Il dato nuovo mi pare anche un altro, che qualcuno ha già rimarcato: si è creato in giro per l'Europa un modello Milan virtuoso coi giovani.
Convincere Tomori a rinunciare al rilancio in Premier, oltre che convincere il Chelsea a non fare un'altra operazione stile Akè che è apparecchiata al primo West Ham che capita, non è affatto cosa banale. Anche perché non c'è un posto assicurato.
Convincere Firmo a rinunciare al rilancio in Liga, oltre che convincere il Barca a darlo a noi invece che al Betis di turno, non è affatto cosa banale. Anche perché non c'è un posto assicurato.
Mettendo insieme i due a Brahim e Dalot (e volendo Theo), abbiamo una tendenza conclamata: ci esaltiamo alla ricerca degli esuberi giovani delle 9 big d'Europa (Real, Barca, le 6 di Premier, Bayern), quelli cioè ancora under 23 che hanno toppato o ritardato l'esplosione.
Quando venimmo beffati dalla Juventus per Pjaca nonostante Galliani a Zagabria, ricordo benissimo le polemiche: ma perché va da loro a non giocare, ma possibile che non capisca che qui sarebbe stato intoccabile, ma perché nessuno accetta la sfida di rilanciare il Milan, etc.
Il motivo era semplice: i modelli altrui lanciavano i giocatori, anche quelli meno utilizzati; il nostro modello li affossava, i giovani nostri spesso scomparivano dai radar.
Oggi con questo mercato, al netto del fatto che siamo costretti, si certifica l'inversione di tendenza. Perché siamo diventati credibili, oltre che più vincenti.
