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Domani sono in programma le elezioni in Iran con il presidente Rohani che non può ricandidarsi dopo due mandati consecutivi per limiti di Costituzione.
Come sempre, la scure giuridico-religiosa del Consiglio dei Guardiani ha colpito i candidati più riformisti e l'ultimo ha deciso di ritirarsi ieri con un consenso praticamente inesistente nei sondaggi.
L'unico candidato non fortemente conservatore è il tecnocrate Hemmati esperto di banche, ex presidente della banca centrale iraniana, che infatti parla solo di economia.
Un tema fondamentale al momento viste le sanzioni, ma non sufficiente visto che si legge di un 4%.
Il probabile vincitore (oltre il 60% nei sondaggi) è l'ultraconservatore Raisi che viene accreditato come sostituto della guida spirituale Khamenei, il che è tutto dire su cosa possa fare durante la sua presidenza.
Già sconfitto da Rohani in passato.
Giudice che in tribunale era ben lieto di comminare pene di morte e tacere sulle torture.
Faceva anche parte del tribunale rivoluzionario che condannò a morte gli oppositore del regime.
Le sanzioni americane in primis, a cui si sono accodati gli alleati atlantici, hanno colpito il ceto medio iraniano e ora è venuto fuori tutta la propaganda religiosa nazionalista facendo leva sulle difficoltà create dal nemico occidentale.
In giro per la capitale una delle attività principali è ormai il riciclaggio di dollari per speculare sul cambio di valuta.
Un chilo di carne è un miraggio per molti, salari da 100 dollari per professori, tanti vivono con i genitori non potendo acquistare una casa.
Gli elettori riformisti si sono già astenuti in massa lo scorso anno per le elezioni parlamentari.
Potrebbe ripetersi, vista l'esclusione dei candidati più credibili per battere Raisi.
Le relazioni con l'Occidente da domani saranno quasi certamente di gran lunga peggiori.
Come sempre, la scure giuridico-religiosa del Consiglio dei Guardiani ha colpito i candidati più riformisti e l'ultimo ha deciso di ritirarsi ieri con un consenso praticamente inesistente nei sondaggi.
L'unico candidato non fortemente conservatore è il tecnocrate Hemmati esperto di banche, ex presidente della banca centrale iraniana, che infatti parla solo di economia.
Un tema fondamentale al momento viste le sanzioni, ma non sufficiente visto che si legge di un 4%.
Il probabile vincitore (oltre il 60% nei sondaggi) è l'ultraconservatore Raisi che viene accreditato come sostituto della guida spirituale Khamenei, il che è tutto dire su cosa possa fare durante la sua presidenza.
Già sconfitto da Rohani in passato.
Giudice che in tribunale era ben lieto di comminare pene di morte e tacere sulle torture.
Faceva anche parte del tribunale rivoluzionario che condannò a morte gli oppositore del regime.
Le sanzioni americane in primis, a cui si sono accodati gli alleati atlantici, hanno colpito il ceto medio iraniano e ora è venuto fuori tutta la propaganda religiosa nazionalista facendo leva sulle difficoltà create dal nemico occidentale.
In giro per la capitale una delle attività principali è ormai il riciclaggio di dollari per speculare sul cambio di valuta.
Un chilo di carne è un miraggio per molti, salari da 100 dollari per professori, tanti vivono con i genitori non potendo acquistare una casa.
Gli elettori riformisti si sono già astenuti in massa lo scorso anno per le elezioni parlamentari.
Potrebbe ripetersi, vista l'esclusione dei candidati più credibili per battere Raisi.
Le relazioni con l'Occidente da domani saranno quasi certamente di gran lunga peggiori.