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Il giornalista Max Del Papa malato di linfoma, a detta sua, per colpa del vaccino anti-covid si scaglia contro Giovanni Allevi, malato di mieloma ed ospite recentemente al Festival di Sanremo 2024 nella seconda serata dove è tornato a suonare ed ha raccontato la sua toccante lotta contro la brutta malattia.
Le parole durissime, di Del Papa: "Mi hanno criticato, chi garbatamente, amichevolmente, chi in tono più aspro e magari fanatico, per avere io criticato la performance cancerologa di Giovanni Allevi a Sanremo. Perché è stata una performance. Eh, ma devi capirlo, Giovanni è così, lui è un poeta, un puro...Io me li ricordo i tweettini di Allevi, il vaccino è l’unica cura, è l’unica soluzione, l’unica speranza, minuscolo, io mi vaccino, io mi faccio le trenta dosi, fatevele anche voi. Sua sorella è morta, lui è quasi morto e anch’io non mi sento troppo bene. Lui un mieloma multiplo, io un linfoma al quarto stadio che ha consumato l’80% del midollo osseo...No, io non mi presto ad accarezzare la tastiera del pianoforte o quella del notebook dove sputo le mie parole: sono parole di testimonianza ed io non sono 'un nuovo Max', tanto piacere al 'nuovo Giovanni', coi boccoli candidi, io mi sono rasato a zero per prevenire la caduta dei capelli, e infatti ricrescono bianchi. Bianchi come la morte. E non sarei mai andato a Sanremo per tacere. Forse è il prezzo da pagare per ottenere un tour mondiale, l’anima candida, io, che sono una vecchia carogna guasta, e non apprezzo il sole d’Iddio oltre la finestra del reparto di ematologia, fatico a trovarmi serate per umili reading da solo. Reading dove vorrei leggere la mia, di poesia, che è tutta imbastita proprio su questa storia irreale, sul dolore, sulla fatica, sulla disperazione di vivere e, chissà, di non vivere più.
Ma se non sono io a prendermi addosso anche questo fardello, anche voi lettori, voi malati come me, state freschi. Perché fanno tutti come l’anima bella Allevi. Perché sanno benissimo perché versano in condizioni disperate, ma hanno ancora più paura del regime, delle sue punizioni, dei suoi boicottaggi, che di morire. Perché hanno paura della verità. Perché mi risulto essere l’unico, fra i giornalisti, fra i personaggi pubblici, con la voglia e con la rabbia di raccontare che non ci siamo ammalati per noia o per sport: ce lo hanno fatto, con una organizzazione mondiale, perfetta, precisa, scientifica, almeno quella, e nessuno paga. Non gli stragisti cinesi e americani, non il criminale di guerra in tempo di pace Fauci, al quale anzi offriamo tappeti rossi, laboratori e protezione qui, non gli sgherri di un miserabile potere nazionale. Che fanno e disfano e rifanno librettini di ***** che nessuno legge ma servono alla menzogna, servono alle alleanze consumate o tentate, a mandare messaggi, a sondare il terreno. Non pagano i ministri bugiardi e fallimentari, non pagano i virologi p.....e, non pagano le meretrici dell’informazione, non paga la politica ******** e opportunista. Non paga nessuno di loro.
Perché non si è veramente vaccinato nessuno di loro. Se l’hanno fatto, hanno scelto la riserva distillata, non i sieri cancerogeni che hanno rifilato a noi. E che vogliono somministrarci ancora, siccome 'va sfoltito il 10% della popolazione globale', come teorizza il Bill Gates della produzione industriale di vaccini, vanno eliminati “4 miliardi di mangiatori inutili” come predicano gli Schwab, i Timmermans del WEF e della UE sotto la regia della Baronessa Borderlinen che ha negoziato dieci o trenta miliardi di dosi col Pouirla della Pfizer a prezzo rimasto segreto, siccome poi fanno le normative sulla trasparenza obbligatoria. Per gli altri. Per i malati...E non posso fare di più, come vorrei, perché nessuno mi chiama, almeno nel giro mainstream. Neanche il caro Mario Giordano, che pure ha avuto una giornalista spacciata dal turbocancro (il riferimento è alla giornalista Carlotta Dessì n.d.s.). Ma lui agisce da sano, non da paziente “ontologico” come me. Non si preoccupi, a me il monopolio dell’eroismo non interessa per un ***** di niente, è che io forse sono l’unico ad unire le due condizioni, di informatore e di malato e parlo documentandomi ma prima ancora sulla mia pelle, sul mio sangue.
Io, vaccinato, dico, scrivo che i vaccini mi hanno ammalato...Sono contento se Allevi finalmente ne è uscito, io non so ancora di che morte morirò e quando. Certo, si spera sempre. Ma lasciate perdere il guerriero, l’eroe, il campione ed altre retoriche da romanzo...non c’è nessun merito in questo, il corpo reagisce, se ce la fa, la mente gli va dietro, se non è irreversibilmente sconvolta. Io sarei un farabutto se dicessi sì, amici, lettori, avete ragione, sono un duro, sono un coraggioso, non mi piego e lo faccio per voi. È la malattia che è roba da duri e lo è la cura. E non si racconta coi minuetti e le commozioni facili al cospetto di un presentatore che di straforo con un occhio guarda il gobbo e con l’altro l’orologio. Non pretendo nessun proclama rivoluzionario, nessuna pagliacciata anarcoide. Ma se vai lì, non ci vai a far teatro e far pietà, non ci vai a suscitare la commozione di gente che aspetta Angelina Mango e Geolier. Ci vai anche a dire qualcosa, una piccola verità, un sospetto. Va bene dire che non hai più un corpo, ma dire che te la cavi 'suonando con l’anima' è troppo facile, andiamo. È scontato, telefonato, cerca l’applauso, la lacrimuccia facile. Non hai più un corpo e questo è tutto, *****...Adesso capisco perché gli invalidi che soccorrevo 34 anni fa a Capodarco bestemmiavano. È umiliante, Cristo. Non c’è sole che tenga...Non accarezzo tasti, li schiaccio, li percuoto. Ma non vi illudo, non vi inganno. Anche se mi costa un supplemento di malattia, mi fa sentire più condannato ancora.".
Riassunto dell'articolo dal titolo "Io, Allevi e il cancro. Ma perché anche tu taci, fai teatro, e non dici le cose come stanno?" visibile integramente sul sito de "Il Giornale d'Italia".
Le parole durissime, di Del Papa: "Mi hanno criticato, chi garbatamente, amichevolmente, chi in tono più aspro e magari fanatico, per avere io criticato la performance cancerologa di Giovanni Allevi a Sanremo. Perché è stata una performance. Eh, ma devi capirlo, Giovanni è così, lui è un poeta, un puro...Io me li ricordo i tweettini di Allevi, il vaccino è l’unica cura, è l’unica soluzione, l’unica speranza, minuscolo, io mi vaccino, io mi faccio le trenta dosi, fatevele anche voi. Sua sorella è morta, lui è quasi morto e anch’io non mi sento troppo bene. Lui un mieloma multiplo, io un linfoma al quarto stadio che ha consumato l’80% del midollo osseo...No, io non mi presto ad accarezzare la tastiera del pianoforte o quella del notebook dove sputo le mie parole: sono parole di testimonianza ed io non sono 'un nuovo Max', tanto piacere al 'nuovo Giovanni', coi boccoli candidi, io mi sono rasato a zero per prevenire la caduta dei capelli, e infatti ricrescono bianchi. Bianchi come la morte. E non sarei mai andato a Sanremo per tacere. Forse è il prezzo da pagare per ottenere un tour mondiale, l’anima candida, io, che sono una vecchia carogna guasta, e non apprezzo il sole d’Iddio oltre la finestra del reparto di ematologia, fatico a trovarmi serate per umili reading da solo. Reading dove vorrei leggere la mia, di poesia, che è tutta imbastita proprio su questa storia irreale, sul dolore, sulla fatica, sulla disperazione di vivere e, chissà, di non vivere più.
Ma se non sono io a prendermi addosso anche questo fardello, anche voi lettori, voi malati come me, state freschi. Perché fanno tutti come l’anima bella Allevi. Perché sanno benissimo perché versano in condizioni disperate, ma hanno ancora più paura del regime, delle sue punizioni, dei suoi boicottaggi, che di morire. Perché hanno paura della verità. Perché mi risulto essere l’unico, fra i giornalisti, fra i personaggi pubblici, con la voglia e con la rabbia di raccontare che non ci siamo ammalati per noia o per sport: ce lo hanno fatto, con una organizzazione mondiale, perfetta, precisa, scientifica, almeno quella, e nessuno paga. Non gli stragisti cinesi e americani, non il criminale di guerra in tempo di pace Fauci, al quale anzi offriamo tappeti rossi, laboratori e protezione qui, non gli sgherri di un miserabile potere nazionale. Che fanno e disfano e rifanno librettini di ***** che nessuno legge ma servono alla menzogna, servono alle alleanze consumate o tentate, a mandare messaggi, a sondare il terreno. Non pagano i ministri bugiardi e fallimentari, non pagano i virologi p.....e, non pagano le meretrici dell’informazione, non paga la politica ******** e opportunista. Non paga nessuno di loro.
Perché non si è veramente vaccinato nessuno di loro. Se l’hanno fatto, hanno scelto la riserva distillata, non i sieri cancerogeni che hanno rifilato a noi. E che vogliono somministrarci ancora, siccome 'va sfoltito il 10% della popolazione globale', come teorizza il Bill Gates della produzione industriale di vaccini, vanno eliminati “4 miliardi di mangiatori inutili” come predicano gli Schwab, i Timmermans del WEF e della UE sotto la regia della Baronessa Borderlinen che ha negoziato dieci o trenta miliardi di dosi col Pouirla della Pfizer a prezzo rimasto segreto, siccome poi fanno le normative sulla trasparenza obbligatoria. Per gli altri. Per i malati...E non posso fare di più, come vorrei, perché nessuno mi chiama, almeno nel giro mainstream. Neanche il caro Mario Giordano, che pure ha avuto una giornalista spacciata dal turbocancro (il riferimento è alla giornalista Carlotta Dessì n.d.s.). Ma lui agisce da sano, non da paziente “ontologico” come me. Non si preoccupi, a me il monopolio dell’eroismo non interessa per un ***** di niente, è che io forse sono l’unico ad unire le due condizioni, di informatore e di malato e parlo documentandomi ma prima ancora sulla mia pelle, sul mio sangue.
Io, vaccinato, dico, scrivo che i vaccini mi hanno ammalato...Sono contento se Allevi finalmente ne è uscito, io non so ancora di che morte morirò e quando. Certo, si spera sempre. Ma lasciate perdere il guerriero, l’eroe, il campione ed altre retoriche da romanzo...non c’è nessun merito in questo, il corpo reagisce, se ce la fa, la mente gli va dietro, se non è irreversibilmente sconvolta. Io sarei un farabutto se dicessi sì, amici, lettori, avete ragione, sono un duro, sono un coraggioso, non mi piego e lo faccio per voi. È la malattia che è roba da duri e lo è la cura. E non si racconta coi minuetti e le commozioni facili al cospetto di un presentatore che di straforo con un occhio guarda il gobbo e con l’altro l’orologio. Non pretendo nessun proclama rivoluzionario, nessuna pagliacciata anarcoide. Ma se vai lì, non ci vai a far teatro e far pietà, non ci vai a suscitare la commozione di gente che aspetta Angelina Mango e Geolier. Ci vai anche a dire qualcosa, una piccola verità, un sospetto. Va bene dire che non hai più un corpo, ma dire che te la cavi 'suonando con l’anima' è troppo facile, andiamo. È scontato, telefonato, cerca l’applauso, la lacrimuccia facile. Non hai più un corpo e questo è tutto, *****...Adesso capisco perché gli invalidi che soccorrevo 34 anni fa a Capodarco bestemmiavano. È umiliante, Cristo. Non c’è sole che tenga...Non accarezzo tasti, li schiaccio, li percuoto. Ma non vi illudo, non vi inganno. Anche se mi costa un supplemento di malattia, mi fa sentire più condannato ancora.".
Riassunto dell'articolo dal titolo "Io, Allevi e il cancro. Ma perché anche tu taci, fai teatro, e non dici le cose come stanno?" visibile integramente sul sito de "Il Giornale d'Italia".