Come promesso, due parole sull'accaduto
Alla fine, come era non così tanto prevedibile in realtà, è successo.
Donald Trump ha fatto il più grande all-in della sua carriera politica, cercando il delicatissimo equilibrio tra l'operazione tattica e la mancata evoluzione dell'intervento in un futuro teatro strategico di guerra aperta che quasi nessuno in america vuole.
Trump risponde all'appello di Netanyahu per 3 motivi fondamentali, nessuno dei quali legato intrinsecamente ad Israele
1) Iran ha dimostrato una incredibile debolezza militare: i danni delle sanzioni, dell'isolamento internazionale, e soprattutto della recente decapitazione di 3 (Hamas, Hezbollah e Siria) dei suoi 5 proxies hanno minato irrimedabilmente e in modo decisivo il potere militare iraniano.
Gli altri due sono comunque indeboliti: Houthi danneggiati dai continui bombardamenti e costretti alla resa nella guerra degli stretti, PMC irachene politicamente neutralizzate dal governo dell'Iraq che giustamente non vuole problemi sul proprio territorio.
Di fatto, l'occasione era troppo ghiotta per un presidente USA: intestarsi e favorire un possibile crollo del regime degli Ayatollah, o quantomeno una sua neutralizzazione, vendicando così la crisi degli ostaggi del 1979-1980 e potenzialmente "risolvendo" il medioriente con un'egemonia strategica de facto a trazione USA-Israele-Arabia Saudita avrebbe proiettato Trump nell'olimpo dei presidenti USA piu di successo di sempre, a prescindere dal resto.
2) Pensare che ora Repubblicani siano sinonimo di MAGA è una colossale sciocchezza: Trump esercita il potere gestendo un delicatissimo equilibrio tra le diverse anime del partito repubblicano.
Partito che, la storia insegna, non esita a menare le mani quando necessario, imbarcandosi spesso in escalation distruttive che tendono però ad avere risultati migliori di quelle dem (una su tutti la presidenza Reagan e in seguito Bush Sr. che garantì la disgregazione del gigante sovietico con un sapiente uso dell'escalation).
Molti nel partito avevano fiutato il sangue, su tutti l'ala dell'influente senatore Lindsay Graham.
Serviva gettare un osso a quella parte piu interventista e "neocon" che è ancora molto importante nel partito.
3) Moltissimi hanno sottovalutato l'enorme peso per l'immagine USA e di Trump che hanno avuto i falliti negoziati sull'Ucraina (tutti ricordavano le sciocchezze sulla guerra da finire in 24h), e di fatto il passo indietro obbligato sui dazi, più la miriade di figuracce dell'attuale amministrazione (Harvard, Elon Musk X Gate, chat Signal segrete...).
Serviva ora e più che mai un intervento forte per riaffermare l'egemonia americana e rassicurare gli importanti finanziatori (e, qui tocca dirlo, anche la lobby ebraica): si è scelto un intervento potenzialmente risolutivo contando sull'inazione iraniana, che avrebbe scarsissima convenienza ad espandere il conflitto.
Ha sicuramente giocato un ruolo importante anche la campagna social "TACO", che scherniva il presidente USA con il motto Trump Always Chickens Out, ovvero "Trump si tira sempre indietro": conoscendo l'ego sconfinato di The Donald, è probabile abbia voluto proiettare all'esterno una immagine di forza e risolutezza per spegnere le prese in giro che sicuramente lo hanno ferito, come dimostrano i diversi sbotti in conferenza stampa quanto i giornalisti si sono permessi di ricordargli la viralità dell'acronimo.
Chiarite le ragioni USA, lo strike difficilmente può dirsi al 100% risolutivo, ma probabilmente lo è stato al 60-70%.
Le facilities di Natanz e Isfahan, ovvero le due più grandi, sono state praticamente rase al suolo, di fatto castrando un buon 3/4 del potenziale del programma militare nucleare iraniano.
Fordow dal canto suo ha ricevuto una dose di danni che vanno dal moderato al grave: regge poco la storiella che Iran abbia spostato uranio arricchitto dal complesso, che è di gran lunga il luogo piu sicuro e monitorato dell'iran dove custodirlo.
L'idea che sia stato evacuato tutto il materiale arricchito su dei camion senza che il Mossad se ne accorgesse è pura fantascienza.
D'altronde, il fatto che siano stati sigillati gli ingressi con la terra tesimonia l'intenzione iraniana di proteggere il contenuto del bunker "inviolabile" il più possibile.
I danni avranno un'estensione da qualche parte dal moderato al grave: sicuramente compromettono l'integrità strutturale del sito, ma non è dato sapere fino a che punto.
Inoltre, le 3 vaste crepe aperte permettono agli israeliani di proseguire i bombardamenti di precisione in loco approfittando della strada aperta dalle formidabili armi americane.
L'Iran si trova davanti ad una scelta difficilissima: il calcolo strategico gli imporrebbe di evitare qualsiasi rappresaglia concreta, o al limite limitarsi ad una risposta simbolica e concordata su una base periferica americana, come fatto dopo l'uccisione di Soleimani, per due motivi fondamentali
1) Coinvolgimento diretto americano va evitato ad ogni costo: Iran dimostra già di non poter reggere urto di israele da solo, l'ingresso dei B2 nella campagna stabile di bombardamenti porterebbe il regime ad un collasso violento, rapido e imprevedibile.
2) Le storie della chiusura di Hormuz sono minacce che suonano oggettivamente vuote: US e UE hanno da tempo ridotto la quantità di idrocaarburi che acquistano che passano da Hormuz, mentre il principale attore che se ne approvvigiona è proprio quella Cina di cui l'Iran necessita drammaticamente il supporto.
Gli stessi mercati petroliferi, non a caso, non hanno visto brusche impennate: nessuno o quasi crede alla minaccia degli ayatollah che, tra gli altri, causerebbe pesantissimo intervento diretto americano, con i ragionamenti del punto di cui sopra (al quale tra l'altro la Cina darebbe tacito consenso, per la questione della navigazione sicura del greggio dallo stretto di Hormuz di cui abbiamo già parlato).
Ora, Israele ha iniziato la seconda fase delle operazioni, ovvero colpire e distruggere i centri nevralgici della sicurezza interna iraniana per spianare la strada alla ribellione che deponga gli Ayatollah: emblematico è il colpo inferto al carcere-lager di Evin, simbolo della violenza della dittatura Khomeinista.
Personalmente, trovo poco probabile che cio sia sufficiente per far crollare il regime, che ha stretto la morsa sulla popolazione impiccando presunti traditori e bloccando per giorni la connessione a internet.
In compenso, i colpi israliani già hanno portato in auge vari movimenti separatisti in seno al paese, tra cui Beluci e Curdi sono i più importanti e incisivi (e, come si è visto, già equipaggiati di tutto punto di armi americane).
Attenzione peraltro ad un altro punto: notizia di poche ore fa è che Trump per la prima volta apre ad un possibile regime change a Teheran, prospettiva che finora si era sempre esclusa in quel di Washington: sicuramente si tratta di una minaccia in caso di ritorsione iraniana, in quel frangente Trump si schiererebbe definitivamente con Netanyahu con l'obiettivo di scacciare gli ayatollah, e stavolta con i mezzi di riuscirci che il solo Israele non puo avere.
Fare previsioni ora è difficilissimo, io credo succederà cio:
1) Iran si limiterà a rappresaglia non immediata e per lo più simbolica (es una cinquantina di droni su una base USA che saranno tutti intercettati, seguita da dichiarazioni "gli USA sono stati travolti dalla nostra potenza e hanno sicuramente appreso una dura lezione").
2) Nessuna chiusura dello stretto di Hormuz.
3) Prosecuzione della campagna aerea israeliana per un periodo di 10-30 giorni. Focus dei target sul finire il lavoro su Isfahan-Natanz (buttando giu il poco che resta), bucare Fordow definitivamente approfittando della strada aperta dagli USA, continuare ad eliminare i lanciatori dei missili balistici e altri leader delle IRGC e una rinnovata concentrazione sulla distruzione sistematica degli apparati della sicurezza interna e della repressione.
Esercito iraniano regolare non sarà colpito, perchè si spera in una loro sollevazione.
4) Regime degli ayatollah non crollerà ma diventerà uno stato fallito incastrato in una guerra civile perenne con movimenti separatisti (per lo piu curdi, azeri e beluci) armati e sostentati da USA e Israele.
5) Khamanei ad un certo punto sarà eliminato quando già i disordini interni saranno aumentati, cercando di approfittare del caos e di causare la scintilla della rivoluzione interna: non servirà perchè il potere è già in manoad IRGC da tempo, e per quanto decapitata essa è un'organizzazione che in iran militarmente non teme rivali.
Qualora l'Iran scelga la carta dell'escalation, tutti i calcoli che ho detto vanno a farsi friggere e si entra in un campo nuovissimo che richiederebbe un altro post anche più dettagliato di questo.
Sono comunque curioso di sentire la vostra, soprattutto di
@Marilson