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Il mio sospetto è proprio che qui non abbia prevalso la giurisprudenza, perché altri casi simili nel calcio sono finiti molto diversamente, ma la mafia di malocchio. Dell'antirazzismo mi frega il giusto (posto che quando sono gli sportivi a dirselo tra loro è più grave che uno dagli spalti), cioè poco, dato che comunque l'applicazione delle regole è come al solito ondivaga.
Però possiamo affermare che in quei casi (anche li, senza alcuna prova di nessun tipo) il giudizio è stato una vera e propria porcheria?
E che hanno squalificato i giocatori solamente per non depotenziare e non fare un torto alle battaglie contro il razzismo?
Non è che se hanno sbagliato anni fa con quelle pene ora dovevano continuare a sbagliare, squalificando a cazzum i giocatori per 'sentito dire'.
In mancanza di prove, per quale motivo la parola di JJ dovrebbe valere più di quella di Acerbi? E viceversa.