Conceicao alla Mou. Comunicazione e rimonte.

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Come riportato dalla GDS, si chiama Sergio Conceicao ma sembra Mourinho. Il tecnico ha messo in riga dirigenti e giocatori, smontando l’idea giochista al Milan. Il suo calcio è fatto di solidità e concretezza: «Tiki-taka e possesso palla non mi interessano, conta vincere». Con colpevole ritardo, la società ha consegnato le chiavi di Milanello al “sergente di ferro” che i tifosi volevano dopo l’addio di Pioli. Tante le analogie con Mou, a livello di comunicazione. Sergio Conceiçao in cinque-sei interventi fra conferenze stampa e interviste pre e post partita ha riportato tutto il mondo rossonero, in primis quello interno - club e giocatori - sulla terra. Lo ha fatto capire subito il 31 dicembre, giorno della sua presentazione, quando al suo fi anco c’era Ibrahimovic: «Il calcio per me è semplice, bisogna segnare in una porta e difendere l'altra. Il calcio dominante per me signifi ca solo vincere, possesso palla e tiki-taka non mi interessano». Puff , sette mesi di promesse e slogan salutati senza troppi indugi. Da quel momento è stato un susseguirsi di concetti lineari, senza fronzoli, parole chiare unite ad atteggiamenti forti e regole ferree, sintetizzate dai concetti espressi dopo la vittoria a Riad contro la Juventus, quando all’intervallo aveva ribalto squadra e televisori nello spogliatoio: «Dopo i primi 45 minuti nello spogliatoio non ho dato baci. I giocatori hanno bisogno di una bella parola e anche di qualche botta. Non sono uno molto simpatico, non mi piace dare abbracci: io sono qua non per farmi amici ma per vincere». Certo, qualche volta non ha lesinato carezze, vedi i gesti verso Theo Hernandez e le parole di elogio a Leao, però il tenore tenuto fi - nora è sempre stato quello critico, di un’insoddisfazione latente per quanto trovato. E infatti non sono mancate le frecciate. Ai giocatori: «Chi pensa che aver vinto una Supercoppa basti, non è da Milan»; «quello col Cagliari per la qualità della squadra è stato il peggior primo tempo della mia carriera» e «ok essere bravi uomini, ma abbiamo bisogno di cattiveria». A Fonseca: «A questa squadra mancano le basi per essere solida»; «se sono qua a metà stagione è perché qualcosa non andava» e «stiamo valutando il lavoro fatto prima che arrivassi qua, ci sono un po’ di problemi e per avere più intensità bisogna essere al top fi sicamente». Al club: «I dirigenti mi hanno già chiesto due volte di parlare di mercato e io ho detto che erano momenti sbagliati perché ci sono della partite da preparare e giocare, preferisco un timing diverso» e «prima di un match quelli della società dovrebbero parlare di più e io di meno perché sono nervoso e già in clima partita». Sergio Conceiçao è questo e - come pensano in molti, al di là dei risultati arrivati, mixati però a un Milan che fi nora fatica a discostarsi da quello precedente -, sarebbe servito prima. Col suo pragmatismo inseguirà innanzitutto il quarto posto. Di questi tempi, sarebbe già un gran risultato.

CorSport: con Conceicao le rimonte ora sono di casa Il lago di Como, insegna Alessandro Manzoni, è dominato da due catene non interrotte di monti. Su uno dei rami del lago, però, il Milan ha confermato la sua scelta di interrompere drasticamente la catena di risultati negativi raggiunta con Paulo Fonseca, per continuare a intrecciarne una nuova con Sergio Conceiçao. Forse non è ancora cambiato molto dal punto di vista delle prestazioni sul campo, forse le lacune difensive si vedono ancora, forse c'è ancora una non efficace fase off ensiva, ma con l'allenatore ex Porto la squadra reagisce, ha più energia, non si arrende. In una parola sola: rimonta. Cosa che con il tecnico ex Roma non era mai successa. MAI. Tra Serie A e Champions League, il Milan era andato nove volte in svantaggio con Paulo Fonseca in panchina, senza mai riuscire a ribaltare il match; al massimo, Leao e compagni erano riusciti a portare via un punto. Mai il bottino pieno. A cominciare dalle prime tre giornate: sotto con il Torino, sotto con il Parma, sotto con la Lazio, con due punti conquistati in totale grazie ai gol nel fi nale contro i granata e a all'Olimpico. Anche nelle prime due di Champions League si è confermata la stessa falsa partenza: in svantaggio con il Liverpool dopo il gol iniziale di Pulisic, i Reds hanno addirittura aumentato il divario, mentre a Leverkusen è rimasto immacolato l'1-0 firmato Boniface. In campionato la solfa non è migliorata con il passare delle settimane: nessuna rimonta a Firenze (sconfi tta per 2-1 dopo il pari di Pulisic), contro il Napoli (0-2 secco a San Siro) a Cagliari (3-3 rocambolesco dopo la rete in apertura di Zortea e i due vantaggi rossoneri raggiunti da Zappa all'ultimo) e a Bergamo (2-1 allo scadere fi rmato Lookman dopo l'1- 1 di Morata. Poi è arrivato Sergio Conceiçao e il cambiamento è stato drastico. In Supercoppa Italiana, la storia è nota: il Milan ha rimontato prima la Juventus in semifi nale con la rete di Pulisic e l'autogol di Gatti e poi l'Inter in fi nale, battuta grazie ai gol di Theo, Pulisic e di Abraham allo scadere. Il resto è recente: vantaggio comasco firmato Diao, ribaltone rossonero con le reti di Theo e Leao per la vittoria finale. Conceiçao, insomma, ha fatto tre rimonte su tre partite in svantaggio. E, curiosamente, non ha vinto l'unica gara (contro il Cagliari) in cui si è trovato davanti. È chiaro, il campione di partite è ancora risicato, ma si è passati dal never all'ever: qualcosa vorrà pur dire. Il neo allenatore rossonero ha conferito alla squadra nuova energia e vitalità. Certo, non si è ancora visto un Milan brillante sotto l'aspetto del gioco, ma le vittorie aiutano a portare fiducia e buon umore, soprattutto quelle raggiunte con forza. Il tempo per allenarsi non è tanto: si continuerà a giocare ogni tre giorni almeno fino a metà febbraio. Conceiçao ha fatto capire di voler insistere sulla parte fisica e atletica: per attuare il suo gioco fatto di intensità e pressing, ha bisogno che Morata e compagni abbiano una condizione migliore. Per ora, è già importante aver interrotto la catena delle rimonte mancate.

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CorSport: con Conceicao le rimonte ora sono di casa Il lago di Como, insegna Alessandro Manzoni, è dominato da due catene non interrotte di monti. Su uno dei rami del lago, però, il Milan ha confermato la sua scelta di interrompere drasticamente la catena di risultati negativi raggiunta con Paulo Fonseca, per continuare a intrecciarne una nuova con Sergio Conceiçao. Forse non è ancora cambiato molto dal punto di vista delle prestazioni sul campo, forse le lacune difensive si vedono ancora, forse c'è ancora una non efficace fase off ensiva, ma con l'allenatore ex Porto la squadra reagisce, ha più energia, non si arrende. In una parola sola: rimonta. Cosa che con il tecnico ex Roma non era mai successa. MAI. Tra Serie A e Champions League, il Milan era andato nove volte in svantaggio con Paulo Fonseca in panchina, senza mai riuscire a ribaltare il match; al massimo, Leao e compagni erano riusciti a portare via un punto. Mai il bottino pieno. A cominciare dalle prime tre giornate: sotto con il Torino, sotto con il Parma, sotto con la Lazio, con due punti conquistati in totale grazie ai gol nel fi nale contro i granata e a all'Olimpico. Anche nelle prime due di Champions League si è confermata la stessa falsa partenza: in svantaggio con il Liverpool dopo il gol iniziale di Pulisic, i Reds hanno addirittura aumentato il divario, mentre a Leverkusen è rimasto immacolato l'1-0 firmato Boniface. In campionato la solfa non è migliorata con il passare delle settimane: nessuna rimonta a Firenze (sconfi tta per 2-1 dopo il pari di Pulisic), contro il Napoli (0-2 secco a San Siro) a Cagliari (3-3 rocambolesco dopo la rete in apertura di Zortea e i due vantaggi rossoneri raggiunti da Zappa all'ultimo) e a Bergamo (2-1 allo scadere fi rmato Lookman dopo l'1- 1 di Morata. Poi è arrivato Sergio Conceiçao e il cambiamento è stato drastico. In Supercoppa Italiana, la storia è nota: il Milan ha rimontato prima la Juventus in semifi nale con la rete di Pulisic e l'autogol di Gatti e poi l'Inter in fi nale, battuta grazie ai gol di Theo, Pulisic e di Abraham allo scadere. Il resto è recente: vantaggio comasco firmato Diao, ribaltone rossonero con le reti di Theo e Leao per la vittoria finale. Conceiçao, insomma, ha fatto tre rimonte su tre partite in svantaggio. E, curiosamente, non ha vinto l'unica gara (contro il Cagliari) in cui si è trovato davanti. È chiaro, il campione di partite è ancora risicato, ma si è passati dal never all'ever: qualcosa vorrà pur dire. Il neo allenatore rossonero ha conferito alla squadra nuova energia e vitalità. Certo, non si è ancora visto un Milan brillante sotto l'aspetto del gioco, ma le vittorie aiutano a portare fiducia e buon umore, soprattutto quelle raggiunte con forza. Il tempo per allenarsi non è tanto: si continuerà a giocare ogni tre giorni almeno fino a metà febbraio. Conceiçao ha fatto capire di voler insistere sulla parte fisica e atletica: per attuare il suo gioco fatto di intensità e pressing, ha bisogno che Morata e compagni abbiano una condizione migliore. Per ora, è già importante aver interrotto la catena delle rimonte mancate.
 

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Come riportato dalla GDS, si chiama Sergio Conceicao ma sembra Mourinho. Il tecnico ha messo in riga dirigenti e giocatori, smontando l’idea giochista al Milan. Il suo calcio è fatto di solidità e concretezza: «Tiki-taka e possesso palla non mi interessano, conta vincere». Con colpevole ritardo, la società ha consegnato le chiavi di Milanello al “sergente di ferro” che i tifosi volevano dopo l’addio di Pioli. Tante le analogie con Mou, a livello di comunicazione. Sergio Conceiçao in cinque-sei interventi fra conferenze stampa e interviste pre e post partita ha riportato tutto il mondo rossonero, in primis quello interno - club e giocatori - sulla terra. Lo ha fatto capire subito il 31 dicembre, giorno della sua presentazione, quando al suo fi anco c’era Ibrahimovic: «Il calcio per me è semplice, bisogna segnare in una porta e difendere l'altra. Il calcio dominante per me signifi ca solo vincere, possesso palla e tiki-taka non mi interessano». Puff , sette mesi di promesse e slogan salutati senza troppi indugi. Da quel momento è stato un susseguirsi di concetti lineari, senza fronzoli, parole chiare unite ad atteggiamenti forti e regole ferree, sintetizzate dai concetti espressi dopo la vittoria a Riad contro la Juventus, quando all’intervallo aveva ribalto squadra e televisori nello spogliatoio: «Dopo i primi 45 minuti nello spogliatoio non ho dato baci. I giocatori hanno bisogno di una bella parola e anche di qualche botta. Non sono uno molto simpatico, non mi piace dare abbracci: io sono qua non per farmi amici ma per vincere». Certo, qualche volta non ha lesinato carezze, vedi i gesti verso Theo Hernandez e le parole di elogio a Leao, però il tenore tenuto fi - nora è sempre stato quello critico, di un’insoddisfazione latente per quanto trovato. E infatti non sono mancate le frecciate. Ai giocatori: «Chi pensa che aver vinto una Supercoppa basti, non è da Milan»; «quello col Cagliari per la qualità della squadra è stato il peggior primo tempo della mia carriera» e «ok essere bravi uomini, ma abbiamo bisogno di cattiveria». A Fonseca: «A questa squadra mancano le basi per essere solida»; «se sono qua a metà stagione è perché qualcosa non andava» e «stiamo valutando il lavoro fatto prima che arrivassi qua, ci sono un po’ di problemi e per avere più intensità bisogna essere al top fi sicamente». Al club: «I dirigenti mi hanno già chiesto due volte di parlare di mercato e io ho detto che erano momenti sbagliati perché ci sono della partite da preparare e giocare, preferisco un timing diverso» e «prima di un match quelli della società dovrebbero parlare di più e io di meno perché sono nervoso e già in clima partita». Sergio Conceiçao è questo e - come pensano in molti, al di là dei risultati arrivati, mixati però a un Milan che fi nora fatica a discostarsi da quello precedente -, sarebbe servito prima. Col suo pragmatismo inseguirà innanzitutto il quarto posto. Di questi tempi, sarebbe già un gran risultato.

CorSport: con Conceicao le rimonte ora sono di casa Il lago di Como, insegna Alessandro Manzoni, è dominato da due catene non interrotte di monti. Su uno dei rami del lago, però, il Milan ha confermato la sua scelta di interrompere drasticamente la catena di risultati negativi raggiunta con Paulo Fonseca, per continuare a intrecciarne una nuova con Sergio Conceiçao. Forse non è ancora cambiato molto dal punto di vista delle prestazioni sul campo, forse le lacune difensive si vedono ancora, forse c'è ancora una non efficace fase off ensiva, ma con l'allenatore ex Porto la squadra reagisce, ha più energia, non si arrende. In una parola sola: rimonta. Cosa che con il tecnico ex Roma non era mai successa. MAI. Tra Serie A e Champions League, il Milan era andato nove volte in svantaggio con Paulo Fonseca in panchina, senza mai riuscire a ribaltare il match; al massimo, Leao e compagni erano riusciti a portare via un punto. Mai il bottino pieno. A cominciare dalle prime tre giornate: sotto con il Torino, sotto con il Parma, sotto con la Lazio, con due punti conquistati in totale grazie ai gol nel fi nale contro i granata e a all'Olimpico. Anche nelle prime due di Champions League si è confermata la stessa falsa partenza: in svantaggio con il Liverpool dopo il gol iniziale di Pulisic, i Reds hanno addirittura aumentato il divario, mentre a Leverkusen è rimasto immacolato l'1-0 firmato Boniface. In campionato la solfa non è migliorata con il passare delle settimane: nessuna rimonta a Firenze (sconfi tta per 2-1 dopo il pari di Pulisic), contro il Napoli (0-2 secco a San Siro) a Cagliari (3-3 rocambolesco dopo la rete in apertura di Zortea e i due vantaggi rossoneri raggiunti da Zappa all'ultimo) e a Bergamo (2-1 allo scadere fi rmato Lookman dopo l'1- 1 di Morata. Poi è arrivato Sergio Conceiçao e il cambiamento è stato drastico. In Supercoppa Italiana, la storia è nota: il Milan ha rimontato prima la Juventus in semifi nale con la rete di Pulisic e l'autogol di Gatti e poi l'Inter in fi nale, battuta grazie ai gol di Theo, Pulisic e di Abraham allo scadere. Il resto è recente: vantaggio comasco firmato Diao, ribaltone rossonero con le reti di Theo e Leao per la vittoria finale. Conceiçao, insomma, ha fatto tre rimonte su tre partite in svantaggio. E, curiosamente, non ha vinto l'unica gara (contro il Cagliari) in cui si è trovato davanti. È chiaro, il campione di partite è ancora risicato, ma si è passati dal never all'ever: qualcosa vorrà pur dire. Il neo allenatore rossonero ha conferito alla squadra nuova energia e vitalità. Certo, non si è ancora visto un Milan brillante sotto l'aspetto del gioco, ma le vittorie aiutano a portare fiducia e buon umore, soprattutto quelle raggiunte con forza. Il tempo per allenarsi non è tanto: si continuerà a giocare ogni tre giorni almeno fino a metà febbraio. Conceiçao ha fatto capire di voler insistere sulla parte fisica e atletica: per attuare il suo gioco fatto di intensità e pressing, ha bisogno che Morata e compagni abbiano una condizione migliore. Per ora, è già importante aver interrotto la catena delle rimonte mancate.

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Quando nel prepartita DAZN lo ha intervistato a bordocampo e lui ha risposto tutto incazzoso:
"Non fatemi perdere tempo, odio queste interviste pre partita" sono davero morto :asd:

E' un grande, comunque vada.
 
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È un pregio rimontare, ma è anche un grosso difetto, significa che le cose sono state fatte male prima.o no?

Schierare Bennacer è un non senso, tenere in una posizione ( il nostro miglior giocatore Rejnders) in quella posizione totalmente fuori dal gioco e un non senso o no?

Insistere con lo stesso Reynders a battere gli angoli Quando con Pulisc eravamo pericolosissimi ed ora non la prendiamo neanche. Di striscio ha un senso?

Si potrebbe continuare. Si aspettano fra qualche settimana/mese quelli che "io l'avevo detto". Fra qualche mese però.
 

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È un pregio rimontare, ma è anche un grosso difetto, significa che le cose sono state fatte male prima.o no?

Schierare Bennacer è un non senso, tenere in una posizione ( il nostro miglior giocatore Rejnders) in quella posizione totalmente fuori dal gioco e un non senso o no?

Insistere con lo stesso Reynders a battere gli angoli Quando con Pulisc eravamo pericolosissimi ed ora non la prendiamo neanche. Di striscio ha un senso?

Si potrebbe continuare. Si aspettano fra qualche settimana/mese quelli che "io l'avevo detto". Fra qualche mese però.
Le cose sono state talmente fatte male da chi c'era orima che è un miracolo che abbia fatto 3 vittorie e un pareggio. Bennacer lo schiera perché non possono gocare sempre gli stessi
 
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Le cose sono state talmente fatte male da chi c'era orima che è un miracolo che abbia fatto 3 vittorie e un pareggio. Bennacer lo schiera perché non possono gocare sempre gli stessi
E un seguire le mode il fatto che Fonseca nn abbia fatto niente di buono

Bennacer lo schiera perché pensa che può essere la prima costruzione ( sbagliando) meno male che si è corretto.
Di questo bisogna dargliene atto.

Guarda che io per Concecao l'ho voluto fortemente forse più di te, ma se ci sono cose che non mi piacciono non ho problemi a dirlo.
 

RSMilan

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E un seguire le mode il fatto che Fonseca nn abbia fatto niente di buono

Bennacer lo schiera perché pensa che può essere la prima costruzione ( sbagliando) meno male che si è corretto.
Di questo bisogna dargliene atto.

Guarda che io per Concecao l'ho voluto fortemente forse più di te, ma se ci sono cose che non mi piacciono non ho problemi a dirlo.
Ogni allenatore ha i suoi giocatori che predilige di più rispetto ad altri
 
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