Arrigo Sacchi intervistato dalla GDS in edicola oggi, 20 aprile, ricorda la vittoria contro il Real Madrid di 31 anni e svela un retroscena sul corteggiamento da parte di Maradona:"Eravamo una squadra non un insieme di singoli. Però non è stato semplice arrivare fin lì. Dopo l'infortunio di Evani decisi di fare la cosa più illogica, Ancelotti a sinistra con il numero 11. Carletto, oltre che intelligente, era generoso e questo mi faceva stare tranquillo. E fu proprio Carletto ad aprire la goleada. Mamma mia che cannonata tirò! Ma riguardate l’azione e scoprirete un segreto del mio Milan: Ancelotti, che era l’ultimo di sinistra a centrocampo, venne a recuperare il pallone sul centrodestra, in zona offensiva, e da lì cominciò tutto. Il gruppo lavorava seguendo uno spartito, tutti si aiutavano, c’era sinergia: lo ripeto sempre che la squadra migliora il singolo e il gol di Carletto ne è la dimostrazione. Cosa resta di quella partita? Tutto, ricordo ogni azione, ogni momento. Lì cominciò la rivoluzione. Mi spiego: avevamo già fatto grandi cose, ci ammiravamo, però quando tu batti il Real Madrid, cioè il club più vincente al mondo, allora ricevi davvero la laurea. Pensi che, dopo quella partita, in ogni stadio i tifosi avversari gridavano a quelli del Real: “Milan, Milan, Milan!”. Me l’ha detto Butragueno: per loro quella sconfitta fu il segnale che erano vulnerabili. In che modo la società mi fu vicino? Mi assecondò nelle scelte. Io volevo interpreti adatti, per carattere e per personalità, al mio schema di gioco. Berlusconi e Galliani mi accontentarono, altrimenti sarei stato in difficoltà. Dico la verità, per un solo giocatore avrei fatto uno strappo alla regola. Per Maradona. Una volta mi telefonò per convincermi ad andare ad allenare il Napoli. “Venga, mister. Qui ci sono io e partiamo sempre da 1-0…”. “E’ vero, Diego – gli risposi – ma quando tu non ci sei come facciamo?”. La squadra, per me, è sempre stata più importante del singolo giocatore. E i miei giocatori del Milan, grazie all’aiuto del gioco, sono diventati i migliori nei rispettivi ruoli: prima non lo erano".