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Franco Ordine dal CorSport in edicola sul Milan:
Del mercato del Milan si può discutere a lungo e presto, col conforto dei prossimi risultati e delle prestazioni, torneremo a parlarne senza dimenticare però il peccato originale. Che è testimoniato non certo dalla cifra tecnica di alcuni esponenti arrivati in numero industriale ma dalla diversa regia e dai tre periodi che lo hanno scandito. Quando prima Tare e poi Allegri sono atterrati nel mondo Milan un paio di operazioni erano già state perfezionate: la cessione di Reijnders («se ti chiama al telefono Guardiola è difficile resistere al suo fascino per non trascurare la prospettiva di vedere quadruplicato il proprio stipendio» la chiosa di un addetto agli affari rossoneri) in un senso e l’acquisto di Ricci nell’altro, peraltro già noto ai media milanesi da qualche mese e realizzato a una cifra giudicata bassa dallo stesso presidente granata Urbano Cairo (23 milioni più 2 di bonus).
A quel punto è partito il lavoro di Tare e le sue prime due mosse sono state un blitz a Zagabria per bloccare Modric (col pensiero di schierarlo mezz’ala) in partenza per il mondiale americano e l’avvio dell’onerosa trattativa col Bruges per Jashari, un altro centrocampista centrale. Solo durante l’ultima settimana di mercato, in seguito alla sconfitta con la Cremonese che (parole di Tare «mi ha terrorizzato»), hanno ascoltato le indicazioni dell’allenatore che ha fornito un paio di dritte per correggere la rotta e completare la rosa secondo canoni razionali. Così è arrivato Rabiot, è stato fatto il tentativo respinto su Akanji (che avrebbe preso il posto di Gabbia per avere un regista di fisico e di esperienza al centro della difesa a tre; al suo posto il baby Odogu) e uno scambio ispirato dalla Roma (Dovbik-Gimenez) non decollato a causa della resistenza passiva dell’agente del messicano.
Alla luce di questa ricostruzione, se si dà un’occhiata all’ultimo schieramento del Milan a Lecce e a quello probabile contro il Bologna, si ricavano una serie di indicazioni precise. La prima: il disegno tattico, nello svolgimento dell’azione non è il classico 3-5-2 ma un 3-4-2-1 perché l’intenzione di Max - già premiata a Lecce - è quella di portare Loftus-Cheek in coppia con Pulisic (o Nkunku) dietro la punta centrale Leao (o Gimenez). Inoltre se prendiamo nota del credito riscosso da Bartesaghi in alternativa a Estupinan si arriva a concludere che nello schieramento iniziale i due nuovi potrebbero essere Modric e Rabiot, al netto dei rientri dalle rispettive nazionali. La morale è una soltanto: puntare adesso sull’abilità di Allegri e dei suoi collaboratori per tirar fuori da questa rosa il miglior piazzamento possibile è sicuramente una strada da battere ma farlo dopo aver seguito subito avendo seguito le sue indicazioni avrebbe accorciato i tempi e magari migliorato la performance futura.
Del mercato del Milan si può discutere a lungo e presto, col conforto dei prossimi risultati e delle prestazioni, torneremo a parlarne senza dimenticare però il peccato originale. Che è testimoniato non certo dalla cifra tecnica di alcuni esponenti arrivati in numero industriale ma dalla diversa regia e dai tre periodi che lo hanno scandito. Quando prima Tare e poi Allegri sono atterrati nel mondo Milan un paio di operazioni erano già state perfezionate: la cessione di Reijnders («se ti chiama al telefono Guardiola è difficile resistere al suo fascino per non trascurare la prospettiva di vedere quadruplicato il proprio stipendio» la chiosa di un addetto agli affari rossoneri) in un senso e l’acquisto di Ricci nell’altro, peraltro già noto ai media milanesi da qualche mese e realizzato a una cifra giudicata bassa dallo stesso presidente granata Urbano Cairo (23 milioni più 2 di bonus).
A quel punto è partito il lavoro di Tare e le sue prime due mosse sono state un blitz a Zagabria per bloccare Modric (col pensiero di schierarlo mezz’ala) in partenza per il mondiale americano e l’avvio dell’onerosa trattativa col Bruges per Jashari, un altro centrocampista centrale. Solo durante l’ultima settimana di mercato, in seguito alla sconfitta con la Cremonese che (parole di Tare «mi ha terrorizzato»), hanno ascoltato le indicazioni dell’allenatore che ha fornito un paio di dritte per correggere la rotta e completare la rosa secondo canoni razionali. Così è arrivato Rabiot, è stato fatto il tentativo respinto su Akanji (che avrebbe preso il posto di Gabbia per avere un regista di fisico e di esperienza al centro della difesa a tre; al suo posto il baby Odogu) e uno scambio ispirato dalla Roma (Dovbik-Gimenez) non decollato a causa della resistenza passiva dell’agente del messicano.
Alla luce di questa ricostruzione, se si dà un’occhiata all’ultimo schieramento del Milan a Lecce e a quello probabile contro il Bologna, si ricavano una serie di indicazioni precise. La prima: il disegno tattico, nello svolgimento dell’azione non è il classico 3-5-2 ma un 3-4-2-1 perché l’intenzione di Max - già premiata a Lecce - è quella di portare Loftus-Cheek in coppia con Pulisic (o Nkunku) dietro la punta centrale Leao (o Gimenez). Inoltre se prendiamo nota del credito riscosso da Bartesaghi in alternativa a Estupinan si arriva a concludere che nello schieramento iniziale i due nuovi potrebbero essere Modric e Rabiot, al netto dei rientri dalle rispettive nazionali. La morale è una soltanto: puntare adesso sull’abilità di Allegri e dei suoi collaboratori per tirar fuori da questa rosa il miglior piazzamento possibile è sicuramente una strada da battere ma farlo dopo aver seguito subito avendo seguito le sue indicazioni avrebbe accorciato i tempi e magari migliorato la performance futura.
