Leao:"Sono cambiato. Il futuro... Vogliamo vincere. Ibra e Theo...".

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Ancora interviste in Casa Milan in vista del match di domenica contro la Juve. Oggi è il turno di Leao, alla GDS. Le dichiarazioni

Rafa, dove state andando?
"Domiamo le onde più alte, cerchiamo di prenderle sempre nel modo giusto per restare in piedi e arrivare al traguardo».

Sui social il surf, in campo allra esultanza: si gira e mostra il suo nome sulla maglia. Qual è il messaggio?
"Voglio far vedere che ci sono, in tutti i sensi. Che sono sempre pronto a dare tutto per la squadra, che posso fare la differenza perché sono cresciuto"

A suo padre dedicava le “chiamate” dopo i gol, a sua madre ha regalato un salone da parruchiera, sulla pelle ha tatuate le date di nascita dei suoi fratelli. Quanto conta la famiglia?
«È fondamentale, mi supportano prima e dopo le partite. Mi hanno insegnato che senza sacrifici non si va da nessuna parte».

Parlando del suo quartiere Bairro da Jamaica, ad Amora dove è cresciuto, ha scritto “Quando arrivi non dimenticarti da dove sei partito”.
«In quegli anni ho visto di tutto, ho vissuto tra mille difficoltà, il mio sogno era anche quello di molti bambini che non ce l’hanno fatta. Se oggi sono chi sono lo devo a quegli anni, fatti di cose semplici: un pallone, gli amici, gli affetti più cari».

Anche Ibrahimovic è un ragazzo del ghetto. L’infanzia simile vi ha aiutato a capirvi?
«Zlatan è un campione che non ha mai dimenticato il passato. A me ricorda sempre di restare umile e di lavorare, lavorare, lavorare: solo così puoi fare grandi cose».

Dopo la prima partita insieme, 0-0 nel gennaio 2020 con la Samp, disse: “Ho spiegato a Leao cosa deve fare per diventare determinante”. Due anni dopo, Rafa, ha capito come si fa?
«Prima non ero costante. Magari giocavo un quarto d’ora alla grande, poi mi fermavo o facevo le cose a metà, saltavo l’uomo e sbagliavo il passaggio chiave. Oggi sono diventato concreto, continuo nei 90 minuti, segno di
più e faccio più assist. Gioco in una grande squadra, certo, ma ho cambiato il modo di approcciarmi alle partite. Sono più deciso».

Come è scattato il clic?
«Un insieme di fattori. Conosco meglio la Serie A, ho avuto i con- sigli giusti dai miei e dal mio personal trainer. E non mi è mai mancata la fiducia della società, che mi ha sempre fatto sentire protetto, dei compagni e dell’allenatore».

La chiave tattica della svolta? «Pioli mi ha capito, sa che con i miei dribbling e i miei strappi posso fare la differenza. Prima con me curava molto l’aspetto tattico, ero più giovane e più in- disciplinato. Ora non mi spiega molto, si fida di me, sa che faccio la mia parte anche quando il pallone ce l’hanno gli avversari. Mi dice “Stai largo e punta l’uomo”: per me diventa tutto più facile. Ho giocato anche da prima punta e da “10”, sono pronto a rifarlo se serve, ma a sinistra è un’altra cosa...».

A metà stagione e ha già fatto 8 gol tra campionato e coppe, il suo miglior score in carriera,
ma qualcuno dice che segna ancora troppo poco. Cosa risponde?
«Che non hanno tutti i torti, posso e devo segnare di più. Lavoro tutti i giorni per diventare un grande giocatore».

Pioli ha detto che gli ricorda Henry. È d’accordo?
«Lo ringrazio per il paragone, parliamo di un grandissimo fuoriclasse. Io però voglio essere Rafa, voglio fare la mia strada».

Chi l’ha ispirata di più?
«Mbappé, Neymar. E nel Milan ammiravo tantissimo Kakà».

Alla sua stessa età, 22 anni, Ricky ha vinto lo scudetto. Lei e il Milan siete pronti per vincere?
«Sì, siamo più forti e più maturi dell’anno scorso. Vincere il campionato è l’obiettivo, vogliamo vedere Milano tutta rossonera. Sono giovane, ma in campo mi sento adulto, e lo stesso vale per tanti miei compagni. Lo ripete anche Pioli, a me, a Sandro (Tonali, ndr), ad Alexis (Saelemaekers, ndr): “Siete giovani solo sulla carta di identità”».

Domani c’è la Juve, dopo la sosta l’Inter. Lo scudetto passa da qui?
«Due gare importantissime ma non decisive, è lunga. Con la Juve sarà difficile, è una grande squadra tornata a fare punti. Dobbiamo sfruttare il vantaggio di gio- care in casa, i nostri tifosi ci caricano anche se saranno in cinquemila. Abbiamo bisogno di riprendere a vincere, siamo pronti, sappiamo che valiamo».

Come la sta preparando?
«Cerco di capire come posso far male a chi avrò di fronte in base alle loro caratteristiche. Ma mi lascerò guidare anche dall’istinto: io dribblo, lo faccio da quando ero piccolo, mi riesce naturale».

Quanto abbiamo visto finora del suo potenziale?
«Questo è il Leao di cui parlavano gli osservatori quando ero ragazzino. Posso ancora migliorare, ma riesco già a incidere sui risultati con le mie qualità, sono a un buon punto del percorso».

Allenarsi sotto gli occhi di Paolo Maldini aiuta a crescere?
«Lo guardavo in tv quando ero piccolo, una leggenda. Adesso mi dà consigli per migliorare, mi sento molto fortunato».


Quanto cambia il suo modo di giocare a seconda del partner d’attacco?
«Con Giroud so che se non rientro bene per andare al tiro posso servirlo con i palloni alti perché Oli è fortissimo nel gioco aereo. Con Rebic cerchiamo più la profondità, si smarca molto velocemente. Con Ibra va bene tutto, fa gol in tutti i modi».

Theo ha detto che il più veloce tra voi due è lui...
«Bella sfida! Giocarci è spettacolare, è uno dei terzini più forti al mondo. Spero di averlo accanto ancora a lungo al Milan».

Il futuro rimane rossonero? «Ho altri due anni di contratto, non sono pochi. Vediamo, è ancora presto, di sicuro io qui sto benissimo».

Se tutto andrà come deve, il suo Portogallo si giocherà il Mondiale con l’Italia. Più facile andare in Qatar con Ronaldo o vincere lo scudetto con Ibra?
«Con loro in squadra tutto è possibile. Io cerco di rimanere concentrato e di dimostrarmi al- l’altezza di stare al fianco di due giganti così».

Lo scudetto può valere un tatuaggio?
«Magari sì, stiamo a vedere...».
 
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Ancora interviste in Casa Milan in vista del match di domenica contro la Juve. Oggi è il turno di Leao, alla GDS. Le dichiarazioni

Rafa, dove state andando?
"Domiamo le onde più alte, cerchiamo di prenderle sempre nel modo giusto per restare in piedi e arrivare al traguardo».

Sui social il surf, in campo allra esultanza: si gira e mostra il suo nome sulla maglia. Qual è il messaggio?
"Voglio far vedere che ci sono, in tutti i sensi. Che sono sempre pronto a dare tutto per la squadra, che posso fare la differenza perché sono cresciuto"

A suo padre dedicava le “chiamate” dopo i gol, a sua madre ha regalato un salone da parruchiera, sulla pelle ha tatuate le date di nascita dei suoi fratelli. Quanto conta la famiglia?
«È fondamentale, mi supportano prima e dopo le partite. Mi hanno insegnato che senza sacrifici non si va da nessuna parte».

Parlando del suo quartiere Bairro da Jamaica, ad Amora dove è cresciuto, ha scritto “Quando arrivi non dimenticarti da dove sei partito”.
«In quegli anni ho visto di tutto, ho vissuto tra mille difficoltà, il mio sogno era anche quello di molti bambini che non ce l’hanno fatta. Se oggi sono chi sono lo devo a quegli anni, fatti di cose semplici: un pallone, gli amici, gli affetti più cari».

Anche Ibrahimovic è un ragazzo del ghetto. L’infanzia simile vi ha aiutato a capirvi?
«Zlatan è un campione che non ha mai dimenticato il passato. A me ricorda sempre di restare umile e di lavorare, lavorare, lavorare: solo così puoi fare grandi cose».

Dopo la prima partita insieme, 0-0 nel gennaio 2020 con la Samp, disse: “Ho spiegato a Leao cosa deve fare per diventare determinante”. Due anni dopo, Rafa, ha capito come si fa?
«Prima non ero costante. Magari giocavo un quarto d’ora alla grande, poi mi fermavo o facevo le cose a metà, saltavo l’uomo e sbagliavo il passaggio chiave. Oggi sono diventato concreto, continuo nei 90 minuti, segno di
più e faccio più assist. Gioco in una grande squadra, certo, ma ho cambiato il modo di approcciarmi alle partite. Sono più deciso».

Come è scattato il clic?
«Un insieme di fattori. Conosco meglio la Serie A, ho avuto i con- sigli giusti dai miei e dal mio personal trainer. E non mi è mai mancata la fiducia della società, che mi ha sempre fatto sentire protetto, dei compagni e dell’allenatore».

La chiave tattica della svolta? «Pioli mi ha capito, sa che con i miei dribbling e i miei strappi posso fare la differenza. Prima con me curava molto l’aspetto tattico, ero più giovane e più in- disciplinato. Ora non mi spiega molto, si fida di me, sa che faccio la mia parte anche quando il pallone ce l’hanno gli avversari. Mi dice “Stai largo e punta l’uomo”: per me diventa tutto più facile. Ho giocato anche da prima punta e da “10”, sono pronto a rifarlo se serve, ma a sinistra è un’altra cosa...».

A metà stagione e ha già fatto 8 gol tra campionato e coppe, il suo miglior score in carriera,
ma qualcuno dice che segna ancora troppo poco. Cosa risponde?
«Che non hanno tutti i torti, posso e devo segnare di più. Lavoro tutti i giorni per diventare un grande giocatore».

Pioli ha detto che gli ricorda Henry. È d’accordo?
«Lo ringrazio per il paragone, parliamo di un grandissimo fuoriclasse. Io però voglio essere Rafa, voglio fare la mia strada».

Chi l’ha ispirata di più?
«Mbappé, Neymar. E nel Milan ammiravo tantissimo Kakà».

Alla sua stessa età, 22 anni, Ricky ha vinto lo scudetto. Lei e il Milan siete pronti per vincere?
«Sì, siamo più forti e più maturi dell’anno scorso. Vincere il campionato è l’obiettivo, vogliamo vedere Milano tutta rossonera. Sono giovane, ma in campo mi sento adulto, e lo stesso vale per tanti miei compagni. Lo ripete anche Pioli, a me, a Sandro (Tonali, ndr), ad Alexis (Saelemaekers, ndr): “Siete giovani solo sulla carta di identità”».

Domani c’è la Juve, dopo la sosta l’Inter. Lo scudetto passa da qui?
«Due gare importantissime ma non decisive, è lunga. Con la Juve sarà difficile, è una grande squadra tornata a fare punti. Dobbiamo sfruttare il vantaggio di gio- care in casa, i nostri tifosi ci caricano anche se saranno in cinquemila. Abbiamo bisogno di riprendere a vincere, siamo pronti, sappiamo che valiamo».

Come la sta preparando?
«Cerco di capire come posso far male a chi avrò di fronte in base alle loro caratteristiche. Ma mi lascerò guidare anche dall’istinto: io dribblo, lo faccio da quando ero piccolo, mi riesce naturale».

Quanto abbiamo visto finora del suo potenziale?
«Questo è il Leao di cui parlavano gli osservatori quando ero ragazzino. Posso ancora migliorare, ma riesco già a incidere sui risultati con le mie qualità, sono a un buon punto del percorso».

Allenarsi sotto gli occhi di Paolo Maldini aiuta a crescere?
«Lo guardavo in tv quando ero piccolo, una leggenda. Adesso mi dà consigli per migliorare, mi sento molto fortunato».


Quanto cambia il suo modo di giocare a seconda del partner d’attacco?
«Con Giroud so che se non rientro bene per andare al tiro posso servirlo con i palloni alti perché Oli è fortissimo nel gioco aereo. Con Rebic cerchiamo più la profondità, si smarca molto velocemente. Con Ibra va bene tutto, fa gol in tutti i modi».

Theo ha detto che il più veloce tra voi due è lui...
«Bella sfida! Giocarci è spettacolare, è uno dei terzini più forti al mondo. Spero di averlo accanto ancora a lungo al Milan».

Il futuro rimane rossonero? «Ho altri due anni di contratto, non sono pochi. Vediamo, è ancora presto, di sicuro io qui sto benissimo».

Se tutto andrà come deve, il suo Portogallo si giocherà il Mondiale con l’Italia. Più facile andare in Qatar con Ronaldo o vincere lo scudetto con Ibra?
«Con loro in squadra tutto è possibile. Io cerco di rimanere concentrato e di dimostrarmi al- l’altezza di stare al fianco di due giganti così».

Lo scudetto può valere un tatuaggio?
«Magari sì, stiamo a vedere...».

Sta settimana forse record mondiale di chiacchiere.

Vediamo poi in campo cosa combinano.
 

Mika

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Sta settimana forse record mondiale di chiacchiere.

Vediamo poi in campo cosa combinano.
Se la società non si mette in silenzio stampa e accetta le richieste di interviste ai giocatori che colpa ne ha Leao e giocatori?

Se il tuo capo dice che devi farti intervistare te ti fai intervistare e basta.
 

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Rafa, dove state andando?
"Domiamo le onde più alte, cerchiamo di prenderle sempre nel modo giusto per restare in piedi e arrivare al traguardo».

Sui social il surf, in campo allra esultanza: si gira e mostra il suo nome sulla maglia. Qual è il messaggio?
"Voglio far vedere che ci sono, in tutti i sensi. Che sono sempre pronto a dare tutto per la squadra, che posso fare la differenza perché sono cresciuto"

A suo padre dedicava le “chiamate” dopo i gol, a sua madre ha regalato un salone da parruchiera, sulla pelle ha tatuate le date di nascita dei suoi fratelli. Quanto conta la famiglia?
«È fondamentale, mi supportano prima e dopo le partite. Mi hanno insegnato che senza sacrifici non si va da nessuna parte».

Parlando del suo quartiere Bairro da Jamaica, ad Amora dove è cresciuto, ha scritto “Quando arrivi non dimenticarti da dove sei partito”.
«In quegli anni ho visto di tutto, ho vissuto tra mille difficoltà, il mio sogno era anche quello di molti bambini che non ce l’hanno fatta. Se oggi sono chi sono lo devo a quegli anni, fatti di cose semplici: un pallone, gli amici, gli affetti più cari».

Anche Ibrahimovic è un ragazzo del ghetto. L’infanzia simile vi ha aiutato a capirvi?
«Zlatan è un campione che non ha mai dimenticato il passato. A me ricorda sempre di restare umile e di lavorare, lavorare, lavorare: solo così puoi fare grandi cose».

Dopo la prima partita insieme, 0-0 nel gennaio 2020 con la Samp, disse: “Ho spiegato a Leao cosa deve fare per diventare determinante”. Due anni dopo, Rafa, ha capito come si fa?
«Prima non ero costante. Magari giocavo un quarto d’ora alla grande, poi mi fermavo o facevo le cose a metà, saltavo l’uomo e sbagliavo il passaggio chiave. Oggi sono diventato concreto, continuo nei 90 minuti, segno di
più e faccio più assist. Gioco in una grande squadra, certo, ma ho cambiato il modo di approcciarmi alle partite. Sono più deciso».

Come è scattato il clic?
«Un insieme di fattori. Conosco meglio la Serie A, ho avuto i con- sigli giusti dai miei e dal mio personal trainer. E non mi è mai mancata la fiducia della società, che mi ha sempre fatto sentire protetto, dei compagni e dell’allenatore».

La chiave tattica della svolta? «Pioli mi ha capito, sa che con i miei dribbling e i miei strappi posso fare la differenza. Prima con me curava molto l’aspetto tattico, ero più giovane e più in- disciplinato. Ora non mi spiega molto, si fida di me, sa che faccio la mia parte anche quando il pallone ce l’hanno gli avversari. Mi dice “Stai largo e punta l’uomo”: per me diventa tutto più facile. Ho giocato anche da prima punta e da “10”, sono pronto a rifarlo se serve, ma a sinistra è un’altra cosa...».

A metà stagione e ha già fatto 8 gol tra campionato e coppe, il suo miglior score in carriera,
ma qualcuno dice che segna ancora troppo poco. Cosa risponde?
«Che non hanno tutti i torti, posso e devo segnare di più. Lavoro tutti i giorni per diventare un grande giocatore».

Pioli ha detto che gli ricorda Henry. È d’accordo?
«Lo ringrazio per il paragone, parliamo di un grandissimo fuoriclasse. Io però voglio essere Rafa, voglio fare la mia strada».

Chi l’ha ispirata di più?
«Mbappé, Neymar. E nel Milan ammiravo tantissimo Kakà».

Alla sua stessa età, 22 anni, Ricky ha vinto lo scudetto. Lei e il Milan siete pronti per vincere?
«Sì, siamo più forti e più maturi dell’anno scorso. Vincere il campionato è l’obiettivo, vogliamo vedere Milano tutta rossonera. Sono giovane, ma in campo mi sento adulto, e lo stesso vale per tanti miei compagni. Lo ripete anche Pioli, a me, a Sandro (Tonali, ndr), ad Alexis (Saelemaekers, ndr): “Siete giovani solo sulla carta di identità”».

Domani c’è la Juve, dopo la sosta l’Inter. Lo scudetto passa da qui?
«Due gare importantissime ma non decisive, è lunga. Con la Juve sarà difficile, è una grande squadra tornata a fare punti. Dobbiamo sfruttare il vantaggio di gio- care in casa, i nostri tifosi ci caricano anche se saranno in cinquemila. Abbiamo bisogno di riprendere a vincere, siamo pronti, sappiamo che valiamo».

Come la sta preparando?
«Cerco di capire come posso far male a chi avrò di fronte in base alle loro caratteristiche. Ma mi lascerò guidare anche dall’istinto: io dribblo, lo faccio da quando ero piccolo, mi riesce naturale».

Quanto abbiamo visto finora del suo potenziale?
«Questo è il Leao di cui parlavano gli osservatori quando ero ragazzino. Posso ancora migliorare, ma riesco già a incidere sui risultati con le mie qualità, sono a un buon punto del percorso».

Allenarsi sotto gli occhi di Paolo Maldini aiuta a crescere?
«Lo guardavo in tv quando ero piccolo, una leggenda. Adesso mi dà consigli per migliorare, mi sento molto fortunato».


Quanto cambia il suo modo di giocare a seconda del partner d’attacco?
«Con Giroud so che se non rientro bene per andare al tiro posso servirlo con i palloni alti perché Oli è fortissimo nel gioco aereo. Con Rebic cerchiamo più la profondità, si smarca molto velocemente. Con Ibra va bene tutto, fa gol in tutti i modi».

Theo ha detto che il più veloce tra voi due è lui...
«Bella sfida! Giocarci è spettacolare, è uno dei terzini più forti al mondo. Spero di averlo accanto ancora a lungo al Milan».

Il futuro rimane rossonero? «Ho altri due anni di contratto, non sono pochi. Vediamo, è ancora presto, di sicuro io qui sto benissimo».

Se tutto andrà come deve, il suo Portogallo si giocherà il Mondiale con l’Italia. Più facile andare in Qatar con Ronaldo o vincere lo scudetto con Ibra?
«Con loro in squadra tutto è possibile. Io cerco di rimanere concentrato e di dimostrarmi al- l’altezza di stare al fianco di due giganti così».

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"Domiamo le onde più alte, cerchiamo di prenderle sempre nel modo giusto per restare in piedi e arrivare al traguardo».

Sui social il surf, in campo allra esultanza: si gira e mostra il suo nome sulla maglia. Qual è il messaggio?
"Voglio far vedere che ci sono, in tutti i sensi. Che sono sempre pronto a dare tutto per la squadra, che posso fare la differenza perché sono cresciuto"

A suo padre dedicava le “chiamate” dopo i gol, a sua madre ha regalato un salone da parruchiera, sulla pelle ha tatuate le date di nascita dei suoi fratelli. Quanto conta la famiglia?
«È fondamentale, mi supportano prima e dopo le partite. Mi hanno insegnato che senza sacrifici non si va da nessuna parte».

Parlando del suo quartiere Bairro da Jamaica, ad Amora dove è cresciuto, ha scritto “Quando arrivi non dimenticarti da dove sei partito”.
«In quegli anni ho visto di tutto, ho vissuto tra mille difficoltà, il mio sogno era anche quello di molti bambini che non ce l’hanno fatta. Se oggi sono chi sono lo devo a quegli anni, fatti di cose semplici: un pallone, gli amici, gli affetti più cari».

Anche Ibrahimovic è un ragazzo del ghetto. L’infanzia simile vi ha aiutato a capirvi?
«Zlatan è un campione che non ha mai dimenticato il passato. A me ricorda sempre di restare umile e di lavorare, lavorare, lavorare: solo così puoi fare grandi cose».

Dopo la prima partita insieme, 0-0 nel gennaio 2020 con la Samp, disse: “Ho spiegato a Leao cosa deve fare per diventare determinante”. Due anni dopo, Rafa, ha capito come si fa?
«Prima non ero costante. Magari giocavo un quarto d’ora alla grande, poi mi fermavo o facevo le cose a metà, saltavo l’uomo e sbagliavo il passaggio chiave. Oggi sono diventato concreto, continuo nei 90 minuti, segno di
più e faccio più assist. Gioco in una grande squadra, certo, ma ho cambiato il modo di approcciarmi alle partite. Sono più deciso».

Come è scattato il clic?
«Un insieme di fattori. Conosco meglio la Serie A, ho avuto i con- sigli giusti dai miei e dal mio personal trainer. E non mi è mai mancata la fiducia della società, che mi ha sempre fatto sentire protetto, dei compagni e dell’allenatore».

La chiave tattica della svolta? «Pioli mi ha capito, sa che con i miei dribbling e i miei strappi posso fare la differenza. Prima con me curava molto l’aspetto tattico, ero più giovane e più in- disciplinato. Ora non mi spiega molto, si fida di me, sa che faccio la mia parte anche quando il pallone ce l’hanno gli avversari. Mi dice “Stai largo e punta l’uomo”: per me diventa tutto più facile. Ho giocato anche da prima punta e da “10”, sono pronto a rifarlo se serve, ma a sinistra è un’altra cosa...».

A metà stagione e ha già fatto 8 gol tra campionato e coppe, il suo miglior score in carriera,
ma qualcuno dice che segna ancora troppo poco. Cosa risponde?
«Che non hanno tutti i torti, posso e devo segnare di più. Lavoro tutti i giorni per diventare un grande giocatore».

Pioli ha detto che gli ricorda Henry. È d’accordo?
«Lo ringrazio per il paragone, parliamo di un grandissimo fuoriclasse. Io però voglio essere Rafa, voglio fare la mia strada».

Chi l’ha ispirata di più?
«Mbappé, Neymar. E nel Milan ammiravo tantissimo Kakà».

Alla sua stessa età, 22 anni, Ricky ha vinto lo scudetto. Lei e il Milan siete pronti per vincere?
«Sì, siamo più forti e più maturi dell’anno scorso. Vincere il campionato è l’obiettivo, vogliamo vedere Milano tutta rossonera. Sono giovane, ma in campo mi sento adulto, e lo stesso vale per tanti miei compagni. Lo ripete anche Pioli, a me, a Sandro (Tonali, ndr), ad Alexis (Saelemaekers, ndr): “Siete giovani solo sulla carta di identità”».

Domani c’è la Juve, dopo la sosta l’Inter. Lo scudetto passa da qui?
«Due gare importantissime ma non decisive, è lunga. Con la Juve sarà difficile, è una grande squadra tornata a fare punti. Dobbiamo sfruttare il vantaggio di gio- care in casa, i nostri tifosi ci caricano anche se saranno in cinquemila. Abbiamo bisogno di riprendere a vincere, siamo pronti, sappiamo che valiamo».

Come la sta preparando?
«Cerco di capire come posso far male a chi avrò di fronte in base alle loro caratteristiche. Ma mi lascerò guidare anche dall’istinto: io dribblo, lo faccio da quando ero piccolo, mi riesce naturale».

Quanto abbiamo visto finora del suo potenziale?
«Questo è il Leao di cui parlavano gli osservatori quando ero ragazzino. Posso ancora migliorare, ma riesco già a incidere sui risultati con le mie qualità, sono a un buon punto del percorso».

Allenarsi sotto gli occhi di Paolo Maldini aiuta a crescere?
«Lo guardavo in tv quando ero piccolo, una leggenda. Adesso mi dà consigli per migliorare, mi sento molto fortunato».


Quanto cambia il suo modo di giocare a seconda del partner d’attacco?
«Con Giroud so che se non rientro bene per andare al tiro posso servirlo con i palloni alti perché Oli è fortissimo nel gioco aereo. Con Rebic cerchiamo più la profondità, si smarca molto velocemente. Con Ibra va bene tutto, fa gol in tutti i modi».

Theo ha detto che il più veloce tra voi due è lui...
«Bella sfida! Giocarci è spettacolare, è uno dei terzini più forti al mondo. Spero di averlo accanto ancora a lungo al Milan».

Il futuro rimane rossonero? «Ho altri due anni di contratto, non sono pochi. Vediamo, è ancora presto, di sicuro io qui sto benissimo».

Se tutto andrà come deve, il suo Portogallo si giocherà il Mondiale con l’Italia. Più facile andare in Qatar con Ronaldo o vincere lo scudetto con Ibra?
«Con loro in squadra tutto è possibile. Io cerco di rimanere concentrato e di dimostrarmi al- l’altezza di stare al fianco di due giganti così».

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Rafa, dove state andando?
"Domiamo le onde più alte, cerchiamo di prenderle sempre nel modo giusto per restare in piedi e arrivare al traguardo».

Sui social il surf, in campo allra esultanza: si gira e mostra il suo nome sulla maglia. Qual è il messaggio?
"Voglio far vedere che ci sono, in tutti i sensi. Che sono sempre pronto a dare tutto per la squadra, che posso fare la differenza perché sono cresciuto"

A suo padre dedicava le “chiamate” dopo i gol, a sua madre ha regalato un salone da parruchiera, sulla pelle ha tatuate le date di nascita dei suoi fratelli. Quanto conta la famiglia?
«È fondamentale, mi supportano prima e dopo le partite. Mi hanno insegnato che senza sacrifici non si va da nessuna parte».

Parlando del suo quartiere Bairro da Jamaica, ad Amora dove è cresciuto, ha scritto “Quando arrivi non dimenticarti da dove sei partito”.
«In quegli anni ho visto di tutto, ho vissuto tra mille difficoltà, il mio sogno era anche quello di molti bambini che non ce l’hanno fatta. Se oggi sono chi sono lo devo a quegli anni, fatti di cose semplici: un pallone, gli amici, gli affetti più cari».

Anche Ibrahimovic è un ragazzo del ghetto. L’infanzia simile vi ha aiutato a capirvi?
«Zlatan è un campione che non ha mai dimenticato il passato. A me ricorda sempre di restare umile e di lavorare, lavorare, lavorare: solo così puoi fare grandi cose».

Dopo la prima partita insieme, 0-0 nel gennaio 2020 con la Samp, disse: “Ho spiegato a Leao cosa deve fare per diventare determinante”. Due anni dopo, Rafa, ha capito come si fa?
«Prima non ero costante. Magari giocavo un quarto d’ora alla grande, poi mi fermavo o facevo le cose a metà, saltavo l’uomo e sbagliavo il passaggio chiave. Oggi sono diventato concreto, continuo nei 90 minuti, segno di
più e faccio più assist. Gioco in una grande squadra, certo, ma ho cambiato il modo di approcciarmi alle partite. Sono più deciso».

Come è scattato il clic?
«Un insieme di fattori. Conosco meglio la Serie A, ho avuto i con- sigli giusti dai miei e dal mio personal trainer. E non mi è mai mancata la fiducia della società, che mi ha sempre fatto sentire protetto, dei compagni e dell’allenatore».

La chiave tattica della svolta? «Pioli mi ha capito, sa che con i miei dribbling e i miei strappi posso fare la differenza. Prima con me curava molto l’aspetto tattico, ero più giovane e più in- disciplinato. Ora non mi spiega molto, si fida di me, sa che faccio la mia parte anche quando il pallone ce l’hanno gli avversari. Mi dice “Stai largo e punta l’uomo”: per me diventa tutto più facile. Ho giocato anche da prima punta e da “10”, sono pronto a rifarlo se serve, ma a sinistra è un’altra cosa...».

A metà stagione e ha già fatto 8 gol tra campionato e coppe, il suo miglior score in carriera,
ma qualcuno dice che segna ancora troppo poco. Cosa risponde?
«Che non hanno tutti i torti, posso e devo segnare di più. Lavoro tutti i giorni per diventare un grande giocatore».

Pioli ha detto che gli ricorda Henry. È d’accordo?
«Lo ringrazio per il paragone, parliamo di un grandissimo fuoriclasse. Io però voglio essere Rafa, voglio fare la mia strada».

Chi l’ha ispirata di più?
«Mbappé, Neymar. E nel Milan ammiravo tantissimo Kakà».

Alla sua stessa età, 22 anni, Ricky ha vinto lo scudetto. Lei e il Milan siete pronti per vincere?
«Sì, siamo più forti e più maturi dell’anno scorso. Vincere il campionato è l’obiettivo, vogliamo vedere Milano tutta rossonera. Sono giovane, ma in campo mi sento adulto, e lo stesso vale per tanti miei compagni. Lo ripete anche Pioli, a me, a Sandro (Tonali, ndr), ad Alexis (Saelemaekers, ndr): “Siete giovani solo sulla carta di identità”».

Domani c’è la Juve, dopo la sosta l’Inter. Lo scudetto passa da qui?
«Due gare importantissime ma non decisive, è lunga. Con la Juve sarà difficile, è una grande squadra tornata a fare punti. Dobbiamo sfruttare il vantaggio di gio- care in casa, i nostri tifosi ci caricano anche se saranno in cinquemila. Abbiamo bisogno di riprendere a vincere, siamo pronti, sappiamo che valiamo».

Come la sta preparando?
«Cerco di capire come posso far male a chi avrò di fronte in base alle loro caratteristiche. Ma mi lascerò guidare anche dall’istinto: io dribblo, lo faccio da quando ero piccolo, mi riesce naturale».

Quanto abbiamo visto finora del suo potenziale?
«Questo è il Leao di cui parlavano gli osservatori quando ero ragazzino. Posso ancora migliorare, ma riesco già a incidere sui risultati con le mie qualità, sono a un buon punto del percorso».

Allenarsi sotto gli occhi di Paolo Maldini aiuta a crescere?
«Lo guardavo in tv quando ero piccolo, una leggenda. Adesso mi dà consigli per migliorare, mi sento molto fortunato».


Quanto cambia il suo modo di giocare a seconda del partner d’attacco?
«Con Giroud so che se non rientro bene per andare al tiro posso servirlo con i palloni alti perché Oli è fortissimo nel gioco aereo. Con Rebic cerchiamo più la profondità, si smarca molto velocemente. Con Ibra va bene tutto, fa gol in tutti i modi».

Theo ha detto che il più veloce tra voi due è lui...
«Bella sfida! Giocarci è spettacolare, è uno dei terzini più forti al mondo. Spero di averlo accanto ancora a lungo al Milan».

Il futuro rimane rossonero? «Ho altri due anni di contratto, non sono pochi. Vediamo, è ancora presto, di sicuro io qui sto benissimo».

Se tutto andrà come deve, il suo Portogallo si giocherà il Mondiale con l’Italia. Più facile andare in Qatar con Ronaldo o vincere lo scudetto con Ibra?
«Con loro in squadra tutto è possibile. Io cerco di rimanere concentrato e di dimostrarmi al- l’altezza di stare al fianco di due giganti così».

Lo scudetto può valere un tatuaggio?
«Magari sì, stiamo a vedere...».

Parole preoccupanti sul rinnovo, sopratutto in confronto a Theo. Nell parole di Theo si nota una gratitutidene sincere verso Pioli e sopratutto Maldini. Si sente che é contento. Nella parole di Leao si intravede che lui guarda gia oltre il Milan. I due anni di contratto descritti come lungi...insomma...se va cosi é da cedere in una sessione estiva. Peccato, perche il ragazzo sta finalmente crescendo. Non da proprio l'idea di avere lo stesso legame di Theo con l'ambiente rossonero.
 

Swaitak

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Parole preoccupanti sul rinnovo, sopratutto in confronto a Theo. Nell parole di Theo si nota una gratitutidene sincere verso Pioli e sopratutto Maldini. Si sente che é contento. Nella parole di Leao si intravede che lui guarda gia oltre il Milan. I due anni di contratto descritti come lungi...insomma...se va cosi é da cedere in una sessione estiva. Peccato, perche il ragazzo sta finalmente crescendo. Non da proprio l'idea di avere lo stesso legame di Theo con l'ambiente rossonero.
Leao se non sbaglio deve pagare una multa da 16,5 milioni , se non gli offriamo il giusto lo capisco se va via
 

hiei87

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Nel mondo parallelo in cui i nostri tesserati concedono le interviste, abbiamo vinto 10 scudetti e 7 Champions di fila.
 
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Ancora interviste in Casa Milan in vista del match di domenica contro la Juve. Oggi è il turno di Leao, alla GDS. Le dichiarazioni

Rafa, dove state andando?
"Domiamo le onde più alte, cerchiamo di prenderle sempre nel modo giusto per restare in piedi e arrivare al traguardo».

Sui social il surf, in campo allra esultanza: si gira e mostra il suo nome sulla maglia. Qual è il messaggio?
"Voglio far vedere che ci sono, in tutti i sensi. Che sono sempre pronto a dare tutto per la squadra, che posso fare la differenza perché sono cresciuto"

A suo padre dedicava le “chiamate” dopo i gol, a sua madre ha regalato un salone da parruchiera, sulla pelle ha tatuate le date di nascita dei suoi fratelli. Quanto conta la famiglia?
«È fondamentale, mi supportano prima e dopo le partite. Mi hanno insegnato che senza sacrifici non si va da nessuna parte».

Parlando del suo quartiere Bairro da Jamaica, ad Amora dove è cresciuto, ha scritto “Quando arrivi non dimenticarti da dove sei partito”.
«In quegli anni ho visto di tutto, ho vissuto tra mille difficoltà, il mio sogno era anche quello di molti bambini che non ce l’hanno fatta. Se oggi sono chi sono lo devo a quegli anni, fatti di cose semplici: un pallone, gli amici, gli affetti più cari».

Anche Ibrahimovic è un ragazzo del ghetto. L’infanzia simile vi ha aiutato a capirvi?
«Zlatan è un campione che non ha mai dimenticato il passato. A me ricorda sempre di restare umile e di lavorare, lavorare, lavorare: solo così puoi fare grandi cose».

Dopo la prima partita insieme, 0-0 nel gennaio 2020 con la Samp, disse: “Ho spiegato a Leao cosa deve fare per diventare determinante”. Due anni dopo, Rafa, ha capito come si fa?
«Prima non ero costante. Magari giocavo un quarto d’ora alla grande, poi mi fermavo o facevo le cose a metà, saltavo l’uomo e sbagliavo il passaggio chiave. Oggi sono diventato concreto, continuo nei 90 minuti, segno di
più e faccio più assist. Gioco in una grande squadra, certo, ma ho cambiato il modo di approcciarmi alle partite. Sono più deciso».

Come è scattato il clic?
«Un insieme di fattori. Conosco meglio la Serie A, ho avuto i con- sigli giusti dai miei e dal mio personal trainer. E non mi è mai mancata la fiducia della società, che mi ha sempre fatto sentire protetto, dei compagni e dell’allenatore».

La chiave tattica della svolta? «Pioli mi ha capito, sa che con i miei dribbling e i miei strappi posso fare la differenza. Prima con me curava molto l’aspetto tattico, ero più giovane e più in- disciplinato. Ora non mi spiega molto, si fida di me, sa che faccio la mia parte anche quando il pallone ce l’hanno gli avversari. Mi dice “Stai largo e punta l’uomo”: per me diventa tutto più facile. Ho giocato anche da prima punta e da “10”, sono pronto a rifarlo se serve, ma a sinistra è un’altra cosa...».

A metà stagione e ha già fatto 8 gol tra campionato e coppe, il suo miglior score in carriera,
ma qualcuno dice che segna ancora troppo poco. Cosa risponde?
«Che non hanno tutti i torti, posso e devo segnare di più. Lavoro tutti i giorni per diventare un grande giocatore».

Pioli ha detto che gli ricorda Henry. È d’accordo?
«Lo ringrazio per il paragone, parliamo di un grandissimo fuoriclasse. Io però voglio essere Rafa, voglio fare la mia strada».

Chi l’ha ispirata di più?
«Mbappé, Neymar. E nel Milan ammiravo tantissimo Kakà».

Alla sua stessa età, 22 anni, Ricky ha vinto lo scudetto. Lei e il Milan siete pronti per vincere?
«Sì, siamo più forti e più maturi dell’anno scorso. Vincere il campionato è l’obiettivo, vogliamo vedere Milano tutta rossonera. Sono giovane, ma in campo mi sento adulto, e lo stesso vale per tanti miei compagni. Lo ripete anche Pioli, a me, a Sandro (Tonali, ndr), ad Alexis (Saelemaekers, ndr): “Siete giovani solo sulla carta di identità”».

Domani c’è la Juve, dopo la sosta l’Inter. Lo scudetto passa da qui?
«Due gare importantissime ma non decisive, è lunga. Con la Juve sarà difficile, è una grande squadra tornata a fare punti. Dobbiamo sfruttare il vantaggio di gio- care in casa, i nostri tifosi ci caricano anche se saranno in cinquemila. Abbiamo bisogno di riprendere a vincere, siamo pronti, sappiamo che valiamo».

Come la sta preparando?
«Cerco di capire come posso far male a chi avrò di fronte in base alle loro caratteristiche. Ma mi lascerò guidare anche dall’istinto: io dribblo, lo faccio da quando ero piccolo, mi riesce naturale».

Quanto abbiamo visto finora del suo potenziale?
«Questo è il Leao di cui parlavano gli osservatori quando ero ragazzino. Posso ancora migliorare, ma riesco già a incidere sui risultati con le mie qualità, sono a un buon punto del percorso».

Allenarsi sotto gli occhi di Paolo Maldini aiuta a crescere?
«Lo guardavo in tv quando ero piccolo, una leggenda. Adesso mi dà consigli per migliorare, mi sento molto fortunato».


Quanto cambia il suo modo di giocare a seconda del partner d’attacco?
«Con Giroud so che se non rientro bene per andare al tiro posso servirlo con i palloni alti perché Oli è fortissimo nel gioco aereo. Con Rebic cerchiamo più la profondità, si smarca molto velocemente. Con Ibra va bene tutto, fa gol in tutti i modi».

Theo ha detto che il più veloce tra voi due è lui...
«Bella sfida! Giocarci è spettacolare, è uno dei terzini più forti al mondo. Spero di averlo accanto ancora a lungo al Milan».

Il futuro rimane rossonero? «Ho altri due anni di contratto, non sono pochi. Vediamo, è ancora presto, di sicuro io qui sto benissimo».

Se tutto andrà come deve, il suo Portogallo si giocherà il Mondiale con l’Italia. Più facile andare in Qatar con Ronaldo o vincere lo scudetto con Ibra?
«Con loro in squadra tutto è possibile. Io cerco di rimanere concentrato e di dimostrarmi al- l’altezza di stare al fianco di due giganti così».

Lo scudetto può valere un tatuaggio?
«Magari sì, stiamo a vedere...».
Andato anche questo, peccato
 

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Ancora interviste in Casa Milan in vista del match di domenica contro la Juve. Oggi è il turno di Leao, alla GDS. Le dichiarazioni

Rafa, dove state andando?
"Domiamo le onde più alte, cerchiamo di prenderle sempre nel modo giusto per restare in piedi e arrivare al traguardo».

Sui social il surf, in campo allra esultanza: si gira e mostra il suo nome sulla maglia. Qual è il messaggio?
"Voglio far vedere che ci sono, in tutti i sensi. Che sono sempre pronto a dare tutto per la squadra, che posso fare la differenza perché sono cresciuto"

A suo padre dedicava le “chiamate” dopo i gol, a sua madre ha regalato un salone da parruchiera, sulla pelle ha tatuate le date di nascita dei suoi fratelli. Quanto conta la famiglia?
«È fondamentale, mi supportano prima e dopo le partite. Mi hanno insegnato che senza sacrifici non si va da nessuna parte».

Parlando del suo quartiere Bairro da Jamaica, ad Amora dove è cresciuto, ha scritto “Quando arrivi non dimenticarti da dove sei partito”.
«In quegli anni ho visto di tutto, ho vissuto tra mille difficoltà, il mio sogno era anche quello di molti bambini che non ce l’hanno fatta. Se oggi sono chi sono lo devo a quegli anni, fatti di cose semplici: un pallone, gli amici, gli affetti più cari».

Anche Ibrahimovic è un ragazzo del ghetto. L’infanzia simile vi ha aiutato a capirvi?
«Zlatan è un campione che non ha mai dimenticato il passato. A me ricorda sempre di restare umile e di lavorare, lavorare, lavorare: solo così puoi fare grandi cose».

Dopo la prima partita insieme, 0-0 nel gennaio 2020 con la Samp, disse: “Ho spiegato a Leao cosa deve fare per diventare determinante”. Due anni dopo, Rafa, ha capito come si fa?
«Prima non ero costante. Magari giocavo un quarto d’ora alla grande, poi mi fermavo o facevo le cose a metà, saltavo l’uomo e sbagliavo il passaggio chiave. Oggi sono diventato concreto, continuo nei 90 minuti, segno di
più e faccio più assist. Gioco in una grande squadra, certo, ma ho cambiato il modo di approcciarmi alle partite. Sono più deciso».

Come è scattato il clic?
«Un insieme di fattori. Conosco meglio la Serie A, ho avuto i con- sigli giusti dai miei e dal mio personal trainer. E non mi è mai mancata la fiducia della società, che mi ha sempre fatto sentire protetto, dei compagni e dell’allenatore».

La chiave tattica della svolta? «Pioli mi ha capito, sa che con i miei dribbling e i miei strappi posso fare la differenza. Prima con me curava molto l’aspetto tattico, ero più giovane e più in- disciplinato. Ora non mi spiega molto, si fida di me, sa che faccio la mia parte anche quando il pallone ce l’hanno gli avversari. Mi dice “Stai largo e punta l’uomo”: per me diventa tutto più facile. Ho giocato anche da prima punta e da “10”, sono pronto a rifarlo se serve, ma a sinistra è un’altra cosa...».

A metà stagione e ha già fatto 8 gol tra campionato e coppe, il suo miglior score in carriera,
ma qualcuno dice che segna ancora troppo poco. Cosa risponde?
«Che non hanno tutti i torti, posso e devo segnare di più. Lavoro tutti i giorni per diventare un grande giocatore».

Pioli ha detto che gli ricorda Henry. È d’accordo?
«Lo ringrazio per il paragone, parliamo di un grandissimo fuoriclasse. Io però voglio essere Rafa, voglio fare la mia strada».

Chi l’ha ispirata di più?
«Mbappé, Neymar. E nel Milan ammiravo tantissimo Kakà».

Alla sua stessa età, 22 anni, Ricky ha vinto lo scudetto. Lei e il Milan siete pronti per vincere?
«Sì, siamo più forti e più maturi dell’anno scorso. Vincere il campionato è l’obiettivo, vogliamo vedere Milano tutta rossonera. Sono giovane, ma in campo mi sento adulto, e lo stesso vale per tanti miei compagni. Lo ripete anche Pioli, a me, a Sandro (Tonali, ndr), ad Alexis (Saelemaekers, ndr): “Siete giovani solo sulla carta di identità”».

Domani c’è la Juve, dopo la sosta l’Inter. Lo scudetto passa da qui?
«Due gare importantissime ma non decisive, è lunga. Con la Juve sarà difficile, è una grande squadra tornata a fare punti. Dobbiamo sfruttare il vantaggio di gio- care in casa, i nostri tifosi ci caricano anche se saranno in cinquemila. Abbiamo bisogno di riprendere a vincere, siamo pronti, sappiamo che valiamo».

Come la sta preparando?
«Cerco di capire come posso far male a chi avrò di fronte in base alle loro caratteristiche. Ma mi lascerò guidare anche dall’istinto: io dribblo, lo faccio da quando ero piccolo, mi riesce naturale».

Quanto abbiamo visto finora del suo potenziale?
«Questo è il Leao di cui parlavano gli osservatori quando ero ragazzino. Posso ancora migliorare, ma riesco già a incidere sui risultati con le mie qualità, sono a un buon punto del percorso».

Allenarsi sotto gli occhi di Paolo Maldini aiuta a crescere?
«Lo guardavo in tv quando ero piccolo, una leggenda. Adesso mi dà consigli per migliorare, mi sento molto fortunato».


Quanto cambia il suo modo di giocare a seconda del partner d’attacco?
«Con Giroud so che se non rientro bene per andare al tiro posso servirlo con i palloni alti perché Oli è fortissimo nel gioco aereo. Con Rebic cerchiamo più la profondità, si smarca molto velocemente. Con Ibra va bene tutto, fa gol in tutti i modi».

Theo ha detto che il più veloce tra voi due è lui...
«Bella sfida! Giocarci è spettacolare, è uno dei terzini più forti al mondo. Spero di averlo accanto ancora a lungo al Milan».

Il futuro rimane rossonero? «Ho altri due anni di contratto, non sono pochi. Vediamo, è ancora presto, di sicuro io qui sto benissimo».

Se tutto andrà come deve, il suo Portogallo si giocherà il Mondiale con l’Italia. Più facile andare in Qatar con Ronaldo o vincere lo scudetto con Ibra?
«Con loro in squadra tutto è possibile. Io cerco di rimanere concentrato e di dimostrarmi al- l’altezza di stare al fianco di due giganti così».

Lo scudetto può valere un tatuaggio?
«Magari sì, stiamo a vedere...».
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