Sei tu che non hai voluto capire quello che ho scritto. Io ho scritto che l’aborto, come l’aktion T4, NON lascia scelta proprio ai più deboli in assoluto, i bambini, esposti alla tirannia e all’arbitrio del più forte, in questo caso la madre.
In questo Aktion T4 e aborto sono speculari: nella psicopatica spietatezza verso il debole. Riguardo alla tua domanda rispondo di sì, e lo dico da genitore. Aggiungo anche che l’aborto non è permesso solo in casi estremi dalla legge, ma una può abortire letteralmente per qualsiasi ragione. Quella che ti ho detto, che affermava che non prende protezioni perché tanto in caso c’è l’aborto e non le va di diventare un bue per poi dover faticare a dimagrire, potrebbe abortire senza nessun problema e sarebbe tutelata legalmente dallo Stato. Aktion T4. Punto. I bambini non hanno nessuna scelta, gli è imposto di farsi uccidere.
E poi questa “scelta” tolta alle madri fa ridere. Le donne hanno SEMPRE abortito, ovunque, indipendentemente dalle leggi. Ciò che è inaccettabile per me è la tutela statale (sovvenzionata anche coi soldi dei contrari) di chi fa certe scelte e chi le favorisce, invece di mettere gli uni e gli altri di fronte alle loro responsabilità.
Certamente, se si mette la vita umana allo stesso livello di quella di un maiale tutto è possibile. Ma non stupiamoci di niente allora, nemmeno se dovessero stabilire che gli over 70 sono un peso per il welfare e che vanno giustiziati, o magari “fortemente incoraggiati” a lasciarsi amorevolmente assassinare.
Tu hai tirato fuori l'esempio Aktion T4 per fare scandalo su quella che, secondo il tuo soggettivo parere, è omicidio. Allora ti ho invitato a far caso che, in realtà, sei tu, apparentemente per assurdo, ad essere vicino a quelle posizioni.
- tu sei fissato sulla questione dell'omicidio, quindi guardi al CONTENUTO. Quindi pensi che abortire è come Aktion T4.
- io ti invito a riflettere sulla MODALITA' con cui si realizza la tua opinione. Come Aktion T4 non lascia scelta, tu non vuoi dare alcuna scelta a nessuno, vuoi dire agli altri come comportarsi su una questione dalle complesse sfaccettature, che non può essere ridotta a "i bambini non possono scegliere, ogni gravidanza deve andare fino in fondo". Per questo ti rimando all'opinione di Galimberti sotto.
Non serve che arrotondi la tua opinione con queste parole : il più debole, tirannia, smembrare, psicopatica spietatezza. Sembra la versione parodistica di Alessandro Barbero. Manca solo sgozzamento. Sei stato chiaro nell'esprimerti.
Ho capito cosa vuoi dire, tu riduci l'intera questione a questo: "i bambini nel ventre materno non hanno scelta; se li uccidi è sbagliato". Ma c'è altro.
E sopratutto: pensi che proibendo l'aborto fai la COSA GIUSTA, fai il BENE. Ma il bene è materia soggettiva. E qui ci sono persone che hanno un'idea del bene diversa dalla tua. Ti sto dicendo che impedire ogni aborto per me è fare del male. E' inutile che continui a citare il nazismo (??), pensando di essere tu quello buono e gli abortisti dei cattivoni egoisti. L'esempio di quelle che vogliono abortire per non ingrassare è superfluo; è chiaro che qui nessuno pensava a quei casi.
Non credo di aver capito la parte sullo Stato. "La scelta ce l'hai comunque, Stato o meno". Certo, se è per questo, posso comunque rubare in banca. La legge dopo mi punirà, ma prima della punizione posso scegliere di rubare.
Allo stesso modo, vuoi proibire l'aborto. E poi dire "se volete abortire fuorilegge, fate pure". Cosa c'entra scusami? E' chiaro che qui si parla in linea con la legge. Tu vuoi rendere illegale l'aborto, quindi togliere a me donna la scelta di abortire.
Sul sovvenzionamento dei soldi dei contrari:
- sono contro all'uso di droghe. Se qualcuno si ammala per questo io, anche se contrario, contribuisco alle sue cure.
- un criminale che va incontro a processi vari, impegna molto la macchina statale da un punto di vista economico. Io sono contro i criminali, eppure pago le tasse per dare loro un processo.
Non è che si pagano solo le tasse che si vogliono pagare.
L'esempio dei maiali e dei MO serve come esempio, a far riflettere sul come la classifica dell'importanza delle vite è, ovviamente, soggetta all'opinione personale. La logica ti rende facile dire "davvero vogliamo mettere la vita umana allo stesso livello di quella di un maiale?". E allora tra due vite umane qual è quella più importante? E che intendiamo per più importante? Chi lo dice che un migrante vale meno di un italiano? Lo dice un italiano? E cosa c'è di più soggettivo di questo? Chi lo dice che un feto è più importante dei due genitori? Chi lo dice che se questo feto è malato, i due genitori sono costretti ad averlo? Chi lo dice insomma?
Qui sotto Galimberti, che riporta qualcosa di ancora più originario dell'idea di morale: la natura stessa.
Galimberti:
"Giuliano Ferrara, non so se in accordo preventivo con le gerarchie ecclesiastiche, o con le gerarchie ecclesiastiche subito al seguito della sua iniziativa, ha approfittato della recente approvazione all'Onu della moratoria sulla pena di morte per estendere analoga moratoria alla pratica dell'aborto. In questo modo ha rimesso in discussione la legge 194, approvata con un referendum degli italiani trent'anni fa, trascurando il fatto che questa legge, oltre a rendere drasticamente marginali gli aborti clandestini, ha ridotto del 40 per cento le pratiche abortive.
Ora, se consideriamo che compito dello Stato non è costruire la 'città ideale', ma ridurre il più possibile il male nella 'città reale', dobbiamo dire che questa legge ha funzionato ed è entrata nella sensibilità comune degli italiani e soprattutto nel vissuto delle donne, sul cui corpo lo Stato non può decidere, né nella forma dell'aborto forzato come accade in Cina, né nella forma della proibizione dell'aborto come si vorrebbe da noi, perché in entrambi i casi significa considerare la donna non come 'persona' e quindi come soggetto di libere scelte, ma come semplice 'funzionaria della specie', quindi sotto un profilo che non esitiamo a definire di 'bieco materialismo', in barba a tutti i valori spirituali che si vorrebbero difendere con la proibizione generalizzata della pratica dell'aborto.
La grande contraddizione. Per rendercene conto è sufficiente considerare l'insanabile contraddizione che esiste tra la 'natura' e l''individuo'. La natura quasi sempre rifiuta l'aborto perché, per la conservazione della specie, ha bisogno di tanta vita. Non perché la vita sia 'sacra'. Alla natura non appartengono giudizi di valore. Per questo essa spreca tante vite senza rimpianto.
Nel suo ciclo crudele e innocente di vita e di morte, alla natura i singoli individui interessano solo in quanto riproduttivi. Le loro biografie, le loro storie, i loro progetti, i loro sogni, il senso che essi cercano nel breve tragitto della loro esistenza, alla natura non interessano proprio nulla.
Questa, tra natura e individuo, è la grande contraddizione che nel corpo della donna, dove le esigenze della natura e quelle della propria soggettività confliggono, diventa la grande lacerazione che non consente sempre alla donna di coincidere con l'istanza materna e all'istanza materna di essere sempre compatibile con la realizzazione della propria individualità.
L'aborto è solo il drammatico epilogo di questa lacerante contraddizione, che viene prima di tutte quelle giustificazioni razionali, assolutamente da non trascurare, che sono l'età in cui si resta incinte, il numero dei figli già nati, le risorse economiche della famiglia, il costo delle abitazioni, la scarsa disponibilità di nidi e di asili, la sempre maggior difficoltà delle famiglie nucleari di oggi di farsi aiutare.
Tutte queste ragioni vengono dopo, molto dopo. Prima di queste, inconfessatamente, segretamente, inconsciamente, c'è il rifiuto della donna di consegnarsi ineluttabilmente e incondizionatamente alle richieste della natura, che guarda gli individui esclusivamente come fattori riproduttivi per la sua autoconservazione.
I rappresentanti dei vari 'movimenti per la vita', oggi impegnati nei consultori a dispensare i loro consigli, non conoscono questa lacerazione. Con la parola 'vita' essi pensano alla vita della 'natura' non a quella dell''individuo', dimenticando che è stato proprio il cristianesimo a far nascere e a far crescere il concetto di 'individuo'. E lo ha fatto emancipando la persona dall'ordine naturale, per instaurarla come compiuta soggettività, a cui compete capacità di discernimento e libero arbitrio. Si è dimenticata la Chiesa di questo suo principio che ha dato forma alla cultura occidentale, rendendola riconoscibile e differenziandola dalle altre culture proprio a partire da questo suo dettato?
"...smascherando la sottile persuasione che si va diffondendo secondo la quale, senza religione, non è possibile darsi una morale. Non è così. Basta rifarsi a due fondamentali insegnamenti di Kant.
Il primo recita: "La morale è fatta per l'uomo, non l'uomo per la morale". Che è quanto basta per far piazza pulita di tutte quelle morali fondate sui principi religiosi, che nel nostro tempo sono inapplicabili, perché formulati quando la natura era considerata immutabile e non come oggi in ogni suo aspetto modificabile. I progressi della scienza e della tecnica, che la chiesa non ha mai smesso di contrastare, rendono quei principi del tutto inutilizzabili.
Il secondo dettato che Kant pone alla base della morale laica recita: "L'uomo va trattato sempre come un fine e mai come un mezzo". Un principio questo che, applicato alla questione dell'aborto, significa: non trattare la donna solo come un 'mezzo' riproduttivo, imponendole in ogni caso la procreazione, ma come un 'fine', e quindi come persona libera e responsabile delle sue scelte.
Credo che bastino questi due principi difficilmente contestabili per ispirare un'etica laica, come deve essere quella dello Stato se vuol essere rispettoso di tutte le opinioni e le credenze, comprese quella cristiana, perché neppure il cristiano può accettare di trattare la donna come un 'mezzo' e non come una 'persona', dal momento che fu proprio il cristianesimo, lo ripetiamo, a introdurre nella nostra cultura il concetto di 'persona'.
Un'ultima parola agli uomini di religione. Se avete bisogno degli strumenti giuridici per difendere la vostra morale imponendola a tutti, dimostrate solo la debolezza della vostra fede che, se ricorre al dispositivo legislativo, vuol dire che più non si fida del convincimento delle coscienze. A me questo pare un problema grave. Ma è un problema vostro, che però non potete far pagare anche a chi non aderisce al vostro credo.