Alcune risposte lette qui sopra mi fanno capire che gli insegnamenti di Sacchi e Capello sono passati invano. Peccato. Magari non eravate nemmeno nati.
Qui si parla di calcio professionistico, non di impiegati delle poste o di lavapiatti. Nel calcio professionistico, che vi piaccia o meno, si vince con la disciplina militaresca, col sacrificio estremo, con le regole mai sgarrate, con una gestione marziale dello spogliatoio e dei rapporti.
Il più grande giocatore del mondo e forse della storia, il ragazzo di Madeira, si fa le lampade e quant'altro, ma è talmente maniacale nella cura del fisico e del mantenimento delle potenzialità atletiche, da sfiorare l'ossessione compulsiva.
Le due più grandi squadre degli ultimi 30 anni si sono basate su due gruppi di giocatori timidi, introverso, integerrimi, mostruosi professionisti (Baresi, Tassotti, Maldini, Ancelotti, Rijkaard, Donadoni, Van Basten, Pujol, Iniesta, Xavi, Messi, etc.).
Con gli ubriaconi e i drogati non vai da nessuna parte (e non tiratemi fuori Maradona, che infatti ha smesso a 30 anni).