La Uefa risponderà entro 2-3 giorni ma tanto ha già deciso da tempo per questioni politiche.
L'unica cosa che potrebbe fermarli è se siano convinti che il Tas gli darà torto, in quel caso per evitare una figuraccia gli converrebbe dare al Milan sanzioni diverse dall'esclusione.
Qui si confondono le cose, anch'io vorrei una proprietà più chiara, uno che non fa gli aumenti di capitale facendosi prestare soldi a tassi usurari (sempre che sia vero), però la decisione dell'Uefa resta ingiusta, fuori dalle regole, almeno fuori da quelle fino al 31 maggio 2018.
Tranne se abbiano prove certe di situazioni di riciclaggio e allora lo dicano chiaro e facciano una denuncia. Non è giusto sanzionare arbitrariamente in base a sole sensazioni.
Nel comunicato ufficiale della Uefa che annuncia il rinvio del club alla Adjudicatory Chamber per le contestate violazioni del FPF, si fa chiaramente riferimento al tema della liquidazione e/o rifinanziamento della posizione debitoria in essere con Elliott/Blue Skye, profilo già alla base del rigetto, a dicembre, della proposta di voluntary agreement. Ora, premettendo che esso non involga aspetti di ingerenza della Uefa in politiche gestionali e di assetto societario interno al club, che sono di principio inammissibili perché lesivi della libertà di impresa e delle libertà negoziali, tutelate ad ogni livello dagli ordinamenti, compreso quello a cui si richiama la Federazione, ciò che la Uefa chiede al Milan di risolvere è quello che abbiamo già definito la distrofia del debito con Elliott, ovvero il fatto, in sé inedito, che il patrimonio del Milan, le sue azioni capitale ed i suoi attivi patrimoniali, siano poste a garanzia del debito di un terzo, una sua controllante, per finalità estranee alla gestione ordinaria del club: lo sappiamo, per il prestito occorrente al saldo prezzo di vendita, che è come dire che il Milan ha almeno in parte acquistato sé stesso. Alla Uefa ciò pare lesivo della libertà di attuazione dei fini sportivi di un club di calcio, tutelati dalla Federazione nell'ambito del proprio ordinamento e nelle competizioni che essa organizza. Non si contesta il fatto che un club possa indebitarsi, tutti i clubs lo sono (e talvolta per indici rapportati al rispettivo fatturato decisamente più alti di quello attuale del Milan), ma che ciò avvenga per causa di terzi, estranea all'oggetto sociale del Milan. Quella strategia finanziaria che la proprietà all'epoca appronto', ovvero ridurre il nominale carico finanziario sul club, facendo intestare una quota del debito ad un debitore diverso dal Milan, legato ad esso da rapporti infragruppo, rischia ora di ritorcersi contro il Milan, allorché la scadenza si approssima, ed il rischio di escussione dei pegni si fa più alto. A queste domande la proprietà deve dare delle risposte concrete, con una proposta di rifinanziamento o di liquidazione della quota di debito intestato alla controllante, ma garantito dal Milan con il meglio del suo patrimonio. Vedremo quali saranno queste risposte, la fideiussione sulla perdita di esercizio corrente nonché una proposta di acquisto di quote, ma dal tema sollevato, ed in questi rigorosi termini, non potrà prescindersi.
