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Alberto Pastorella, dalle colonne di Tuttosport in edicola oggi, 9 ottobre, attacca pesantemente il Milan
La battuta più ricorrente, in queste ore, racconta che il Milan ha messo a segno un fondamentale colpo di mercato in chiave salvezza, strappando a due dirette concorrenti, la Samp, ultima, e il Genoa, penultimo, l’allenatore Stefano Pioli. Si tratta, ovviamente, di un’analisi estrema, ma che in fondo racconta la verità dal momento che entrambe le genovesi avevano contattato il tecnico, prima che su di lui piombasse il Milan: ancora una volta il club rossonero è andato su una figura di non primissimo piano, un tecnico da squadre di seconda e terza fascia, non di una società che ha nel suo palmares 18 scudetti e, soprattutto, 7 Champions League. A giugno, la scelta era ricaduta su Giampaolo dopo che Inzaghi (che sarebbe arrivato con Tare) aveva scelto di rimanere alla Lazio. E adesso Pioli è il piano B dopo il no di Spalletti. Tutto ciò, implica una serie di considerazioni. Innanzitutto, il Milan non ha più l’appeal di un tempo: in passato, qualsiasi allenatore, anche di primo piano, avrebbe fatto carte false pur di arrivare in rossonero. Adesso lo scansano: Spalletti che dice non per ripicca con Marotta è l’esempio più evidente di come sia stata utilizzata la prima scusa buona per evitare una destinazione che evidentemente non convinceva fino in fondo. Ma è vero anche il contrario: che cioè lo stesso Milan non ha più alcuna forza contrattuale. Con 2-3 milioni avrebbe risolto il caso Spalletti, se avesse voluto. Pioli è il nono allenatore in sei stagioni: nello stesso periodo di tempo ci sono state tre proprietà differenti, tre amministratori delegati, per non parlare di diesse e di altri personaggi con ruoli diversi, ma operativi. I progetti sono stati modificati dal giorno alla matti- na, le certezze di oggi sono sempre diventati i dubbi di domani. Vogliamo lo spettacolo, anzi no meglio i punti. Non abbiamo fretta, pensiamo al progetto, epperò Giampaolo conquista il non invidiabile record di essere il tecnico che è durato meno dall’inizio della stagione: appena 11 giorni. Le responsabilità del tecnico sono tante e sono gravi, non le abbiamo mai nascoste. Ma adesso che anche questo cambio è stato portato a termine, è bene che comincino gli esami e i processi anche a chi sta pilotando il Milan in questo caos senza senso. I conti sportivi sono in rosso, i conti economici sono in rosso: i tifosi mugugnano, anzi con- testano proprio. E se la prortesta resta nei termini della civiltà, non gli si può nemmeno dare torto.
La battuta più ricorrente, in queste ore, racconta che il Milan ha messo a segno un fondamentale colpo di mercato in chiave salvezza, strappando a due dirette concorrenti, la Samp, ultima, e il Genoa, penultimo, l’allenatore Stefano Pioli. Si tratta, ovviamente, di un’analisi estrema, ma che in fondo racconta la verità dal momento che entrambe le genovesi avevano contattato il tecnico, prima che su di lui piombasse il Milan: ancora una volta il club rossonero è andato su una figura di non primissimo piano, un tecnico da squadre di seconda e terza fascia, non di una società che ha nel suo palmares 18 scudetti e, soprattutto, 7 Champions League. A giugno, la scelta era ricaduta su Giampaolo dopo che Inzaghi (che sarebbe arrivato con Tare) aveva scelto di rimanere alla Lazio. E adesso Pioli è il piano B dopo il no di Spalletti. Tutto ciò, implica una serie di considerazioni. Innanzitutto, il Milan non ha più l’appeal di un tempo: in passato, qualsiasi allenatore, anche di primo piano, avrebbe fatto carte false pur di arrivare in rossonero. Adesso lo scansano: Spalletti che dice non per ripicca con Marotta è l’esempio più evidente di come sia stata utilizzata la prima scusa buona per evitare una destinazione che evidentemente non convinceva fino in fondo. Ma è vero anche il contrario: che cioè lo stesso Milan non ha più alcuna forza contrattuale. Con 2-3 milioni avrebbe risolto il caso Spalletti, se avesse voluto. Pioli è il nono allenatore in sei stagioni: nello stesso periodo di tempo ci sono state tre proprietà differenti, tre amministratori delegati, per non parlare di diesse e di altri personaggi con ruoli diversi, ma operativi. I progetti sono stati modificati dal giorno alla matti- na, le certezze di oggi sono sempre diventati i dubbi di domani. Vogliamo lo spettacolo, anzi no meglio i punti. Non abbiamo fretta, pensiamo al progetto, epperò Giampaolo conquista il non invidiabile record di essere il tecnico che è durato meno dall’inizio della stagione: appena 11 giorni. Le responsabilità del tecnico sono tante e sono gravi, non le abbiamo mai nascoste. Ma adesso che anche questo cambio è stato portato a termine, è bene che comincino gli esami e i processi anche a chi sta pilotando il Milan in questo caos senza senso. I conti sportivi sono in rosso, i conti economici sono in rosso: i tifosi mugugnano, anzi con- testano proprio. E se la prortesta resta nei termini della civiltà, non gli si può nemmeno dare torto.