Parto dal presupposto che l’assenza di K.O. o di ferite da colpi non è un elemento sufficiente per valutare l’entità di un danno. In secondo luogo, la salute di un atleta si protegge innanzitutto in potenza e non in atto: il fatto che non ci sia stato nulla di grave non significa alcunché, perché il pugile deve essere messo nello condizioni migliori per poter preservare la propria incolumità; se poi capita il colpo “pesante”, è un rischio del mestiere. Se a Imane Khelif non è stato concesso il diritto di partecipare a un Mondiale di boxe, è perché la sua eventuale partecipazione avrebbe potenzialmente arrecato danno alle sue opponenti: e il danno, anche se causato per pura fatalità, in questo sport può essere grave.
Se hai praticato sport da combattimento a contatto pieno, sai bene che anche un guantone da 14 once può non essere uno strumento sufficientemente valido per proteggerti: figuriamoci se, come mi pare, si combatte con guantoni da 10 once.
Se poi entriamo nel merito delle responsabilità, la colpa è prima di tutto del CIO: perché la Carini sarà pure stata ridicola (e ti do pienamente ragione in merito), ma il CIO, se le valutazioni dell’IBA sono corrette (e non vedo il perché avrebbe dovuto estromettere Imane Khelif senza motivo), ha assunto una condotta irresponsabile.