Vincenzo Montella, intervistato dal Corriere della Sera in edicola oggi, 5 dicembre 2018, sul Milan:"Ho letto che già prima dell’inizio della seconda stagione non c’era fiducia nei miei confronti. Mi è dispiaciuto salutare il Milan perché il mio lavoro è stato incompiuto. Sarebbero servite più pazienza ed esperienza. Sentivo di poter crescere insieme alla squadra, non mi è stato dato il tempo. Cosa mi rimprovero? È stata sbagliata la comunicazione sin dall’estate, creando aspettative altissime sulla squadra. Avrei dovuto tenere un profilo più basso ma è difficile mettersi in contrasto con le direttive della società. Erano arrivati 11 giocatori nuovi e sarebbe servito del tempo per assemblarli. Invece anch’io ho assecondato i proclami di scudetto dei dirigenti. Ho condiviso con la società tutti i nuovi acquisti? Diciamo che ci siamo confrontati su alcuni. Altri li ho trovati ad affare concluso. Su Bonucci per esempio ho forzato io per il suo ingaggio. Kalinic arrivato su mio input? Arrivammo alla fine della sessione di mercato con poche risorse a disposizione per reperire il regista e l’attaccante. Vero è che fummo vicini a Morata e Batshuayi ma poi con 20 milioni di budget era difficile comprare un centravanti più forte di Kalinic. Razionalmente sarebbe stato giusto lasciare dopo il primo anno durante il quale vinsi la Supercoppa. Gattuso puntò il dito sulla condizione fisica della squadra? Quest’accusa mi tocca profondamente. Nella gara a Benevento, la prima del mio successore, i giocatori corsero più degli avversari. Si fa confusione fra distanza percorsa e intensità. Sfido chi ha messo in dubbio il mio lavoro a un confronto pubblico. Ho allenato in serie A per 5-6 anni e penso di avere più esperienza di chi ha fatto certe affermazioni. Gattuso mi ha chiamato? No, mi feci vivo io dopo quelle dichiarazioni per digli che stava sbagliando e che aveva esagerato. Bonucci capitano, decisione giusta? Gliel’aveva promessa la società che intendeva puntare su un giocatore del nuovo corso. Per quel che mi riguarda telefonicamente gli dissi che si poteva essere capitani anche senza fascia. Questo Milan più forte del mio? Giocatori come Kessie e Calhanoglu sono cresciuti. Higuain è un giocatore di valore. Eppure resto legato al Milan: sono grato a Galliani che mi ha dato fiducia e a Fassone che all’inizio della seconda stagione mi ha confermato. Ho rischiato valorizzando giocatori come Suso e Cutrone e comunque nel mio primo anno la squadra aveva una sua identità. A un certo punto eravamo anche terzi. Abbiati mi ha accusato di non fidarmi di nessuno? Considerando la sua intervista forse facevo bene. La verità è che invitavo tutti i membri dello staff alle riunioni tecniche ma lui non si è mai presentato. Siviglia?
Era una grande opportunità, ho battuto un grande tecnico come Mourinho portando la squadra ai quarti di Champions dopo 68 anni. Non so se maturai la decisione troppo in fretta. Sogni? Ho voglia di tornare, penso di poter dare ancora tanto. Ho acquisito conoscenze importanti, ho ricevuto presunte proposte dall’Italia e dall’estero ma stavolta so che non posso sbagliare la scelta".