Credetemi, non c’è paragone: giocano in campionati diversi.
I Pink Floyd hanno al loro attivo un disco storico (Dark Side) e una serie di grandissimi brani sparsi in album un po’ discontinui (dagli iniziali pezzi d’avanguardia poi confluiti in Ummagumma dal vivo si salta a piè pari alle ballate del lato 2 di Atom Earth Mother, ad Echoes e One Of These Days; dopo Dark side la bellissima Shine On Crazy Diamond e Wish You were here. Dopo, si salva Dogs e saluti alla compagnia. Nel contesto Gilmour funzionava in tandem con Waters; individualmente sono roba per nostalgici o modaioli.
In ogni caso, l’estrazione dei cinque membri
storici è direi molto middle class, parliamo, per loro come per i Genesis di gruppi creati da studenti di licei artistici o simili.
Springsteen, che scrive le sue canzoni, le canta e le suona da solo o in compagnia ha infilato qualcosa come 6-7 dischi di livello stratosferico e molto versatili musicalmente: l’uomo ha inventato poco ma ha creato una sintesi unica tra le varie voci della musica americana.
È un italo irlandese della classe lavoratrice, di lì viene e per questo le sue canzoni generalmente parlano di persone un po’ incasinate.
La sua idea di America non ha nulla a che fare con il radical chicchismo, né con l’assistenzialismo: è semplicemente quello che tutti identificano col
Sogno americano: un posto che da apportunità a chi si rimbocca le maniche, l’etica del lavoro delle scorse generazioni (di lì i concerti di tre e passa ore: è il mio lavoro e lo devo far bene). Totalmente imparagonabile con i Floyd e Gilmour fermo restando trattarsi di gusti.