Chiaro che l’attuale politica di allineamento tra Cina Russia necessiti di una Russia forte e credibile politicamente, che è esattamente il contrario di ciò che sta avvenendo. Una Russia martoriata e isolata non è strumentale al progetto di ristrutturazione delle relazioni internazionali che la Cina ha in mente. L’evoluzione di questa vicenda credo che potrebbe implicare un cambiamento della “postura” di Pechino nei confronti del partner, come del resto è chiaro sin dall’inizio: la Cina comprende e supporta le ragioni di fondo della Russia, ma non condivide la sua scelta di un conflitto su vasta scala. Del resto, ultimamente si tende a sottolineare le linee di convergenza, le esercitazioni congiunte, ma ci si dimentica che Russia e Cina hanno anche obiettivi strategici discostanti, oggi in secondo piano, domani potenzialmente causa di conflitto. Dal lungo confine terrestre, alla questione della colonizzazione silente della Siberia, fino all’influenza nei Paesi centro-asiatici. Ci andrei cauto a definire l’esistenza di un blocco euroasiatico.
Quanto al secondo punto, sì, senza dubbio esiste una differenza tra le politiche di Hu e Xi. Ma questa differenza è al livello di intensità di tali politiche, non ci vedo una grande soluzione di continuità. Si parta dal piano interno, il “New Normal” di Xi, altro non è che un cambio di marcia rispetto a quanto iniziato da Hu (che non aveva la forza politica che Xi è riuscito a concentrare nelle sue mani). Il “new normal” è un argomento di grande complessità ed importanza, per lo più ignorato dai media occidentali, perché appunto complesso e dalle implicazioni non funzionali alla narrazione “bene vs male”. A chi interessa approfondire, posso condividere in privato mie pubblicazioni in proposito (in inglese). Il contraltare di questo consolidamento interno è una politica estera più assertiva, ma è anche vero che è cambiata la percezione che gli Usa avevano della Cina. Fino al primo decennio, una vestigia del XX secolo, che prima poi si sarebbe allineata, nel quadro della globalizzazione, ora una potenza che minaccia la supremazia USA (comunque in declino) nel Pacifico, non solo economicamente, ma proprio a livello egemonico (nel senso gramsciano del termine). Chiaro che le dinamiche nell’area devono essere lette alla luce di questa dialettica, non solo in un senso o nell’altro.