Ah ecco, grazie.
Sei sparito, avresti potuto arricchire le discussioni col tuo punto di vista.
Mi hanno raccontato degli amici che in svizzera la gestione dell'emergenza è totalmente diversa : chiusi i locali come da noi, sono però consentiti aggregamenti di 4-5 persone , sul lavoro andrebbero rispettate delle regole ma è praticamente impossibile farlo per ovvi motivi.
P.S belli i tempi in cui si parlava di calcio, pare un'era geologica fa.
Ti rispondo qua perchè la discussione precedente è stata chiusa.
Già, chissà quando torneremo a parlare seriamente di calcio...
Sì qui in Svizzera le limitazioni esplicite sono state molte meno. Non hanno mai proibito di andare a correre, anche se hanno chiuso i parchi pubblici, per esempio. Ed è vero, gli incontri con un limitato numero di persone sono sempre stati consentiti, ma ti posso assicurare che nessuno si sognerebbe di abusarne.
Comunque non sono mancati momenti di tensione e di scontro a livello politico, tra il governo federale e i cantoni, oppure tra i comuni. Insomma, la strada è stata complicata pure qui.
Tuttavia parlando in generale, come succedeva anche prima del virus l'atmosfera è molto diversa dall'Italia. Prima di tutto perchè a livello sanitario sembra abbiano gestito le cose con più tempestività e organizzazione, evitando collassi nelle strutture. Penso che questo sia stato il punto chiave.
Per le limitazioni personali, hanno chiuso tutte le attività per alcune settimane e la maggior parte delle aziende, simile all'Italia e a tutti i paesi, direi, ma sul piano individuale sono stati meno stringenti, o meno espliciti forse.
Sono stati più espliciti per gli over 65, ai quali era sostanzialmente proibito uscire di casa.
Hanno discusso molto sulle chiusure delle scuole e ora stanno discutendo sulle riaperture, almeno di asili e primarie, secondo il principio che il rischio principale di trasmissione del virus sia quello intergenerazionale.
Dopo tanti anni che vivo i due paesi in alternanza devo dire che c'è una sostanziale differenza sul senso civico, c'è poco da fare. Nella mentalità svizzera non c'è bisogno di essere troppo espliciti, c'è forte fiducia verso i cittadini, soprattutto se paragonata all'Italia, e qui sono in generale più partecipi e responsabili verso il bene pubblico. Lo scrivo con amarezza, da italiano, ma è una cosa abbastanza palpabile.
Questo è dovuto da un lato alla differenza di dimensione dei due paesi, dall'altro ad educazione e culture che sono piuttosto diverse.
Per me vivere in Svizzera la quarantena è stata un'esperienza ancora diversa da tanti altri, perchè avendo tanti affetti "stabili" ancora a Firenze e buona parte degli interessi personali a Milano ho in pratica vissuto l'isolamento effettivo qui, ma affettivo e psicologico in entrambi i paesi. Così ci sono state delle situazione alienanti, le definirei, dove vedevo la tensione e la difficoltà, anche una certa oppressione, percepita in Italia, nei media, nelle telefonate, nei tanti video che ho fatto... mentre uscendo di casa vivevo un'atmosfera di quantomeno apparente tranquillità, probabilmente remissiva, ma tutto sommato molto serena. Non ho mai fatto una fila al supermercato, per fare un esempio proprio banale.
Certamente adesso avrei voglia di tornare in Toscana e rivedere i miei cari, ma aspetterò ancora molto, non voglio correre alcun rischio, non solo personale. Ho idea di farlo a Giugno inoltrato, forse inizio Luglio, non prima. E' dura ma penso che questo sia il momento di maturità, equilibrio e sangue freddo, non abbiamo alternative davvero.