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Franco Ordine dal CorSport in edicola:"C'erano tutti gil ingredienti per decretare la domenica ideale di Stefano Pioll i edel suo Milan. L'elenco di segno positivo è stato piuttosto fitto: per li gol maturato, al primo blitz, grazie allo slalom di Reijnders tra i birilli del Monza; per l'esordio vincente di una giovanissima promessa del vivaio rossonero, Juan-Carlo Simic, 18 anni appena, difensore sostituto di Pobega e a segno sul finire della prima frazione con la "garra" di un centravanti di razza; per la fattura del gioco espresso durante tutta la domenica; per il terzo sigillo di Okafor appena arrivato dalla panchina a chiudere la contabilità e a stroncare ogni velleità
del Monza; per la possibilità concreta di tenere al sicuro la terza piazza della classifica. C'erano tutti gli ingredienti, appunto. Perché poi ci sono altri due fatti da aggiungere all'elenco precedente. Per dare a Pioli quel che è di Pioli, è opportuno segnalare li disegno tattico particolare col quale il Milan è uscito dagli spogliatoi: difesa a tre, e poi, a sorpresa totale, Pobega utilizzato come difensore di sinistra per liberare Theo Hernandez e consentire a Kjaer, appena rientrato dopo un'assenza molto lunga (quasi due mesi) di non coprire molti metri avendo poca benzina nel serbatoio. Di sicuro lo schieramento ha sorpreso il Monza che sulle prime è rimasto come disorientato
dalle posizioni del francese e dello stesso Florenzi, finito a centrocampo col compito di tessere la tela del gioco. E questo è un merito del tecnico di Parma, capace - nelle curve più insidiose della stagione - di cambiare registro, trovare soluzioni diverse rispetto a quelle canoniche. Poi c'è l'altro dato che è troppo importante per restare relegato in un angolo della sfida di ieri: la questione infortuni. Ecco allora il capitolo doloroso che si snoda anche questa volta con due altre "perdite": prima si arrende dopo 24 minuti Pobega, rimpiazzato da Simic, poi tocca a Okafor toccarsi il retro-coscia lasciando immaginare un altro accidente muscolare 4 minuti dopo aver consegnato
al tabellino il 3 a 0 e quindi la s-i curezza assoluta del successo, il terzo consecutivo a San Siro. La morale è una sola: nessuna rosa, neanche la più qualificata e affollata di questo calcio, può sopportare una cadenza inquietante come questa, due infortuni a partita. Capitò, con conseguenze molto gravi per risultato (da 0 a 2 a 2-2) prima a Napoli e poi in quel di Lecce. Èun ritmo insostenibile. Dice Pioli: «Non ho dubbi sul potenziale della squadra». D'accordo. Ma se questo potenziale non è mai utilizzabile al completo c'è un problema. E il capo dello staff tecnico ha il dovere di risolverlo. Senza lasciarsi condizionare da amicizie, affetti, e un sodalizio collaudato con i suoi collaboratori.
del Monza; per la possibilità concreta di tenere al sicuro la terza piazza della classifica. C'erano tutti gli ingredienti, appunto. Perché poi ci sono altri due fatti da aggiungere all'elenco precedente. Per dare a Pioli quel che è di Pioli, è opportuno segnalare li disegno tattico particolare col quale il Milan è uscito dagli spogliatoi: difesa a tre, e poi, a sorpresa totale, Pobega utilizzato come difensore di sinistra per liberare Theo Hernandez e consentire a Kjaer, appena rientrato dopo un'assenza molto lunga (quasi due mesi) di non coprire molti metri avendo poca benzina nel serbatoio. Di sicuro lo schieramento ha sorpreso il Monza che sulle prime è rimasto come disorientato
dalle posizioni del francese e dello stesso Florenzi, finito a centrocampo col compito di tessere la tela del gioco. E questo è un merito del tecnico di Parma, capace - nelle curve più insidiose della stagione - di cambiare registro, trovare soluzioni diverse rispetto a quelle canoniche. Poi c'è l'altro dato che è troppo importante per restare relegato in un angolo della sfida di ieri: la questione infortuni. Ecco allora il capitolo doloroso che si snoda anche questa volta con due altre "perdite": prima si arrende dopo 24 minuti Pobega, rimpiazzato da Simic, poi tocca a Okafor toccarsi il retro-coscia lasciando immaginare un altro accidente muscolare 4 minuti dopo aver consegnato
al tabellino il 3 a 0 e quindi la s-i curezza assoluta del successo, il terzo consecutivo a San Siro. La morale è una sola: nessuna rosa, neanche la più qualificata e affollata di questo calcio, può sopportare una cadenza inquietante come questa, due infortuni a partita. Capitò, con conseguenze molto gravi per risultato (da 0 a 2 a 2-2) prima a Napoli e poi in quel di Lecce. Èun ritmo insostenibile. Dice Pioli: «Non ho dubbi sul potenziale della squadra». D'accordo. Ma se questo potenziale non è mai utilizzabile al completo c'è un problema. E il capo dello staff tecnico ha il dovere di risolverlo. Senza lasciarsi condizionare da amicizie, affetti, e un sodalizio collaudato con i suoi collaboratori.
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