Continuo a pensare che abbia un talento raro e sono altrettanto fiducioso del fatto che, nel lungo termine, verrà fuori e sarà capace di conquistare anche i tifosi più recalcitranti.
Il suo acquisto rappresenta tuttavia un vero e proprio testamento della mediocrità, della scarsa lungimiranza e dell'assenza di ambizioni della società ma soprattutto della dirigenza.
Un dirigente che ha atteso l'ultimo giorno utile per rinnovare il proprio contratto, mettendo di fatto in stallo il calciomercato per un mese intero, non può investirne un altro per chiudere l'acquisto di un ragazzo che, seppur talentuoso, non sarà di certo destinato a cambiare il volto della squadra campione d'Italia e, come atteso da molti tifosi, a innalzarne il livello in Champions League. Le lacune erano — e restano — ben altre.
Ma la cosa che, tra tutte, fa più specie, è questa sorta di tacito patto tra Maldini e Pioli. Di fatto, un patto tra mediocri.
L'uno, come dicono molti, fa quel che può. Acquista il giocatore tanto agognato per contentare la piazza. Chiosa la sessione di calciomercato con una serie di marcantoni di belle speranze — in prestito con diritto di riscatto, ovviamente. Saluta tutti e si ritira nel proprio silenzio, satollo del proprio contratto milionario.
L'altro acconsente, malgrado il fatto che il giocatore di cui sopra non fosse ciò di cui la squadra aveva urgentemente bisogno. Non una parola fuoriposto in conferenza stampa. Non un riferimento, diretto o indiretto, ai vuoti tecnici rimasti ancora incolmati. Il fiore all'occhiello del mercato parte titolare, sebbene non sia ancora pronto — e gli altri? Gli altri in panchina. Erano, d'altronde, acquisti di corredo. Niente viene a perturbare il suo modo dogmatico di mettere in campo la squadra. Per lui le partite fondamentali, come quella di ieri contro il Chelsea, non sono d'altronde che dei test, come dichiarato nel prepartita.
Il risultato? La squadra, rispetto all'anno scorso, non solo non è migliorata, ma è scesa di livello.
È ora di realizzarlo pienamente: siamo in mano a dei mediocri senza ambizioni. In società, in dirigenza, in panchina. E lo scudetto dell'anno scorso è stata una pura e semplice anomalia. Il nostro fegato invoca di accettare questo semplice fatto.