Ma tu, onestamente, tolti i paraocchi, tolta la testa da sotto la sabbia, tolte le fette di prosciutto dagli occhi, usando solo ed esclusivamente la tua onestà intellettuale, ti chiedo col cuore in mano: ma veramente pensi che dalla Cina possano arrivare soldi?E per soldi non intendo 10-20 mln l'anno, intendo proprio quello che diceva Fassone, cioè 80 mln quest'anno, a salire, fino ad oltre 200 mln annui in 5 anni.Ti sembra minimamente credibile?L'UEFA ci ha già riso in faccia, tu che fai, resisti credendo al miracolo?
Parlando di calcio italiano generale, il mio pensiero personale è che sia stato gettato tanto fumo negli occhi agli italiani riguardo alla necessità di investitori stranieri (soprattutto cinesi).
Quei pochi investitori stranieri visti finora sono stati tutti deludenti, tra chi è scappato via anzitempo (il caso del Pavia), chi si è fatto pubblicità e speculazione a spese del club (vedi Thohir) e chi nella migliore delle ipotesi ha portato un minimo di organizzazione e di idee (vedi Pallotta) senza comunque darsi molto da fare con gli investimenti.
La Roma era così tanto peggio del Manchester City e soprattutto del PSG? Eppure nessun arabo è venuto a comprarla.
Tra questioni economiche (in virtù di una tassazione molto alta), difficoltà burocratiche (creare uno stadio di proprietà è un'impresa qui in Italia) e fattori culturali sportivi ed extrasportivi, gli stranieri che intendono investire molto nel mondo del pallone se ne stanno alla larga dal calcio nostrano.
Accoglierei favorevolmente un Milan acquistato da Al Maktoum, tuttavia ritengo che solo gli italiani abbiano gli elementi fondamentali per risollevare il calcio tricolore: il senso di appartenenza e la cultura sportiva.
In pratica, il futuro del calcio italiano è il passato. Il passato con gli investitori italiani che tornano alla ribalta; il ritorno dei vivai come fulcro dello sviluppo e del benessere dei club; la tradizione dei grandi portieri, dei super difensori e dei fantasisti dai piedi magici.
Il tutto integrato con elementi moderni imprescindibili come lo stadio di proprietà e altri auspicabili come l'azionariato popolare.
La Juventus è l'unico club italiano che al netto di brevi periodi oscuri mantiene un livello di competitività regolare, e guardacaso è quella con la proprietà più antica (e italiana) e quella che utilizza sempre lo stesso modello di business (ovvero autofinanziandosi nel miglior modo possibile).
La società insomma più ancorata alla tradizione.