A.C Milan 1899
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Pioli ai microfoni dell’Equipe:” Se fossimo alla 32esima giornata in questa posizione direi di sì, invece mancano ancora tante partite e non dobbiamo deconcentrarci dal nostro obiettivo, che è quello di tornare in Champions”.
Sulle ambizioni del club: “Il progetto della proprietà è chiaro: non si guarda più al passato ma al presente e al futuro. Sono stati presi calciatori giovani e forti, l’obiettivo e fargli capire cos’è il Milan per riportare la squadra in alto, ai fasti del tempo”.
Sul Lille e il suo allenatore: “Conosco bene le squadre di Galtier, quindi anche il Lille. L’ho affrontato in Europa League nel 2015-16 quando io allenavo la Lazio e lui il Saint-Étienne. Le sue squadre sono sempre ben messe in campo e sanno fare bene le due fasi. Là davanti hanno elementi di qualità, quindi dobbiamo stare attenti”.
Su Theo Hernandez: “È uno dei migliori terzini d’Europa, ha grandi qualità fisiche e tecniche. Sa leggere bene l’ultimo passaggio e ha le potenzialità per far male agli avversari anche da solo. Sta cercando di migliorarsi ogni giorno e lo sta facendo soprattutto nella fase difensiva. È un grande terzino, sono sodisfatto di quello che sta facendo ma può ancora migliorare. Non viene convocato in Nazionale? Sono sorpreso, ma non mi voglio intromettere in quelle nelle decisioni di Deschamps. La Francia ha tanti talenti, ma Theo meriterebbe la convocazione e sta lavorando per entrare nel giro della nazionale”.
Su Ibra e la sua personalità: “Non ho mai avuto problemi con calciatori di questo livello. So bene che quando Zlatan interviene in maniera autoritaria nei confronti dei compagni non lo fa per presunzione ma per il bene della quadra. In quei casi non intervengo ma la lo lascio fare, perché so che sta portando qualcosa di positivo all’interno dell’allenamento. È estremamente facile e bello lavorare con campioni come lui, perché hanno una gran dedizione al lavoro sia dentro che fuori dal campo”.
Sulla linea verde del Milan: “Giovani non vuol dire superficiali. Ho una squadra seria, responsabile e matura. Ci sono giocatori come Donnarumma, Kessie, Romagnoli e Calhanoglu che dentro il gruppo hanno una forte personalità”.
Sulla definizione di normal one: “La semplicità è una caratteristica importante. Ho le mie idee di calcio ma cerco sempre di adattarle ai giocatori che ho a disposizione. Non sono un integralista, cerco sempre di mettere il gruppo nelle migliori condizioni possibili per poter rendere, secondo le caratteristiche tecniche dei miei calciatori”.
Aldilà del fatto che Padre Pioli ormai è un mito, è normale che dica queste cose, ci ha già pensato zio Zlatan ad alzare la posta in palio, sia a Luglio quando ha detto “se ero qui dal primo giorno vincevamo lo scudetto” sia recentemente quando ha detto di crederci. Padre Pioli abbassa la tensione fungendo da equilibratore. Zio Zlatan tiene i ragazzi sulla corda, ricorda loro che quest’anno si punta al bersaglio grosso, Padre Pioli appunto equilibra il tutto ricordando che ancora c’è tanta strada da fare e di non esaltarsi. I due poli, zio Zlatan e Padre Pioli, fanno si che i ragazzi possano crederci mantenendo comunque i piedi per terra, con il solo Zlatan si correrebbe il rischio di montarsi la testa, col solo Pioli di mentalizzarsi già ora sul quarto posto, cioè una mentalità sbagliata (perché quando puntiamo ad un obiettivo minore, ancorché importante, spesso finiamo per non raggiungere manco quello).
Invece così c’è equilibrio.
Al di là di tutto, di come andranno le cose, l'uomo Pioli ha già vinto e mi cospargo il capo di cenere perché io al buon Pinoli non davo un centesimo..mi ha stupito
Ranginick a parte, mi sa che pure con Spalletti abbiamo scansato un proiettile (è un grande tecnico ma non è certo l'uomo giusto a creare gruppo)
Più che altro per Spalletti avrei visto difficile una sua convivenza con Zlatan.

Noi milanisti siamo stati trattati talmente male che ad un certo punto ci siamo convinti di essere più scarsi di quello che eravamo..succede quando passi 8 anni nel tritacarne tra rose costruite in modo osceno, giocatori improponibili, allenatori improvvisati e cambi di proprietà..
Appena abbiamo allineato i tasselli con Società seria-ruoli chiari-Allenatore normale-rosa discreta-presenza di leader tecnici ecco che improvvisamente spunta il sole e scopriamo che non saremo da scudetto ma non abbiamo nulla in meno di Napoli, Roma, Lazio e Atalanta
Una sola cosa è sicura al 200%: ora il quarto posto è l’obiettivo minimo, non massimo. E non può essere altrimenti quando hai una rosa di qualità, come stiamo mostrando (Kessie, giusto per fare un nome, sono ben pochi i clubs dove non giocherebbe titolare oggi, in Europa), impreziosita da un fuoriclasse assoluto come Zlatan.
Chi diceva che siamo dal quinto al settimo posto stava implicitamente affermando una delle due cose:
1. Che il Milan attuale valga più o meno quello del 2016/2017, 2017/2018 o 2018/2019 (e qui ci sarebbe da ridere fino alle lacrime).
2. Oppure che la Serie A del 2020/2021 sia talmente superiore rispetto alla Serie A di quegli anni che un Milan esponenzialmente più forte e con Zlatan Ibrahimovic dall’inizio può al massimo fare gli stessi risultati che faceva con Lapadula, Kalinic, un Higuain ormai pronto -come dimostrerà anche dopo di noi- per la Hyundai A-League, e un Piatek che come si sta vedendo anche ora è robetta da bassa classifica ad essere ottimisti. In pratica, secondo questa opzione, nella Serie A 2020/2021 Ibrahimovic sposterebbe gli equilibri quanto Lapadula nella Serie A 2016/2017 (col quale appunto arrivavamo sesti, che è il risultato che secondo alcuni, anche milanisti, noi valiamo, mi riferisco a quelli che dicono che siamo dal quinto al settimo posto).
Non so quale delle due opzioni sia la più alcolica.