri di cambiarlo? Non potrebbe restare, magari assieme a Ralf Rangnick, di cui si è innamorato l’ad Gazidis?
«Su queste scelte ho totale fiducia in Gazidis, che d’altra parte ha la totale fiducia dell’azionista, e che, come logico, ne porterà la responsabilità. Gazidis si confronta con me, ma non sulle cose tecniche, piuttosto su come gestire certe situazioni».

Obiezione: un’altra rivoluzione proprio ora che la squadra, lo diceva anche lei, ha trovato una fisionomia.
«Non credo Gazidis abbia già deciso alcuna rivoluzione. Detto questo, è doveroso che l’ad esplori nuovi orizzonti».

Maldini resta?
«Ho eccellenti rapporti con lui. Se resta va chiesto a lui».

Oggi possiamo tirare le somme: il calcio ha fatto bene a ricominciare?
«Io, anche in Lega, mi sono sempre battuto per riprendere. E ho anche sempre sostenuto che si doveva seguire il modello tedesco: una positività su mille addetti è sempre possibile, ma non può fermare tutto. Le squadre di calcio sono fatte per giocare a calcio, il pallone è un elemento chiave nel divertimento degli italiani e poi ci sono i conti. I tifosi sognano ma se i nostri bilanci fanno acqua, non possiamo essere competitivi».

Quanto è costato al Milan il lockdown? E che impatto ha avuto sulle vostre scelte?
«Circa 30 milioni, tra mancati incassi da stadio e qualche entrata in meno dagli sponsor. Abbiamo dovuto posticipare molte decisioni, di mercato e non solo: le prenderemo ad agosto».

I bilanci del Milan, come quelli di molte altre società, erano già in sofferenza prima. Come si sopravvive?
«Come in tutti i business, ci vogliono proprietà solide. Certo guardiamo con rammarico ai conti ma con Elliott non è in pregiudizio il futuro del Milan, altri sono più in difficoltà. Con il Financial fairplay non c’è altra scelta: bisogna aumentare i ricavi».

Idee nuove?
«Sempre le stesse. Lo stadio è un ingrediente fondamentale, i diritti tv sono l’altro pilastro. Le sponsorizzazioni invece sono legate ai risultati sportivi, sono due montagne da scalare assieme».

Partiamo dallo stadio.
«Credo siamo sulla strada giusta. Il Comune ci ha fatto una proposta che non ci piace molto perché ha ridotto le nostre richieste di costruzioni, ma che abbiamo accettato perché dovrebbe risolvere la parte politica della questione. Oggi sono ragionevolmente ottimista, mi sembra che il Comune abbia sposato il progetto di avere uno stadio nuovo e anche l’opposizione lo veda con favore».

Ha aiutato che fosse un investimento importante in un momento di crisi.
«Si fa fatica a dire di no a un progetto che dà lavoro a 3 mila persone, in una città così colpita. Poi sarà lo stadio più bello del mondo».

Che tempi prevede? Si farà lì l’inaugurazione dei Giochi?
«Lo stadio sarà pronto per il 2024. Ci sarà una fase in cui il nuovo stadio sarà completato e San Siro sarà ancora in piedi: deciderà il sindaco dove svolgere la cerimonia, mi sembrerebbe strano non usare l’impianto nuovo. Poi partirà la rifunzionalizzazione di San Siro, che ci costerà 74 milioni e consentirà di salvare parti del vecchio stadio in un parco dello sport».

Cosa risponde ai tifosi che dicono che Elliott è interessato solo al business dello stadio e non ai risultati sportivi?
«Ogni tanto parlo con qualcuno che dice di sapere tutto di calcio e a un certo punto gli chiedo: “ma sai come funziona il fair play finanziario? No? Allora non sai nulla del calcio”. Il Barcellona dallo stadio ha ricavi per 159 milioni, il Real per 145. Noi per 30: 115 milioni è il monte ingaggi di un grande club. Per capirci, con i proventi da stadio, ci compriamo una squadra intera. Non c’è contraddizione tra lo stadio e i risultati sportivi. È la strada di tutto il mondo».

Passiamo all’altro pilastro, i diritti tv. Intanto, è preoccupato del calo di spettatori?
«Confido che sia episodico, un calo di fronte a questo nuovo calcio può essere comprensibile».

Sky usa questo dato nella diatriba con la Lega per non pagare l’ultima rata.
«Mi viene da dire che se gli spettatori fossero raddoppiati non credo ci darebbero il doppio. C’è un contratto, va rispettato, c’è una disputa legale, mi auguro si risolva».

Il tema del momento sono i fondi, da Cvc a Bain e Advent, che vogliono diventare soci della Lega per sfruttare al meglio i diritti tv. Un cambiamento radicale: di governance e di modello di business.
«Premessa: la serie A, che è stato il torneo più guardato nel mondo, sta perdendo terreno rispetto agli altri campionati. Noi incassiamo 1,5 miliardi, la Premier 3,5. Oggi con i broadcaster che trasmettono via internet si aprono un sacco di possibilità. La domanda è: come possiamo far crescere a livello mondiale la serie A? Ci sono 7 miliardi di persone che, in media, guardano la tv tre ore al giorno. Come conquistiamo il loro tempo? Dobbiamo competere con gli altri sport e poi, all’interno del calcio, con gli altri campionati. Non è facile, servono professionisti».

La risposta sono i fondi?
«Dobbiamo far sì che la Lega figli una società commerciale responsabile dei diritti tv. Poi abbiamo due strade: fare tutto in casa, ma non abbiamo la gente e i contatti internazionali. Oppure ci scegliamo un socio che ci dia un’accelerata, ci porti competenze di governance, manageriali e internazionali».

I presidenti accetteranno?
«Sto ai fatti. L’assemblea di Lega a maggioranza ha dato mandato al presidente di scegliere un advisor finanziario e di presentarsi con proposte vincolanti. Direi che la maggioranza condivide».
Lo hanno scongelato dopo Milan-Juve?
Ora lo iberneranno di nuovo, può tornare ai suoi sogni criogenici.
 

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