Bisogna ripeterlo ad nauseam. Per Elliott la vittoria dello scudetto è stata unicamente motivo di imbarazzo.
Perché, come è del tutto naturale che sia, i tifosi avrebbero chiesto di alzare l'asticella. Avrebbero chiesto maggiori investimenti, gesto impensabile per chi è interessato al solo profitto.
Ecco ciò che si è avverato. Ripetiamolo: malgrado le patenti lacune della rosa — esterno destro e trequartista, senza contare la necessità di disporre di un centravanti insieme giovane e capace di andare regolamente in rete —, gli acquisti, da gennaio 2022, sono stati Lazetic per quattro milioni, il rinnovo di Messias per altri quattro e quello di Florenzi per due e rotti. Fine.
L'apogeo del nostro mercato estivo sarà stato il rinnovo del nume, della figura tutelare che avrebbe dovuto fare da garante per le ambizioni sportive del progetto, colui che sarebbe dovuto essere lo stand-in di noi tifosi in seno alla società.
Ma poi entra in scena la realtà. E la realtà è che, come durante la carriera da giocatore, Maldini non ha a cuore che l'interesse personale. Dopo il rinnovo, il nulla. Solo un silenzio complice di una "nuova" società che passerà agli annali come la prima che, insediandosi, non garantisce né il rinnovo del miglior giocatore della squadra, né la benché lontana prospettiva di alzare ulteriormente l'asticella affinché il Milan torni stabilmente al suo luogo naturale.
Il pessimismo cresce.