L'unico rito di passaggio è quello ad un allenatore che sappia adattarsi ai giocatori che ha a disposizione.
Quando a fine campionato scorso ho visto che Kessié (uno dei leader) abbandonava, tornava Pobega e Adli era già stato preso, ho subito pensato: "il prossimo anno hanno sicuramente in testa di cambiare modulo". Era l'unico modo di mettere tutti a loro agio nel loro ruolo e di sopperire ad una grave mancanza con l'uomo in più e maggiore qualità in mezzo.
Invece è stato accantonato l'acquisto di gran lunga più talentuoso come fosse un magazziniere, e mi riferisco non al belga ma ad Adli.
Mi aspettavo l'acquisto di un altro centrocampista, c'era il capitano del Marsiglia (Kamara da prendere ancora a gennaio scorso) svincolato ma è andato in Premier, c'era Enzo Fernandez prendibile a 18, c'erano altre soluzioni... alla fine han speso tutto il budget per una seconda punta che il nostro allenatore ha subito inquadrato (non si sa bene perché) solo come trequartista, ma che trequartista ad oggi non è.
Le insicurezze e le fragilità di questa squadra di questo momento non sono figlie della partita con la Roma (dove
sono esplose, al limite), ma di tutta una serie di scelte e situazioni iniziate questa estate.
Non abbiamo quasi mai vinto una partita in scioltezza, non abbiamo quasi mai dato sensazione di solidità.
Abbiamo continuato a giocare con il modulo dell'anno scorso, ma se possibile - con una mentalità ancor più estremista - un calcio più frenetico, fatto di transizioni difensive nelle quali i nostri due mediani hanno il compito di ripiegare 70 metri per coprire la voragine fra difesa e trequartisti, inconsistenti senza palla (e un paio di loro anche con la palla): prendere gol ogni partita e poterne prendere potenzialmente il doppio- ha pian piano sbriciolato certezze. Alcuni corrono per il campo senza sosta (e senza ricambi di livello e di ruolo) per colmare le lacune di un atteggiamento tattico senza logica e giocatori assolutamente inadeguati, di cui l'emblema è Diaz, il cui cartellino non è nemmeno nostro, diventato ormai insostituibile, di una mediocrità disarmante, che non ha nemmeno nulla a che vedere con un calcio intenso, verticale, di ritmo frenetico come lo vuole giocare Pioli.
Serve pragmatismo, e fantasia nell'essere pragmatici. Non serve mettere i mediani a trequarti o la difesa a tre quando continui ad essere in inferiorità numerica e qualitativa in mezzo al campo e giocare un calcio sempre e solo verticale nel quale non contempli un minimo di palleggio e situazioni con ritmi più bassi. Serve equilibrio e noi non lo abbiamo mai più avuto, mai.
Il problema di campo è niente meno che questo e, mi spiace dirlo, ha un responsabile con nome e cognome: Stefano Pioli.
Poi volendo possiamo andare oltre e parlare delle scelte della dirigenza, evidenti, con un mercato senza logica, sconnesso, evidentemente non in linea con le idee (ormai talebane) del proprio allenatore. Dirigenza che, stando alle dichiarazioni, non sembra minimamente aver compreso quale sia il problema: non serve lo psicologo, ma un cambio di stile e atteggiamento tattico, perché così finiamo 8°.