Draghi: "Erdogan dittatore." Turchia ritira ambasciatore.

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Parole dure di Draghi verso Erdogan, che scatenano subito l'ira del sultano turco.

"Erdogan ha umiliato la von Der Lyen facendole mancare una sedia. Non condivido assolutamente Erdogan, credo che sia stato un comportamento inappropriato, mi è dispiaciuto moltissimo per l'umiliazione che la presidente della Commissione Europea ha dovuto subire. Erdogan è un dittatore, purtroppo ne abbiamo bisogno. Con questi dittatori bisogna essere franchi nell'espressione della visione della società ma bisogna trovare un equilibrio."

La Turchia, infuriata, convoca subito l'ambasciatore italiano ad Ankara.
"Parole inaccettabili di Draghi."

Lasciamo da parte la questione della sedia della Von der Leyen, che è l'ennesimo episodio basato sul NULLA e su cui puntualmente i soliti radical chic si sono fiondati per starnazzare le loro boiate dimostrando ancora una volta la loro inesistente capacità di analisi razionale.

L'uscita di Draghi la interpreto come (finalmente?) un tentativo italiano di riprendere in mano la politica estera nei confronti del nostro giardino di casa, la Libia, che è ormai in mano alla Turchia e con quest'ultima che può aprire a piacimento (come come nei Balcani) il rubinetto dei migranti e inondarci di profughi e mica profughi. Secondo me c'è in moto un atto di concerto con la Francia e la Grecia per riprendere in mano la questione migranti il prima possibile, oppure verosimilmente non appena il Sultano tira le cuoia o viene cacciato dalla presidenza turca.
 

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Lasciamo da parte la questione della sedia della Von der Leyen, che è l'ennesimo episodio basato sul NULLA e su cui puntualmente i soliti radical chic si sono fiondati per starnazzare le loro boiate dimostrando ancora una volta la loro inesistente capacità di analisi razionale.

L'uscita di Draghi la interpreto come (finalmente?) un tentativo italiano di riprendere in mano la politica estera nei confronti del nostro giardino di casa, la Libia, che è ormai in mano alla Turchia e con quest'ultima che può aprire a piacimento (come come nei Balcani) il rubinetto dei migranti e inondarci di profughi e mica profughi. Secondo me c'è in moto un atto di concerto con la Francia e la Grecia per riprendere in mano la questione migranti il prima possibile, oppure verosimilmente non appena il Sultano tira le cuoia o viene cacciato dalla presidenza turca.

La Libia è divisa in due: Tripoli con supporto di Italia, Malta, Qatar e Turchia. E il governo di Tobruk supportato da Egitto, Arabia Saudita, Russia e Francia (e in teoria USA essendo Haftar vissuto anni negli Stati Uniti).
La Turchia con quell'intervento ha salvato le imprese italiane su suolo libico che venivano scacciate dato che l'Italia non ha mandato nemmeno un soldatino per aiutare il governo che diceva di sostenere.
 
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Lasciamo da parte la questione della sedia della Von der Leyen, che è l'ennesimo episodio basato sul NULLA e su cui puntualmente i soliti radical chic si sono fiondati per starnazzare le loro boiate dimostrando ancora una volta la loro inesistente capacità di analisi razionale.

L'uscita di Draghi la interpreto come (finalmente?) un tentativo italiano di riprendere in mano la politica estera nei confronti del nostro giardino di casa, la Libia, che è ormai in mano alla Turchia e con quest'ultima che può aprire a piacimento (come come nei Balcani) il rubinetto dei migranti e inondarci di profughi e mica profughi. Secondo me c'è in moto un atto di concerto con la Francia e la Grecia per riprendere in mano la questione migranti il prima possibile, oppure verosimilmente non appena il Sultano tira le cuoia o viene cacciato dalla presidenza turca.

Quotone. Draghi torna dalla Libia, dove la Turchia la sta facendo da padrona, e guardacaso se ne esce con una bella dichiarazione anti Erdogan. Vado controcorrente ripetendo che era anche ora l'Italia tornasse a fare la voce grossa ma il problema rimane: il rubinetto dei migranti lo ha in mano il dittatore, purtroppo.
 
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