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Chi ha visto il Lipsia di Nagelsmann nella goleada contro il Mainz l'altro ieri ne sarà uscito con un forte mal di testa: squadra multicolor, Werner per sessanta minuti trequarti, quasi mezzala dietro la linea di partenza di Olmo e Nkunku, Poulsen riferimento offensivo, Sabitzer, bravissimo, sotto punta, Kampl e Laimer a scambiarsi i ruoli tra difesa e centrocampo. Un po' avanti, un po' dietro, destra, sinistra, tutti a cercare il pallone in pressing, ed a partire sulla verticale verso l'area di rigore avversaria. Praticamente, tranne Upamecano e Klostermann ed il portiere, tutti hanno finito la partita in una posizione diversa da come l'hanno cominciata. È la cifra di queste squadre votate al gegenpressing: adeguano l'assetto al punto in cui si trova il pallone in mano avversaria, si dispongono in due linee concentriche ed attaccano il portatore, per rubare palla e partire in quattro, cinque, dritto per dritto, verso la porta, in attesa di ricevere la palla rubata, e colpire a rete. Un calcio asciutto, primitivo, essenziale, tackles offensivi fino al limite dell'area avversaria, recupero del pallone in otto secondi, chiusura dell'azione entro cinque. Una concezione di calcio molto lontana dal gusto mediterraneo, non ci sono dubbi.![]()
Si infatti è proprio quello che volevo dire. Nella filosofia di gioco di Rangnick (e dei suoi successori) è determinante il movimento corretto dei singoli e corale, molto più di una disposizione rigida in campo. Anzi è proprio l'inverso, come hai sapientemente descritto, il modulo è fluido e si adatta all'andamento della gara, se non addirittura della singola azione di gioco, salvo alcuni punti fissi essenzialmente in chiave difensiva. Io il Lipsia me lo sono visto e solo il pensiero che un giorno potessimo anche noi giocare in questo modo, mi ha esaltato non poco.