Condò:"Milan, un colpo (Berardi) per lo scudetto. Ibra e Giroud incognite"

Lineker10

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Paolo Condò dalle colonne di Repubblica:"ll vistoso rallentamento nel girone di ritorno ha costretto il Milan a una piccola impresa sul filo di lana — la vittoria di Bergamo — per agguantare il ritorno in Champions dopo sette anni di penitenza. Un traguardo ampia- mente meritato visto che il Milan è comunque rimasto la seconda squadra per punti raccolti nella classifica del post-covid, la long season comprensiva delle 12 partite gioca- te dopo il primo lockdown — coda del campionato 2019-20 — e le 38 dell’ultimo torneo. Sulla distanza di queste 50 gare il Milan ha fatto 109 punti, peggio della sola Inter (116), meglio di Atalanta (105), Napoli (100) e Juve (98): restare ancora fuori dalla Champions sarebbe stato paradossale. Subito dopo la festa, però, la dirigenza rossonera si è trovata di fronte un problema: quello di dover “riacquistare”, in varie forme, la squadra che aveva ottenuto il risultato. Nemmeno il tempo di contare il gruzzolo di milioni garantito dalla Champions, che era già bello impegnato. È successo così che l’affare verosimilmente destinato a rimanere il più oneroso della campagna — 29 milioni — sia stato un riscatto, quello di Fikayo Tomori, il difensore del Chelsea arrivato in prestito a gennaio e le cui qualità hanno convinto il Milan all’investimento. Maldini, inoltre, è riuscito a ottenere uno sconto sul cartellino di Tonali e ad allungare il prestito di Brahim Diaz. Sul versante dei contratti da prolungare, le situazioni aperte, Kessié e Kjaer, sembrano in via di risoluzione.

Resta così la voce dei contratti importanti in scadenza, la più spinosa perché riguardava tre figure centrali della rosa. Ibrahimovic è stato confermato a caro prezzo, Çalhanoglu è stato perduto con una dose di rimpianto ragionevole, Donnarumma è la storia che tormenterà a lungo i sonni dei milanisti, anche a prescindere dal rendimento del suo sostituto (e Maignan ha pensato bene di presentarsi parando un rigore a Bale, ottimo incipit).

Sul caso Donnarumma esistono due tipi di narrazione: precedente e successiva all’Europeo. La prima era fortemente punitiva nei con- fronti del portiere — disegnato come un ingrato che rifiutava un generoso aumento di stipendio per scappar via in braccio al proprio procuratore —, la seconda ha frenato un po’ per lo meno sulla decenza della richiesta economica. Senza mai dimenticare che stiamo parlando di una bolla, nella quale la congruità di un ingaggio dipende dal paragone con compagni e avversari (e non dai valori assoluti, che allora sarebbero tutti da ricovero), Donnarumma ha dimostrato all’Europeo di essere un portiere che decide le partite, per non dire i grandi tornei. Il numero uno, finito in un club che ha i denari per pagarne lo status. E dunque il Milan può lamentarsi del pelo sullo stomaco del procuratore (ma è una novità?), capace di finalizzare la strategia dell’andare a scadenza. Ma lo stipendio garantito a Donnarumma dal Psg è corretto.

I soldi sfumati — andando a spanne 50 milioni prima dell’Europeo ma parecchio di più dopo — hanno praticamente azzerato il surplus garantito dalla Champions. Aggiungeteci quelli necessari per riscatti e prolungamenti, e avrete la spiegazione di una mossa di mercato conservativa anziché espansiva come l’ingaggio di Olivier Giroud, che a settembre compirà 35 anni.

Intendiamoci, Giroud è un campione del mondo e un ottimo pivot avanzato, cosa che obbligherà Pioli a lavorare su una fase offensiva che da tempo non prevedeva un uomo fisso in area di rigore. Da Leao a Rebic a Ibra, il Milan della long season arrivava in area, non ci stazionava. Giroud invece, oltre a segnare in proprio, grazie al colpo di testa superiore è la sponda interna ideale per gli assalitori rossoneri. C’è un dubbio però, che riguarda il suo minutaggio nelle ultime tre stagioni di Premier: andando in ordine sono 833’, 999’ e, lo scorso campionato, 747’. Per meglio spiegarci, ecco qual- che minutaggio 2020-21 di altri attaccanti: Lukaku 2887’, Zapata 2397’, Morata 2018’, e poi il deludente Pedro 1599’, o anche Petagna nel Napoli 954’. Lo stesso Ibra, che tan- to è mancato, ha messo comunque assieme 1498 minuti, il doppio di Gi- roud. Due mesi fa, mentre l’attenzione generale era spostata sugli Europei, giravano voci preoccupate sull’effettivo recupero di Zlatan. In seguito si sono molto attenuate, an- che se sarà difficile vederlo in cam- po prima di settembre; oggi, comunque, si discute della possibile coabitazione tra i due centravanti: progetto interessante — questa è gente che sa giocare al calcio — ma che prende le mosse da un passato prossimo non del tutto rassicurante".

Il Milan targato Elliott si è segnalato fin qui per una politica molto verde: fiducia ai giovani, con l’opportuna aggiunta di un grande vec- chio di spessore come Ibra. Quando il progetto sembrò segnare il passo, Ivan Gazidis — al quale vanno i nostri auguri — pensò addirittura di estremizzarlo puntando su Ralf Rangnick, il creatore della filiera Red Bull. Il brillante lavoro di Stefano Pioli, sostenuto da Maldini (e da Boban) nel periodo più duro, ha re- cuperato la situazione evolvendola fino al secondo posto di maggio. Detto che un traguardo sostenibile per la nuova stagione sarebbe un’altra medaglia d’argento in campionato e, sorteggio permettendo, la qua- lificazione agli ottavi di Champions, l’ultimo sforzo di mercato non deve riguardare per forza un so- stituto di Çalhanoglu, anche per- ché i nomi che girano (Ziyech a parte, che pare irraggiungibile) sono di giocatori che hanno già dato il loro meglio. Invece Domenico Berardi ha 27 anni e nelle pieghe del suo ottimo Europeo è emerso il discorso di una maturazione ormai compiuta, e della possibilità di lasciare il porto confortevole del Sassuolo per nuotare in mare aperto. L’idea — a onor del vero già letta su Ultimo Uomo — renderebbe agevole un 4-3-3, aggiungerebbe un giocatore di gran classe, aprirebbe uno spazio da titolare a Tonali (in alternativa a un 4-2-3-1 con Brahim Diaz), darebbe una nuova prospettiva. Costerebbe almeno una trentina di milioni: ma nel portafoglio di Elliott qualcosa dovrebbe esserci, per un acquisto da lotta scudetto.
Berardi acquisto da scudetto mah

Analisi fatta da chi le partite del Milan non le ha mai viste. I nostri problemi sono a sinistra non a destra. Problemi che la presenza di uno come Berardi renderebbe ancora più evidenti.

Il discorso sulle punte vale fino ad un certo punto. Noi i goal li troviamo sempre, abbiamo molti giocatori che segnano pur non avendo un bomber vero e proprio (o meglio ne abbiamo uno di 40 suonati mezzo rotto). Il problema da risolvere sono le clamorose imbarcate che abbiamo presi in tanti scontri diretti, prima di piazzare Hakan sulla sinistra.
 
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Paolo Condò dalle colonne di Repubblica:"ll vistoso rallentamento nel girone di ritorno ha costretto il Milan a una piccola impresa sul filo di lana — la vittoria di Bergamo — per agguantare il ritorno in Champions dopo sette anni di penitenza. Un traguardo ampia- mente meritato visto che il Milan è comunque rimasto la seconda squadra per punti raccolti nella classifica del post-covid, la long season comprensiva delle 12 partite gioca- te dopo il primo lockdown — coda del campionato 2019-20 — e le 38 dell’ultimo torneo. Sulla distanza di queste 50 gare il Milan ha fatto 109 punti, peggio della sola Inter (116), meglio di Atalanta (105), Napoli (100) e Juve (98): restare ancora fuori dalla Champions sarebbe stato paradossale. Subito dopo la festa, però, la dirigenza rossonera si è trovata di fronte un problema: quello di dover “riacquistare”, in varie forme, la squadra che aveva ottenuto il risultato. Nemmeno il tempo di contare il gruzzolo di milioni garantito dalla Champions, che era già bello impegnato. È successo così che l’affare verosimilmente destinato a rimanere il più oneroso della campagna — 29 milioni — sia stato un riscatto, quello di Fikayo Tomori, il difensore del Chelsea arrivato in prestito a gennaio e le cui qualità hanno convinto il Milan all’investimento. Maldini, inoltre, è riuscito a ottenere uno sconto sul cartellino di Tonali e ad allungare il prestito di Brahim Diaz. Sul versante dei contratti da prolungare, le situazioni aperte, Kessié e Kjaer, sembrano in via di risoluzione.

Resta così la voce dei contratti importanti in scadenza, la più spinosa perché riguardava tre figure centrali della rosa. Ibrahimovic è stato confermato a caro prezzo, Çalhanoglu è stato perduto con una dose di rimpianto ragionevole, Donnarumma è la storia che tormenterà a lungo i sonni dei milanisti, anche a prescindere dal rendimento del suo sostituto (e Maignan ha pensato bene di presentarsi parando un rigore a Bale, ottimo incipit).

Sul caso Donnarumma esistono due tipi di narrazione: precedente e successiva all’Europeo. La prima era fortemente punitiva nei con- fronti del portiere — disegnato come un ingrato che rifiutava un generoso aumento di stipendio per scappar via in braccio al proprio procuratore —, la seconda ha frenato un po’ per lo meno sulla decenza della richiesta economica. Senza mai dimenticare che stiamo parlando di una bolla, nella quale la congruità di un ingaggio dipende dal paragone con compagni e avversari (e non dai valori assoluti, che allora sarebbero tutti da ricovero), Donnarumma ha dimostrato all’Europeo di essere un portiere che decide le partite, per non dire i grandi tornei. Il numero uno, finito in un club che ha i denari per pagarne lo status. E dunque il Milan può lamentarsi del pelo sullo stomaco del procuratore (ma è una novità?), capace di finalizzare la strategia dell’andare a scadenza. Ma lo stipendio garantito a Donnarumma dal Psg è corretto.

I soldi sfumati — andando a spanne 50 milioni prima dell’Europeo ma parecchio di più dopo — hanno praticamente azzerato il surplus garantito dalla Champions. Aggiungeteci quelli necessari per riscatti e prolungamenti, e avrete la spiegazione di una mossa di mercato conservativa anziché espansiva come l’ingaggio di Olivier Giroud, che a settembre compirà 35 anni.

Intendiamoci, Giroud è un campione del mondo e un ottimo pivot avanzato, cosa che obbligherà Pioli a lavorare su una fase offensiva che da tempo non prevedeva un uomo fisso in area di rigore. Da Leao a Rebic a Ibra, il Milan della long season arrivava in area, non ci stazionava. Giroud invece, oltre a segnare in proprio, grazie al colpo di testa superiore è la sponda interna ideale per gli assalitori rossoneri. C’è un dubbio però, che riguarda il suo minutaggio nelle ultime tre stagioni di Premier: andando in ordine sono 833’, 999’ e, lo scorso campionato, 747’. Per meglio spiegarci, ecco qual- che minutaggio 2020-21 di altri attaccanti: Lukaku 2887’, Zapata 2397’, Morata 2018’, e poi il deludente Pedro 1599’, o anche Petagna nel Napoli 954’. Lo stesso Ibra, che tan- to è mancato, ha messo comunque assieme 1498 minuti, il doppio di Gi- roud. Due mesi fa, mentre l’attenzione generale era spostata sugli Europei, giravano voci preoccupate sull’effettivo recupero di Zlatan. In seguito si sono molto attenuate, an- che se sarà difficile vederlo in cam- po prima di settembre; oggi, comunque, si discute della possibile coabitazione tra i due centravanti: progetto interessante — questa è gente che sa giocare al calcio — ma che prende le mosse da un passato prossimo non del tutto rassicurante".

Il Milan targato Elliott si è segnalato fin qui per una politica molto verde: fiducia ai giovani, con l’opportuna aggiunta di un grande vec- chio di spessore come Ibra. Quando il progetto sembrò segnare il passo, Ivan Gazidis — al quale vanno i nostri auguri — pensò addirittura di estremizzarlo puntando su Ralf Rangnick, il creatore della filiera Red Bull. Il brillante lavoro di Stefano Pioli, sostenuto da Maldini (e da Boban) nel periodo più duro, ha re- cuperato la situazione evolvendola fino al secondo posto di maggio. Detto che un traguardo sostenibile per la nuova stagione sarebbe un’altra medaglia d’argento in campionato e, sorteggio permettendo, la qua- lificazione agli ottavi di Champions, l’ultimo sforzo di mercato non deve riguardare per forza un so- stituto di Çalhanoglu, anche per- ché i nomi che girano (Ziyech a parte, che pare irraggiungibile) sono di giocatori che hanno già dato il loro meglio. Invece Domenico Berardi ha 27 anni e nelle pieghe del suo ottimo Europeo è emerso il discorso di una maturazione ormai compiuta, e della possibilità di lasciare il porto confortevole del Sassuolo per nuotare in mare aperto. L’idea — a onor del vero già letta su Ultimo Uomo — renderebbe agevole un 4-3-3, aggiungerebbe un giocatore di gran classe, aprirebbe uno spazio da titolare a Tonali (in alternativa a un 4-2-3-1 con Brahim Diaz), darebbe una nuova prospettiva. Costerebbe almeno una trentina di milioni: ma nel portafoglio di Elliott qualcosa dovrebbe esserci, per un acquisto da lotta scudetto.
Tutto condivisibile fino all'ultimo paragrafo. "Berardi per lo scudetto" proprio non si può leggere, meglio puntare su giovani scommesse, che su usati garantiti, che il massimo lo hanno già raggiunto (e non parliamo di fenomeni)
 
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Paolo Condò dalle colonne di Repubblica:"ll vistoso rallentamento nel girone di ritorno ha costretto il Milan a una piccola impresa sul filo di lana — la vittoria di Bergamo — per agguantare il ritorno in Champions dopo sette anni di penitenza. Un traguardo ampia- mente meritato visto che il Milan è comunque rimasto la seconda squadra per punti raccolti nella classifica del post-covid, la long season comprensiva delle 12 partite gioca- te dopo il primo lockdown — coda del campionato 2019-20 — e le 38 dell’ultimo torneo. Sulla distanza di queste 50 gare il Milan ha fatto 109 punti, peggio della sola Inter (116), meglio di Atalanta (105), Napoli (100) e Juve (98): restare ancora fuori dalla Champions sarebbe stato paradossale. Subito dopo la festa, però, la dirigenza rossonera si è trovata di fronte un problema: quello di dover “riacquistare”, in varie forme, la squadra che aveva ottenuto il risultato. Nemmeno il tempo di contare il gruzzolo di milioni garantito dalla Champions, che era già bello impegnato. È successo così che l’affare verosimilmente destinato a rimanere il più oneroso della campagna — 29 milioni — sia stato un riscatto, quello di Fikayo Tomori, il difensore del Chelsea arrivato in prestito a gennaio e le cui qualità hanno convinto il Milan all’investimento. Maldini, inoltre, è riuscito a ottenere uno sconto sul cartellino di Tonali e ad allungare il prestito di Brahim Diaz. Sul versante dei contratti da prolungare, le situazioni aperte, Kessié e Kjaer, sembrano in via di risoluzione.

Resta così la voce dei contratti importanti in scadenza, la più spinosa perché riguardava tre figure centrali della rosa. Ibrahimovic è stato confermato a caro prezzo, Çalhanoglu è stato perduto con una dose di rimpianto ragionevole, Donnarumma è la storia che tormenterà a lungo i sonni dei milanisti, anche a prescindere dal rendimento del suo sostituto (e Maignan ha pensato bene di presentarsi parando un rigore a Bale, ottimo incipit).

Sul caso Donnarumma esistono due tipi di narrazione: precedente e successiva all’Europeo. La prima era fortemente punitiva nei con- fronti del portiere — disegnato come un ingrato che rifiutava un generoso aumento di stipendio per scappar via in braccio al proprio procuratore —, la seconda ha frenato un po’ per lo meno sulla decenza della richiesta economica. Senza mai dimenticare che stiamo parlando di una bolla, nella quale la congruità di un ingaggio dipende dal paragone con compagni e avversari (e non dai valori assoluti, che allora sarebbero tutti da ricovero), Donnarumma ha dimostrato all’Europeo di essere un portiere che decide le partite, per non dire i grandi tornei. Il numero uno, finito in un club che ha i denari per pagarne lo status. E dunque il Milan può lamentarsi del pelo sullo stomaco del procuratore (ma è una novità?), capace di finalizzare la strategia dell’andare a scadenza. Ma lo stipendio garantito a Donnarumma dal Psg è corretto.

I soldi sfumati — andando a spanne 50 milioni prima dell’Europeo ma parecchio di più dopo — hanno praticamente azzerato il surplus garantito dalla Champions. Aggiungeteci quelli necessari per riscatti e prolungamenti, e avrete la spiegazione di una mossa di mercato conservativa anziché espansiva come l’ingaggio di Olivier Giroud, che a settembre compirà 35 anni.

Intendiamoci, Giroud è un campione del mondo e un ottimo pivot avanzato, cosa che obbligherà Pioli a lavorare su una fase offensiva che da tempo non prevedeva un uomo fisso in area di rigore. Da Leao a Rebic a Ibra, il Milan della long season arrivava in area, non ci stazionava. Giroud invece, oltre a segnare in proprio, grazie al colpo di testa superiore è la sponda interna ideale per gli assalitori rossoneri. C’è un dubbio però, che riguarda il suo minutaggio nelle ultime tre stagioni di Premier: andando in ordine sono 833’, 999’ e, lo scorso campionato, 747’. Per meglio spiegarci, ecco qual- che minutaggio 2020-21 di altri attaccanti: Lukaku 2887’, Zapata 2397’, Morata 2018’, e poi il deludente Pedro 1599’, o anche Petagna nel Napoli 954’. Lo stesso Ibra, che tan- to è mancato, ha messo comunque assieme 1498 minuti, il doppio di Gi- roud. Due mesi fa, mentre l’attenzione generale era spostata sugli Europei, giravano voci preoccupate sull’effettivo recupero di Zlatan. In seguito si sono molto attenuate, an- che se sarà difficile vederlo in cam- po prima di settembre; oggi, comunque, si discute della possibile coabitazione tra i due centravanti: progetto interessante — questa è gente che sa giocare al calcio — ma che prende le mosse da un passato prossimo non del tutto rassicurante".

Il Milan targato Elliott si è segnalato fin qui per una politica molto verde: fiducia ai giovani, con l’opportuna aggiunta di un grande vec- chio di spessore come Ibra. Quando il progetto sembrò segnare il passo, Ivan Gazidis — al quale vanno i nostri auguri — pensò addirittura di estremizzarlo puntando su Ralf Rangnick, il creatore della filiera Red Bull. Il brillante lavoro di Stefano Pioli, sostenuto da Maldini (e da Boban) nel periodo più duro, ha re- cuperato la situazione evolvendola fino al secondo posto di maggio. Detto che un traguardo sostenibile per la nuova stagione sarebbe un’altra medaglia d’argento in campionato e, sorteggio permettendo, la qua- lificazione agli ottavi di Champions, l’ultimo sforzo di mercato non deve riguardare per forza un so- stituto di Çalhanoglu, anche per- ché i nomi che girano (Ziyech a parte, che pare irraggiungibile) sono di giocatori che hanno già dato il loro meglio. Invece Domenico Berardi ha 27 anni e nelle pieghe del suo ottimo Europeo è emerso il discorso di una maturazione ormai compiuta, e della possibilità di lasciare il porto confortevole del Sassuolo per nuotare in mare aperto. L’idea — a onor del vero già letta su Ultimo Uomo — renderebbe agevole un 4-3-3, aggiungerebbe un giocatore di gran classe, aprirebbe uno spazio da titolare a Tonali (in alternativa a un 4-2-3-1 con Brahim Diaz), darebbe una nuova prospettiva. Costerebbe almeno una trentina di milioni: ma nel portafoglio di Elliott qualcosa dovrebbe esserci, per un acquisto da lotta scudetto.
Berardi madre de dios
 
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